La lettera di Roma ai vescovi tedeschi: “A rischio la missione del vescovo”



Here is the letter in which the heads of some Dicasteries of the Roman Curia rebuke the German bishops over the claims of the Synodal Way.





Il 16 gennaio 2023, il Segretario di Stato, il Prefetto del Dicastero per i Vescovi e il Prefetto per il Dicastero per la Dottrina della Fede, hanno inviato una lettera alla Conferenza Episcopale Tedesca. Dopo l’incontro organizzato durante la visita ad limina apostolorum, infatti, alcuni presuli tedeschi avevano avanzato una richiesta di chiarimento ai Capi Dicastero.

“Vogliamo chiarire che né il Cammino sinodale, né alcun organismo da esso stabilito, né alcuna Conferenza episcopale ha la competenza di istituire il “Consiglio sinodale a livello nazionale, diocesano o parrocchiale”, hanno scritto Ladaria, Ouellet e Parolin.

L’idea di creare un organo di governo permanente di vescovi e laici per la Chiesa in Germania è stata approvata in una riunione del “cammino sinodale”, lo scorso settembre, in cui i partecipanti hanno votato per creare una sorta di “consiglio sinodale” permanente.

Il consiglio, spiegano i documenti, “prenderebbe anche decisioni fondamentali di importanza sovra-diocesana sulla pianificazione pastorale, le prospettive future e le questioni di bilancio della Chiesa che non vengono decise a livello diocesano”.

Il 21 dicembre 2022, i pastori delle Chiese di Colonia, Eichstätt, Augusta, Passau e Ratisbona, hanno scritto a Roma chiedendo se fossero tenuti, oppure no, a partecipare a questo consiglio sinodale e come avrebbero dovuto comportarsi.

Già il 18 novembre 2022, i cardinali avevano guidato una riunione interdicasteriale con i presuli tedeschi. In quell’incontro rivolsero loro delle parole molto interessanti, le quali avevano il chiaro fine di “svegliare dal torpore” i vescovi. In questi anni, infatti, a Roma si è percepita una volontà, da parte della Conferenza Episcopale Tedesca, di voler andare oltre l’insegnamento di Cristo stesso, non solo della Chiesa. 

Il canone 386 §2 recita: “Il Vescovo diocesano difenda con fermezza, usando i mezzi più adatti, l’integrità e l’unità della fede che si deve professare, riconoscendo tuttavia la giusta libertà nell’ulteriore approfondimento delle verità”. Ora ci chiediamo: se il vescovo Batzing e alcuni suoi confratelli, vogliono addirittura calpestare il Concilio Vaticano II per poter affermare teorie assurde solo in nome del denaro e delle pretese di quei fedeli che “pagano la tassa”, è utile tenerli a capo di quelle diocesi? Non è forse il caso di spedirli in qualche monastero a rischiararsi le idee? 

Il testo, che vi proponiamo in lingua italiana, tengono a precisare i porporati, è stato approvato in forma specifica dal Pontefice stesso.

L.M.

Silere non possum

TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

Eccellenza,

caro Vescovo,

la lettera del 21 dicembre 2022, indirizzata da Sua Eminenza l’Arcivescovo di Colonia e dagli Eccellentissimi Vescovi di Eichstätt, Augsburg, Passau e Regensburg, al Cardinale Segretario di Stato e ai Prefetti dei Dicasteri per la Dottrina della Fede e per i Vescovi (firmatari), ci impone di rivisitare il tema del Cammino Sinodale della Chiesa in Germania, già oggetto dell’incontro interdicasteriale durante la visita ad limina dell’episcopato tedesco del 18 novembre scorso [qui e qui].

Per quanto riguarda questo incontro, vorremmo iniziare ringraziando ancora una volta i vescovi per i grandi sforzi compiuti nell’indagare sull’atroce crimine degli abusi sessuali su minori da parte di uomini (compresi i chierici) e donne della Chiesa cattolica e sull’approccio spesso inadeguato di alcuni pastori della Chiesa. In considerazione delle sofferenze patite dalle vittime e degli obblighi di giustizia nei loro confronti, incoraggiamo la prosecuzione della necessaria opera di purificazione e trasparenza secondo le linee indicate dal Santo Padre Francesco, in particolare attraverso la Lettera Apostolica in forma di “Motu proprio” del 7 maggio 2019 Vos estis lux mundi.

Ci rivolgiamo ora a lei, Eccellenza, nella sua veste di Presidente della Conferenza episcopale tedesca, perché le questioni sollevate dai suoi confratelli non riguardano solo loro, ma tutti i membri della stessa Conferenza.

Le chiediamo,quindi, gentilmente di portare questa lettera all’attenzione di tutti i membri della Conferenza episcopale entro il 23 gennaio.

Questa lettera intende rispondere alle due domande poste dai vescovi sopra citati in relazione all’istituzione di un “Consiglio sinodale” decisa dall’Assemblea sinodale il 10 settembre 2022. 

