The Pope is on an Apostolic Journey to the Democratic Republic of Congo and South Sudan
“Questo Paese e questo
Continente meritano di essere rispettati e ascoltati, meritano spazio e
attenzione: giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le
mani dall’Africa!”
, sono state le prime parole di Papa Francesco nella Repubblica Democratica del Congo.
Durante il suo discorso alle Autorità, alla Società Civile e al Corpo Diplomatico, Bergoglio ha detto:
“Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino!
Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno
delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo
Continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne
parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!”.
Partenza da Roma
Inizia ufficialmente il 40° Viaggio Apostolico Internazionale di Papa Francesco. Il 31 gennaio 2023, il Papa è partito per recarsi nella Repubblica Democratica del Congo e per compiere un Pellegrinaggio Ecumenico di Pace in Sud Sudan.
Prima di lasciare lo Stato della Città del Vaticano, all'interno di Casa Santa Marta, il Papa ha incontrato una decina di migranti e rifugiati dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Sud Sudan, accolti e sostenuti, con le loro famiglie, dal Centro Astalli. Con loro era presente il Prefetto del Dicastero per la Carità, S.E.R. il Sig. Card. Konrad Krajewski.
L'aereo papale è decollato alle ore 8.29 di martedì 31 gennaio 2023 ed è atterrato all’Aeroporto Internazionale N’djili di Kinshasa alle ore 14.33.
Il Pontefice ha inviato un telegramma ai Capi delle Nazioni che ha sorvolato. Al Presidente della Repubblica Italiana ha scritto: "Nel momento in cui mi accingo a compiere un viaggio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, mosso dal vivo desiderio di incontrare i fratelli nella fede e gli abitanti di quelle care nazioni recando un messaggio di pace e di riconciliazione, mi è gradito rivolgere a lei, signor presidente, l’espressione del mio deferente saluto".
Il Presidente Mattarella ha risposto: "La Sua missione in Paesi segnati dalla violenza e dalla povertà rappresenta un’occasione importante per testimoniare vicinanza e fiducia a quanti sono impegnati a promuovere i valori del rispetto, della concordia e della pacifica convivenza, uniche basi sulle quali è possibile costruire a beneficio di tutti un orizzonte di stabilità e sviluppo.
Confido che la particolare dimensione ecumenica del viaggio in Sud Sudan possa dimostrare l’indispensabile contributo che i cristiani, insieme, sono chiamati a offrire per promuovere il superamento delle divisioni e la dignità della persona".
Nella Repubblica Democratica del Congo, Francesco è stato accolto da migliaia di fedeli. Il suo primo discorso il Papa lo ha rivolto alle Autorità ed ha utilizzato l’immagine del diamante. “Care donne e uomini congolesi – ha detto il Pontefice – il
vostro Paese è davvero un diamante del creato; ma voi, tutti voi, siete
infinitamente più preziosi di ogni bene che sorge da questo suolo
fecondo! Sono qui ad abbracciarvi e a ricordarvi che avete un valore
inestimabile, che la Chiesa e il Papa hanno fiducia in voi, credono nel
vostro futuro, in un futuro che sia nelle vostre mani e nel quale
meritate di riversare le vostre doti di intelligenza, sagacia e
operosità”.
Francesco ha lanciato un appello forte, in una realtà che gioca un ruolo strategico nello scacchiere economico internazionale a causa delle sue ricchezze minerarie. “Giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”, ha detto Bergoglio. Poi ha continuato: “L’Africa
sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia memoria dei disastri
compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non
dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa, sorriso e
speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più
peso e rappresentanza tra le Nazioni”.
Un discorso molto bello quello del Papa, il quale ha toccato molto, sia i chierici che i fedeli presenti. Il Nunzio Apostolico, S.E.R. Mons. Ettore Balestrero ha detto: “Questo
è il primo Paese africano e il settimo al mondo con il maggior numero
di cattolici. Qui sono di grande attualità i temi della missione,
dell’evangelizzazione, della vita pastorale, della vicinanza alla gente.
Socialmente, il Congo soffre di molta corruzione, c’è un alto tasso di
povertà e ha un grande bisogno di pace, soprattutto nell’est del Paese.
