What year is in store for the Italian Church?

Il rapporto fra la Chiesa italiana e Santa Marta non è mai stato idilliaco. Come è noto, Francesco è sempre stato molto critico verso l’episcopato italiano e, come vedremo, in dieci anni di pontificato (quasi undici) è riuscito a mandare a casa la maggior parte dei presuli di nomina giovanneapaolina o ratzingeriana. 

Giustamente qualcuno potrebbe dire: “Magari il Papa ha perplessità verso questi presuli per motivi validi e perchè li ha conosciuti”. Assolutamente no. Francesco non conosce neppure un quarto di questo episcopato. Nelle prossime settimane, ad esempio, verranno in Vaticano i presuli di diverse Conferenze Episcopali che non hanno mai fatto una visita ad limina con questo Pontefice. Il problema, però, è che Francesco si affida molto ai chiacchiericci del suo cerchio magico. Se qualcuno gli viene descritto come “avverso a Lui o diverso da Lui”, non tarderà a mettere una croce su quel vescovo.

Con questo modus agendi siamo andati avanti per anni e, con strategia, il Papa ha provveduto alla nomina di numerosi vescovi e di età relativamente giovane.

Le diocesi ancora in attesa

Nell’anno 2023 hanno presentato la rinuncia: a maggio S.E.R. Mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo-vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno; ad agosto S.E.R. Mons. Andrea Turazzi, vescovo di San Marino Montefeltro; ad ottobre S.E.R. Mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo e S.E.R. Mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo metropolita di Udine e abate di Rosazzo.

S.E.R. il Sig. Cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha presentato la rinuncia a febbraio 2022. Il Pontefice le ha accettata donec aliter provideatur. Il problema, però, è molto serio perché l’arcivescovo non ha idea di quando il Papa si deciderà a donare alla Chiesa fiorentina un nuovo pastore, allo stesso tempo non ha libertà di progettare perché potrebbero essere stravolti i suoi piani da un momento all’altro. Senza dimenticare che il clero di Firenze è stufo di Betori che ha combinato più danni che altro. Come al solito, la cartina tornasole di questi vescovi è il seminario. Basta guardare a come lasciano i seminari al termine del loro mandato e si stilla con facilità un resoconto su ciò che è stato fatto.

Un altro cardinale che ha presentato la rinuncia è S.E.R. il Sig. Cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo di L’Aquila. Anche lui è un altro di quelli che non ha fatto altro che promuovere e vivere spinto dal movimento dei focolari. L'italiano, per lui, è una lingua sconosciuta. Nonostante questo, o meglio, proprio per questo, Francesco lo annovera fra" i suoi" e ad agosto lo ha prorogato per un anno ed ha nominato il suo ausiliare, Mons. Antonio D’Angelo, suo coadiutore con diritto di successione.

Il 2024, undicesimo anno di pontificato

L’anno 2024 vedrà pochi presuli giungere all’età della rinuncia. Questo dimostra come in dieci anni di pontificato (quasi undici) Francesco sia riuscito a stravolgere completamente la Conferenza Episcopale Italiana e negli anni scorsi ha nominato presuli relativamente giovani che hanno diversi anni di ministero ad attenderli. Si tratta di presbiteri con una formazione chiaramente di stampo sessantottino e la loro preparazione teologico canonistica è pari a zero. Questo creerà non pochi problemi a lungo andare, sia per il rapporto con i presbiteri, sia per il patrimonio ecclesiastico ed anche per quanto riguarda la delicata questione degli abusi.

A marzo, il primo a raggiungere la soglia dei 75 anni sarà S.E.R. Mons. Carlo Bresciani, vescovo di San Benedetto del Tronto - Ripatransone – Montalto. Lo scenario che andrà ad aprirsi sarà particolarmente delicato perché l’intenzione del Nunzio Apostolico è quella di unirla in persona episcopi con Ascoli Piceno. Il progetto era già stato paventato a Domenico Pompili e successivamente a Gianpiero Palmieri. I problemi, però, sono sempre gli stessi e pur essendo due realtà molto vicine sono anche molto diverse. Si tratta di un carico molto grosso per i vescovi che si ritrovano ad affrontare queste unioni.

A giugno sarà il turno di S.E.R. Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara.