Questo Consiglio, composto “secondo le proporzioni dell’Assemblea sinodale”, è inteso come un “organo consultivo e decisionale sugli sviluppi essenziali della Chiesa e della società, che deve prendere decisioni fondamentali di rilevanza sovra-diocesana”. In preparazione, è stato istituito un “Comitato sinodale, composto dai 27 vescovi diocesani, da 27 membri già nominati del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) e da altri 20 membri che saranno eletti dal Cammino sinodale nella prossima Assemblea sinodale. 

Questo “Comitato sinodale” dovrebbe iniziare i suoi lavori nel corso di quest’anno.

In questo contesto, i cinque Arcivescovi e Vescovi firmatari hanno chiesto: “Devo partecipare al “Comitato sinodale ” perché l’Assemblea sinodale ha deciso così? “Posso partecipare?”, dal momento che la Santa Sede ha espressamente dichiarato che il Cammino sinodale “non è competente nell’ obbligare i vescovi e i fedeli ad adottare nuove forme di governo e nuovi orientamenti di dottrina e di morale”, che costituirebbero una violazione della comunione ecclesiale e una minaccia all’unità della Chiesa” (Dichiarazione del 21 luglio 2022).

Secondo questa dichiarazione – di cui confermiamo qui il contenuto – i vescovi non sono obbligati a partecipare ai lavori della “Commissione sinodale”, il cui scopo principale è la preparazione del “Concilio sinodale” fino all’anno 2026.

La natura non vincolante della partecipazione ai lavori del “Comitato sinodale” è già contemplata dagli Statuti del Cammino sinodale, che all’articolo 11, paragrafo 5, affermano che le sue “decisioni non possono limitare l’autorità della Conferenza episcopale e non sono vincolanti per i singoli vescovi”.


Il “Consiglio sinodale” costituirebbe quindi una nuova struttura di governo della Chiesa in Germania, che – sulla base del testo d’azione “Rafforzare la sinodalità a lungo termine: un Consiglio sinodale per la Chiesa cattolica in Germania” pubblicato sul sito www.synodaler-weg.de – sembra porsi al di sopra dell’autorità della Conferenza episcopale tedesca e sostituirla di fatto.

Inoltre, un eventuale “Consiglio sinodale della diocesi*, previsto dal testo d’azione “Consultare e decidere insieme” e già adottato in prima lettura – e che quindi potrebbe essere definitivamente adottato nella prossima Assemblea sinodale o nella “Commissione sinodale – sembra porsi al di sopra dell’autorità del singolo vescovo all’interno della sua diocesi.

La preoccupazione dottrinale più pesante, che già si intravede nel cammino verso la codificazione di questi nuovi istituti giuridici di cui la Chiesa in Germania vuole dotarsi, riguarda la missione del vescovo, così come enunciata al n. 21 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium: “Il santo Concilio insegna quindi che con la consacrazione episcopale viene conferita la pienezza del sacramento dell’ordine, quella cioè che dalla consuetudine liturgica della Chiesa e dalla voce dei santi Padri viene chiamata sommo sacerdozio, realtà totale del sacro ministero. La consacrazione episcopale conferisce pure, con l’ufficio di santificare, gli uffici di insegnare e governare; questi però, per loro natura, non possono essere esercitati se non nella comunione gerarchica col capo e con le membra del collegio. Dalla tradizione infatti, quale risulta specialmente dai riti liturgici e dall’uso della Chiesa sia d’Oriente che d’Occidente, consta chiaramente che dall’imposizione delle mani e dalle parole della consacrazione è conferita la grazia dello Spirito Santo ed è impresso il sacro carattere in maniera tale che i vescovi, in modo eminente e visibile, tengono il posto dello stesso Cristo maestro, pastore e pontefice, e agiscono in sua vece”. 

Questa preoccupazione si basa sulla prima delle caratteristiche principali previste per questo progettato “Consiglio sinodale”, ossia che la sua composizione dovrebbe essere analoga a quella dell’attuale Assemblea sinodale.

Al di là della decisione che i singoli Vescovi prenderanno in merito all’eventuale partecipazione al “Comitato sinodale”, e nello spirito delle considerazioni sopra esposte, desideriamo chiarire che né il Cammino sinodale, né alcun organismo da esso istituito, né alcuna Conferenza episcopale ha la competenza di istituire il “Consiglio sinodale” a livello nazionale, diocesano o parrocchiale.

Il Santo Padre ha approvato questa lettera in forma specifica e ne ha ordinato la trasmissione. Esprimiamo l’auspicio che l’orientamento dato da Papa Francesco nell’anno 2019 venga accolto come guida per il Cammino Sinodale e che possa confluire nel Sinodo universale sulla sinodalità. I dicasteri della Curia romana, agendo in nome del Papa con potestà vicaria nell’esercizio del suo ufficio primaziale (cfr. Costituzione apostolica Praedicate Evangelium, II, N. 5). rimangono sempre aperti al proseguimento di un dialogo più ampio e approfondito, iniziato nella riunione interdicasteriale già citata.

