Diritti umani calpestati, chiacchiericcio e desiderio di potere. Un parricidio che non s’ha da fare, nè oggi nè mai.

“Il Santo Padre ha infine manifestato la sua sollecitudine nell’accompagnare il cammino di conversione e di ripresa della Comunità secondo gli orientamenti e le modalità definite con chiarezza nel Decreto singolare del 13 maggio 2020, i cui contenuti il Papa ribadisce e dei quali chiede l’esecuzione.”

Sono queste le parole del comunicato emesso dalla Sala Stampa della Santa Sede in merito al decreto singolare approvato in forma specifica dal Sommo Pontefice nei confronti di fr.Enzo Bianchi, fr. Goffredo Boselli, fr. Lino Breda e sr. Antonella Casiraghi.

Fedeli a Pietro quando timbriamo il cartellino

Qualche buon fervente cattolico dell’ultima ora ha osato chiosare: “Il Papa non sa nulla, lo hanno raggirato è colpa di Parolin!,  altri invece, i quali hanno scoperto la fedeltà a Pietro solo il 13 marzo 2013, continuano a tuonare: “Guai a chi contraddice il Papa! Eretici!”. Fa sorridere constatare che quando fa comodo si dipinge il Papa come un “minus habens” il quale non vede ciò che gli succede sotto al naso e altre volte invece piace vederlo come quello che prende la borsa sotto braccio e va a risolvere i problemi.

Come sempre, non amiamo prendere le parti di qualcuno a priori, dobbiamo necessariamente guardare alla questione e valutarne bene la natura, l’evoluzione e il punto di arrivo. Ma dobbiamo ricordare necessariamente a tutti quei “signorotti da convegno”, i quali negli anni in cui Bianchi era accolto oltre Tevere con i tappeti rossi lo hanno sfruttato e sono andati attorno come fanno le api con i fiori, che essere con Pietro, con la Chiesa significa esserlo SEMPRE.

A parer nostro, i grandi presidenti di associazioni democristiane che si dicono difensori di diritti, non sono stati così fedeli alla romana sede, quando nel 1982 San Giovanni Paolo II esortava il Vicario di Roma a vigilare sull’utilizzo dell’abito talare da parte dei presbiteri romani. Oppure quando Benedetto XVI chiese espressamente al Card. Bertone che i curiali utilizzassero l’abito piuttosto che il clargyman. Lì, il Romano Pontefice era ideologico, un “pastore tedesco” lo definirono e chi più ne ha più ne metta.

Questi grandi sponsor di Medjugorje che vedono la madonna dappertutto, oggi sono ad urlare all’attacco del demonio contro Francesco, perché Enzo Bianchi e i suoi fratelli chiedono semplicemente giustizia?

Oppure vogliamo parlare di quelli che, ancor oggi, sostengono questo Pontefice e poi vanno in giro a fare conferenze a sostenere che sia aperto all’omosessualità?
Forse qui stiamo perdendo il lume della ragione e qualcuno gioca (consapevolmente) a tagliuzzare la vita del Santo Padre e prenderne un po’ quello che gli pare e piace. Come se ci venisse presentato un piatto di cous cous sotto al naso e iniziassimo a scartare tutti gli ingredienti che non ci piacciono e poi lo lasciassimo asciutto con tutto ciò che ci aggrada e dire: “Ecco, è lui il Papa! Sì, nessuno può contraddirlo, guai!”. Addirittura, qualcuno in questi giorni lo ha definito: “Gesù”! Forse bisognerebbe fare qualche corso di teologia avanzato, scegliendo i luoghi adatti però.

Chiunque oggi si scaglia contro Bianchi, o al contrario ne prende le difese su piani prettamente personali, sbaglia! Questa vicenda, come da subito abbiamo chiarito, va guardata da lontano e non standoci dentro. Allontanandosi e andando sulla montagna e guardare il tutto da lassù.

Non abbiamo mai parlato delle scelte che sono state fatte dal 2017 in poi da Bianchi. Sono condivisibili? Boh, forse no. Forse sì.