Ad agosto, per Grazia di Dio, sarà S.E.R. Mons. Bruno Forte a presentare la rinuncia al governo pastorale della Arcidiocesi Di Chieti – Vasto. I danni che ha fatto quest’uomo anche nel panorama teologico sono innumerevoli, auspichiamo vivamente che il Sommo Pontefice accetti questa rinuncia al più presto e il presule si ritiri ad una vita di preghiera e penitenza.

Sempre ad agosto presenterà la rinuncia anche S.E.R. Mons. Giovanni Roncari. A restare vacanti saranno due diocesi: quella di Pitigliano-Sovana-Orbetello e quella di Grosseto.

A settembre toccherà a S.E.R. Mons. Giovanni Paolo Benotto, arcivescovo di Pisa. Trovare un successore sarà un’impresa ardua per Roma. Benotto, seppur toscano, è stato in questi anni “voce di uno che grida nel deserto”. Certo, ha dovuto muoversi con quei soggetti (molto discutibili) che quel territorio gli ha offerto, ma nel panorama (disastroso) toscano è uno dei pochi vescovi cattolici. Si pensi che quest’uomo fu nominato da Benedetto XVI a seguito di un episcopato disastroso come quello di Mons. Alessandro Plotti (pace all’anima sua). Se sulla cattedra di Pietro regnerà ancora Francesco, la speranza di nominare qualcuno di sano in terra pisana sarà davvero poca.

Nello stesso mese anche S.E.R. Mons. Gianfranco De Luca, vescovo di Termoli-Larino, presenterà le dimissioni dopo ben 18 anni di episcopato.

Ad ottobre presenteranno la rinuncia S.E.R. Mons. Douglas Regattieri, vescovo di Cesena-Sarsina e S.E.R. Mons. Edoardo Aldo Cerrato C.O., vescovo di Ivrea.

A novembre toccherà a S.E.R. Mons. Gerardo Rocconi, vescovo di Jesi e a dicembre a S.E.R. Mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto.

Tre sono le diocesi vacanti al momento, quella di: Iglesias (dal 6 ottobre 2022), l'Eparchia di Piana degli Albanesi (dal 25 febbraio 2020) e l’abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata (dal 4 novembre 2013).

Le Conferenze Episcopali in visita ad limina

Il 2024 sarà anche l'anno delle visite ad limina apostolorum per i presuli italiani. Per diversi sarà la prima volta con Francesco e per altri ancora sarà la prima volta in assoluto. Sarà l'occasione, per il Papa, di parlare ai vescovi con franchezza. Come abbiamo visto nella diocesi di Roma, Bergoglio non ama incontrare tutti insieme. Questo lo mette a disagio perchè ha paura della contestazione, come avvenne con la CEI nel 2022.

L'incontro con piccoli gruppi e con specifiche conferenze episcopali potrebbe essere l'occasione per il Papa per fornire indicazioni chiare anche sul cammino da compiere. I vescovi, poi, potranno anche chiedere chiarimenti al Pontefice in merito al progetto di riforma del Vicariato (e di conseguenza della diocesi) di Roma. Bergoglio ha più volte detto che Praedicate evangelium ed In Ecclesiarum Communione devono essere modelli da applicare, con le dovute specifiche, a tutte le curie diocesane. Questo comporta numerosi rischi e vi sono diverse problematiche in questi testi anche dal punto di vista canonistico.

Il ruolo dei laici, tanto enfatizzato da Ghirlanda & company, non è ancora stato motivo di discussione (in ambito teologico e di diritto) fra i presuli. Sono molte le tematiche sulle quali Francesco ha spinto sulla base di ideologie proprie ma che non sono mai state offerte alla riflessione dei teologi. Si pensi alle tematiche del matrimonio, le recenti pronunce sulle benedizioni delle coppie irregolari, ecc... La spiegazione, però, è chiara. Francesco ha sempre descritto i teologi come dei farisei legati alla legge e ha sempre sminuito il loro lavoro. Spesso, nei suoi discorsi, mette in evidenza come "il lavoro dei teologi" sia un qualcosa di distaccato dalla pastorale e va relegato alla biblioteca. E, chiaramente, lui esalta la pastorale. 

Questo atteggiamento, unito al fatto che il Papa non ama essere contraddetto, ha portato molti teologi a tacere e la riflessione, lo studio, l'approfondimento, sono stati banditi. Chi lo fa, lo fa nel silenzio e non osa aprire bocca perchè ha paura di ricevere un biglietto di sola andata per lo Zimbabwe. 

F.P.

Silere non possum