Poi ci sono le sfide della migrazione, dal momento che ci sono 5,5
milioni di sfollati interni e 500.000 rifugiati. È un Paese di
giovanissimi: metà della popolazione, 50 milioni di persone, ha meno di
18 anni. È molto ricco di risorse, con molti minerali fondamentali per
la transizione ecologica. Il Congo ha bisogno di aiuto, di più sviluppo e
di una coscienza democratica per crescere”.
Domani il Viaggio Apostolico di Francesco proseguirà con alcuni incontri particolarmente significativi. Al mattino il Papa presiederà l’Eucarestia all’Aeroporto “Ndolo”. Nel pomeriggio incontrerà le vittime dell’est del Paese e poi i rappresentanti di alcune opere caritative.
S.I.
Silere non possum
INCONTRO CON LE AUTORITÀ, CON LA SOCIETÀ CIVILE E CON IL CORPO DIPLOMATICO
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Signor Presidente della Repubblica,
illustri Membri del Governo e del Corpo diplomatico,
distinte Autorità religiose e civili,
insigni Rappresentanti della società civile e del mondo della cultura,
Signore e Signori!
Vi
saluto cordialmente, grato al Signor Presidente per le parole che mi ha
rivolto. Sono felice di essere qui, in questa terra così bella, vasta,
rigogliosa, che abbraccia a nord la foresta equatoriale, al centro e
verso sud altipiani e savane alberate, a est colline, montagne, vulcani e
laghi, a ovest grandi acque, con il fiume Congo che incontra l’oceano.
Nel vostro Paese, che è come un continente nel grande Continente
africano, sembra che la terra intera respiri. Ma se la geografia di
questo polmone verde è tanto ricca e variegata, la storia non è stata
altrettanto generosa: tormentata dalla guerra, la Repubblica Democratica
del Congo continua a patire entro i suoi confini conflitti e migrazioni
forzate, e a soffrire terribili forme di sfruttamento, indegne
dell’uomo e del creato. Questo Paese immenso e pieno di vita, questo
diaframma d’Africa,
colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo
senza respiro. Signor Presidente, Lei ha menzionato questo genocidio
dimenticato che sta soffrendo la Repubblica del Congo.
E mentre
voi Congolesi lottate per custodire la vostra dignità e la vostra
integrità territoriale contro deprecabili tentativi di frammentare il
Paese, io vengo a voi, nel nome di Gesù, come pellegrino di
riconciliazione e di pace. Ho tanto desiderato essere qui e finalmente
giungo a portarvi la vicinanza, l’affetto e la consolazione di tutta la
Chiesa, e a imparare dal vostro esempio di pazienza, di coraggio e di
lotta.
Vorrei parlarvi attraverso un’immagine, che ben simboleggia
la luminosa bellezza di questa terra: l’immagine del diamante. Care
donne e uomini congolesi, il vostro Paese è davvero
un diamante del creato;
ma voi, tutti voi, siete infinitamente più preziosi di ogni bene che
sorge da questo suolo fecondo! Sono qui ad abbracciarvi e a ricordarvi
che avete un valore inestimabile, che la Chiesa e il Papa hanno fiducia
in voi, credono nel vostro futuro, in un futuro che sia
nelle vostre mani e
nel quale meritate di riversare le vostre doti di intelligenza, sagacia
e operosità. Coraggio, fratello e sorella congolese! Rialzati, riprendi
tra le mani, come un diamante purissimo, quello che sei, la tua
dignità, la tua vocazione a custodire nell’armonia e nella pace la casa
che abiti. Rivivi lo spirito del tuo inno nazionale, sognando e mettendo
in pratica le sue parole: «Attraverso il duro lavoro, costruiremo un
Paese più bello di prima; in pace».
Cari amici, i diamanti,
comunemente rari, qui abbondano. Se ciò vale per le ricchezze materiali
nascoste sotto terra, vale a maggior ragione per quelle spirituali
racchiuse nei cuori. Ed è proprio a partire dai cuori che la pace e lo
sviluppo restano possibili perché, con l’aiuto di Dio, gli esseri umani
sono capaci di giustizia e di perdono, di concordia e di
riconciliazione, di impegno e di perseveranza nel mettere a frutto i
talenti ricevuti. Dall’inizio del mio viaggio desidero dunque rivolgere
un appello: ciascun congolese si senta chiamato a fare la propria parte!