La comunità chiedeva che restasse

Fatto sta che quella stessa comunità che ora ne ha chiesto l’esilio, nel consiglio dei professi del 2016 chiedeva a Bianchi di restare e di continuare a far parte del discretorio e del consiglio. Addirittura qualcuno gli disse di assumere la veste di priore emerito e mantenere i poteri. Anche Manicardi era di questa idea.

In ambienti giornalistici infatti ha iniziato a circolare uno statuto ove era prevista una norma transitoria per Bianchi. La quale gli dava pieni poteri e lo nominava Priore emerito.

Il decreto dell’allora ordinario di Biella, Sua Ecc.za Mons. Mana però parla di 12 facciate e 32 articoli. Non fa alcun riferimento alla norma transitoria. Anche dalla comunità affermano che lo Statuto è solo quello che alleghiamo qui sotto.

Statuto della ComunitàDecreto di approvazione di S.E. Mons. Mana

Dove sta la verità?

Chiunque abbia trasmesso un documento con l’aggiunta della norma ha commesso un grave reato.

Difatti non si può pensare di spacciare per approvato o per vero un documento che in realtà non lo è. Fra l’altro con l’aggravante di utilizzare un decreto episcopale a comprovarne la veridicità. Resta comunque la riserva, che ci facciamo, di verificare quali documenti sono realmente depositati in atti e proporre formale denuncia per individuare l’ideatore di questa “furbata”.

Autorità ecclesiastica e Stato Italiano

Cari canonisti che oggi dite “Roma locuta, causa finita est”, avete letto gli atti? Avete chiaro che c’è anche una giurisdizione italiana? No, così per parlare chiaramente dei risvolti pratici. I provvedimenti dell’autorità ecclesiastica debbono trovare accoglimento nell’ordinamento italiano e questo può avvenire solo se questi non siano stati emessi (anche da Dio Onnipotente in persona) contro le norme previste dalla Convenzione Edu.

Nella lettera del 13 maggio 2020 che il Cardinale Pietro Parolin ha indirizzato al Priore della Comunità di Bose e alla Comunità, dice:

“Per quanto riguarda il compito del Delegato Pontificio, egli, oltre ad aiutare la Comunità a prestare particolare attenzione alla propria dimensione ecclesiale (sentire cum Ecclesia), dovrà sostenere il legittimo Priore in carica, Fr. Luciano Manicardi, e affrontare – nel tempo a venire – le questioni (comunitarie, giuridiche, disciplinari, liturgiche, ecc.) che man mano sorgeranno e dovranno essere trattate conformemente alla Regola di Bose, allo Statuto della Comunità e alle norme del diritto della Chiesa.” poi continua dicendo: “si dovrà provvedere ad un’attenta revisione dello Statuto, nel senso di porre rimedio ad alcune carenze e di adeguarlo meglio al diritto della Chiesa, tenendo anche conto della natura ecumenica della Comunità. Tale revisione sarà promossa dal Priore mediante la costituzione di una Commissione ad hoc, sotto la vigilanza del Delegato Pontificio, ed il ricorso, se necessario, a canonisti esperti di diritto religioso-monastico.”

Quindi a Bose è stata istituita una commissione per rivedere lo Statuto che, a quanto pare, il Segretario di Stato non ritiene del tutto a posto. Come mai si fa riferimento a questo Statuto da rinnovare e non ai motivi dell’allontanamento del fondatore e dei fratelli? Forse perché non c’è alcun motivo grave?

Sicuramente ricorderete che il Pontefice ha voluto con il Motu Proprio “Authenticum charismatis” del 01 novembre 2020 modificare il can. 579 del codice di diritto canonico. Modifica effettuata con uno dei suoi amati “motu proprio” che spuntano dalla sera alla mattina. Ecco, questo è forse un ulteriore segnale della volontà di questo Pontefice di accentrare a sé il potere di confermare il carisma delle nuove realtà, tanto amate e volute da Giovanni Paolo II.

Nel motu proprio si parla di nuovi Istituti di vita consacrata e nuove Società di vita apostolica che dovranno ricevere comunque sempre l’approvazione della Santa Sede, togliendo così la libertà all’ordinario di confermare un carisma almeno nella prima parte della loro vita.