Restiamo uniti nella fervente invocazione dello Spirito del Signore, affinché ci faccia discernere le vie che la Chiesa deve percorrere per attuare quella conversione pastorale che ci ricorda che “l’evangelizzazione deve essere il nostro criterio guida per eccellenza” (Lettera di Papa Francesco al Popolo di Dio Pellegrino in Germania, n. 6). In unità con tutti i vescovi e in comunione e obbedienza al Successore di Pietro, ci affidiamo all’intercessione della Beata Vergine Maria e dei santi patroni della Chiesa in Germania.

Esprimiamo saluti fraterni a Lei e, attraverso di Lei, a tutti i confratelli nell’episcopato, ai sacerdoti e ai religiosi e ai fedeli laici.



COMUNICATO DEL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA


Dal 14 al 18 novembre 2022 si è svolta la visita ad limina dei vescovi tedeschi a Roma. Un momento molto importante è stato l’incontro interdicasteriale dell’ultimo giorno in merito al cammino sinodale. Il comunicato stampa finale, diffuso di concerto con la Santa Sede, afferma: “Si è convenuto che l’ascolto e il dialogo reciproco debbano continuare nei prossimi mesi”.
Il passo successivo di questo “dialogo” è una lettera ricevuta il 20 gennaio 2023 dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e altri co-firmatari, in risposta ad una lettera degli (arci)vescovi di Colonia, Augsburg, Passau, Regensburg ed Eichstätt del 21 dicembre 2022 alla Santa Sede, dove vengono poste domande legittime e necessarie sul Comitato sinodale. 
Nel Consiglio permanente abbiamo discusso la lettera, in particolare la dichiarazione in essa contenuta secondo cui non può esserci alcuna partecipazione obbligatoria ai lavori del Comitato sinodale per i membri della Conferenza episcopale tedesca. Questo feedback conferma la valutazione del Consiglio permanente durante le sue deliberazioni nel novembre 2022. Le informazioni aggiuntive sul Consiglio sinodale, come stabilito nel testo dell’azione “Rafforzare la sinodalità in modo sostenibile: un Consiglio sinodale per la Chiesa cattolica in Germania”, che è stato approvato dall’Assemblea sinodale a larga maggioranza riguarda punti centrali. Il testo della delibera fa riferimento al diritto canonico applicabile. Afferma che le deliberazioni di questo organo hanno la stessa efficacia giuridica delle deliberazioni dell’Assemblea Generale sinodale. Ciò chiarisce che è infondata la preoccupazione espressa nella lettera che un nuovo organismo possa ergersi al di sopra della conferenza episcopale o minare l’autorità dei singoli vescovi. Il Consiglio sinodale, che dovrà essere preparato dal Comitato sinodale, si muoverà dunque nell’ambito del diritto canonico applicabile secondo il mandato contenuto nella delibera.
Noto anche – anche dalle deliberazioni del Consiglio Permanente – che non abbiamo potuto assolutamente parlare con Roma del contenuto e degli obiettivi delle deliberazioni sinodali a tutti i livelli della Chiesa nel nostro Paese. La Santa Sede vede il pericolo di un indebolimento dell’ufficio episcopale – io vivo la consultazione sinodale come un positivo rafforzamento di questo ufficio. In vista della sinodalità, non si tratta principalmente di questioni dogmatiche, ma di questioni di cultura sinodale vissuta nella consultazione congiunta e nel processo decisionale. Nessuno mette in dubbio l’autorità dell’episcopato. Per noi in Germania, il documento di Roma significherà che penseremo molto più intensamente alle forme e alle possibilità della consultazione sinodale e del processo decisionale per sviluppare una cultura della sinodalità. Ritengo che nel portafoglio di compiti del Comitato sinodale sia utile e fattibile, pur rispettando i limiti e le possibilità date dal diritto canonico. Il comitato sinodale non è chiamato in causa dalla lettera romana.
Raccoglieremo l’invito espresso nella lettera a dialogare tempestivamente con Roma anche come Presidenza del Cammino sinodale. Ciò vale anche per i nostri sforzi per portare le esperienze del cammino sinodale della Chiesa in Germania nel processo sinodale per l’intera Chiesa. Il processo in corso rafforza la mia consapevolezza che l’unione iniziata nel cammino sinodale deve essere continuata per sperimentare la corresponsabilità. Non possiamo delegare queste esperienze. Sono quindi grato che gran parte del Consiglio Permanente abbia ribadito la volontà di attuare la decisione dell’Assemblea sinodale sul Comitato sinodale e di avviare le deliberazioni.




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