La violenza e l’odio non abbiano più posto nel cuore e sulle labbra di
nessuno, perché sono sentimenti antiumani e anticristiani, che
paralizzano lo sviluppo e riportano indietro, a un passato oscuro.
A
proposito di sviluppo frenato e di ritorno al passato, è tragico che
questi luoghi, e più in generale il Continente africano, soffrano ancora
varie forme di sfruttamento. C’è quel motto che esce dall’inconscio di
tante culture e tanta gente: “L’Africa va sfruttata”, questo è
terribile! Dopo quello politico, si è scatenato infatti un “colonialismo
economico”, altrettanto schiavizzante. Così questo Paese, ampiamente
depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense
risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo
rendono “straniero” ai suoi abitanti. Il veleno dell’avidità ha reso i
suoi
diamanti insanguinati. È un dramma davanti al quale il mondo
economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la
bocca. Ma questo Paese e questo Continente meritano di essere
rispettati e ascoltati, meritano spazio e attenzione: giù le mani dalla
Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta
soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da
saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia
memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni
locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa,
sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente,
abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!
Si faccia largo
una diplomazia dell’uomo per l’uomo, dei popoli per i popoli, dove al
centro non vi siano il controllo delle aree e delle risorse, le mire di
espansione e l’aumento dei profitti, ma le opportunità di crescita della
gente. Guardando a questo popolo, si ha l’impressione che la Comunità
internazionale si sia quasi rassegnata alla violenza che lo divora. Non
possiamo abituarci al sangue che in questo Paese scorre ormai da
decenni, mietendo milioni di morti all’insaputa di tanti. Si conosca
quanto qui accade. I processi di pace in corso, che incoraggio con tutte
le forze, siano sostenuti coi fatti e gli impegni siano mantenuti.
Grazie a Dio non manca chi contribuisce al bene della popolazione locale
e a un reale sviluppo attraverso progetti efficaci: non interventi di
mero assistenzialismo, ma piani volti a una crescita integrale. Esprimo
tanta gratitudine ai Paesi e alle organizzazioni che forniscono aiuti
sostanziali in tal senso, favorendo la lotta alla povertà e alle
malattie, sostenendo lo stato di diritto, promuovendo il rispetto dei
diritti umani. Esprimo l’auspicio che possano continuare a svolgere
pienamente e coraggiosamente questo nobile ruolo.
Torniamo
all’immagine del diamante. Una volta lavorato, la sua bellezza deriva
anche dalla sua forma, da numerose facce armonicamente disposte. Pure
questo Paese, impreziosito dal suo tipico pluralismo, ha un carattere
poliedrico. È una ricchezza che va custodita, evitando di scivolare nel
tribalismo e nella contrapposizione. Parteggiare ostinatamente per la
propria etnia o per interessi particolari, alimentando spirali di odio e
di violenza, torna a svantaggio di tutti, in quanto blocca la
necessaria “chimica dell’insieme”. A proposito di chimica, è
interessante che a costituire i diamanti siano semplici atomi di
carbonio i quali però, se legati diversamente tra loro, formano la
grafite: in pratica, la differenza tra la luminosità di un diamante e
l’oscurità della grafite è data dal modo in cui i singoli atomi sono
disposti all’interno del reticolo cristallino. Fuor di metafora, il
problema non è la natura degli uomini o dei gruppi etnici e sociali, ma
il modo in cui si decide di stare insieme: la volontà o meno di venirsi
incontro, di riconciliarsi e di ricominciare segna la differenza tra
l’oscurità del conflitto e un avvenire luminoso di pace e prosperità.
Cari
amici, il Padre del cielo vuole che sappiamo accoglierci come fratelli e
sorelle di un’unica famiglia e lavorare a un futuro che sia insieme
agli altri, non contro gli altri. «
Bintu bantu»: così, con molta
efficacia, un vostro proverbio ricorda che la vera ricchezza sono le
persone e le buone relazioni con loro. In modo speciale le religioni,
con il loro patrimonio di sapienza, sono chiamate a contribuirvi, nel
quotidiano sforzo di rinunciare a ogni aggressività, proselitismo e
costrizione, mezzi indegni della libertà umana. Quando si degenera
nell’imporsi, andando a caccia di seguaci in modo indiscriminato, con
l’inganno o con la forza, si saccheggia la coscienza altrui e si voltano
le spalle al vero Dio, perché – non dimentichiamolo – «dove c’è lo
Spirito del Signore, c’è libertà» (
2 Cor 3,17) e dove non c’è
libertà, non c’è lo Spirito del Signore. Nell’impegno a edificare un
futuro di pace e di fraternità, anche i membri della società civile,
alcuni dei quali presenti, svolgono un ruolo essenziale. Spesso hanno
dato prova di sapersi opporre all’ingiustizia e al degrado a costo di
grandi sacrifici, pur di difendere i diritti umani, la necessità di una
solida educazione per tutti e di una vita più dignitosa per ciascuno.