Giuridicamente, Bose cos’è?

Per chiarire, e rispondere anche a qualche canonista dubbioso, bisogna però dire che Bose è una “associazione privata di fedeli” prevista dai Cann. 321 – 326 del codice di diritto canonico.

Tale configurazione venne data l’11 luglio 2001 da Sua Ecc.za Mons. Giustetti, allora ordinario di Biella.
La comunità ha anche personalità giuridica come “Comunità monastica di Bose” per quanto riguarda il diritto canonico. Per l’ordinamento italiano, Bose ha più personalità giuridiche ed ha anche una Srl che sarebbe la loro casa editrice Qiqajon e un’altra società denominata Agribose.

Il comunicato di Bianchi

Facciamo poi, riferimento al comunicato emesso da Fratel Enzo Bianchi, il quale voleva chiarire quale fosse la motivazione che lo ha portato a non accettare le imposizioni che lo esiliavano a Cellole. Facendo chiaramente riferimento al fatto che lui aveva fortemente apprezzato lo sforzo del Segretario di Stato, il quale aveva emesso un secondo decreto dopo il confronto con Sua Ecc.za Mons. Silvani e i fratelli, ma purtroppo a quel decreto sono state aggiunte molte condizioni che lo rendevano inattuabile.

Il priore potrà sottoporre al consiglio l’esclusione autoritativa o la dimissione dall’associazione di un membro. Questi avrà diritto di essere informato riguardo alle contestazioni che gli sono mosse, e dovrà essere ascoltato dal consiglio, che potrà deciderne la dimissione.”

Come mai non è avvenuto questo? Come mai si è deciso di chiedere aiuto a Roma per commettere un parricidio?
Ancora, negli statuti, i monaci scrivono:

“In caso di dimissione definitiva, l’associazione fornirà un aiuto anche economico secondo giustizia e carità, tenendo conto degli anni trascorsi in comunità, dei lavori svolti e degli studi di cui l’associazione si è fatta carico nel corrispondente lasso di tempo.” Art. 30 comma 7.

Questo aiuto da dove arriva? Dando in comodato d’uso un monastero con l’espressa clausola (fra l’altro anche invalida a norma del diritto civile) che prevede una sorta di “vi mandiamo via quando ci pare”?

Non funziona così. Tutti questi atti fanno emergere come l’autorità, così esercitata, sia solo narcisismo becero. “Io ho il potere”, “Io posso farlo”, “Io lo faccio perché il Papa me lo ha chiesto”, sono tutte parole, cari amici, che non dovrebbero neppure entrare nella mente di un sacerdote.

A tutti coloro che oggi dicono che le cose non si risolvono con il diritto e con la legge, rammento che è proprio con la legge che Dio vi ha fatti nascere e in quella avete sempre creduto. In nome di quella legge, spesso interpretata proprio in questo modo opprimente, avete commesso i peggiori soprusi.

I mezzi per salvaguardare Bianchi e i suoi fratelli dai soprusi di un potere che crede di non avere confini, ci sono. Tutti i mezzi saranno utilizzati proprio per garantire dignità a uomini e donne che hanno vissuto la loro vita per una Chiesa che ora li ripudia. Proprio come quella madre che ripudia il figlio perché non gli piace più. Figura molto in voga fra le credenti quando i figli gli dicono di essere attratti da persone dello stesso sesso, i quali si sentono urlare “Sodomiti” e vengono cacciati con decreti singolari approvati in forma specifica dalla Madre, figuriamoci appellarsi al padre.

I diritti delle persone e l’attenzione all’essere umano deve avvenire per Bose, per i cardinali allontanati, per i sacerdoti che ogni giorno soffrono perché c’è un clima di caccia alle streghe. Tutto questo deve solo essere auspicato dai fedeli, questa voglia di chiarezza e verità deve essere accolta con gioia dai credenti, perché quando il clima è sereno anche i vostri pastori potranno essere apprezzati ma quando il clima è quello da Nord Corea, vi imbatterete in parroci spaventati e sempre sul piede di guerra.

M.P.
Silere non possum