Ringrazio di cuore le donne e gli uomini, in particolare i giovani di
questo Paese, che hanno sofferto in varia misura per questo, e rendo
loro omaggio.
Il diamante, nella sua trasparenza, rifrange in modo
meraviglioso la luce che riceve. Molti di voi brillano per il ruolo che
ricoprono. Chi detiene responsabilità civili e di governo è dunque
chiamato a operare con limpidezza cristallina, vivendo l’incarico
ricevuto come un mezzo per servire la società. Il potere, infatti, ha
senso solo se diventa servizio. Quant’è importante operare con questo
spirito, fuggendo l’autoritarismo, la ricerca di guadagni facili e
l’avidità del denaro, che l’apostolo Paolo definisce «radice di tutti i
mali» (
1 Tim 6,10). E nello stesso tempo favorire elezioni
libere, trasparenti, credibili; estendere ancora di più la
partecipazione ai processi di pace alle donne, ai giovani e a diversi
gruppi, ai gruppi marginalizzati; ricercare il bene comune e la
sicurezza della gente anziché gli interessi personali o di gruppo;
rafforzare la presenza dello Stato in ogni parte del territorio;
prendersi cura delle tante persone sfollate e rifugiate. Non ci si lasci
manipolare né tantomeno comprare da chi vuole mantenere il Paese nella
violenza, per sfruttarlo e fare affari vergognosi: ciò porta solo
discredito e vergogna, insieme a morte e miseria. Fa bene invece
accostarsi alla gente, per rendersi conto di come vive. Le persone si
fidano quando sentono che chi le governa è realmente vicino, non per
calcolo né per esibizione, ma per servizio.
Nella società, a
oscurare la luce del bene sono spesso le tenebre dell’ingiustizia e
della corruzione. Già secoli fa Sant’Agostino, che nacque in questo
Continente, si chiedeva: «Se non è rispettata la giustizia, che cosa
sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?» (
De civ. Dei, IV,4). Dio è dalla parte di chi ha fame e sete di giustizia (cfr Mt 5,6).
Non bisogna stancarsi di promuovere, in ogni settore, il diritto e
l’equità, contrastando l’impunità e la manipolazione delle leggi e
dell’informazione.
Un diamante sorge dalla terra genuino ma
grezzo, bisognoso di lavorazione. Così, anche i diamanti più preziosi
della terra congolese, che sono i figli di questa nazione, devono poter
usufruire di valide opportunità educative, che consentano loro di
mettere pienamente a frutto i brillanti talenti che hanno. L’educazione è
fondamentale: è la via per il futuro, la strada da imboccare per
raggiungere la piena libertà di questo Paese e del Continente africano.
In essa è urgente investire, per preparare società che saranno
consolidate solo se ben istruite, autonome solo se pienamente
consapevoli delle proprie potenzialità e capaci di svilupparle con
responsabilità e perseveranza. Ma tanti bambini non vanno a scuola:
quanti, anziché ricevere una degna istruzione, vengono sfruttati! Troppi
muoiono, sottoposti a lavori schiavizzanti nelle miniere. Non si
risparmino sforzi per denunciare la piaga del lavoro minorile e porvi
fine. Quante ragazze sono emarginate e violate nella loro dignità! I
bambini, le fanciulle, i giovani sono il presente di speranza, sono la
speranza: non permettiamo che venga cancellata, ma coltiviamola con
passione!
Il diamante, dono della terra, richiama alla custodia
del creato, alla protezione dell’ambiente. Situata nel cuore
dell’Africa, la Repubblica Democratica del Congo ospita uno dei più
grandi polmoni verdi del mondo, che va preservato. Come per la pace e
per lo sviluppo, anche in questo campo è importante una collaborazione
ampia e proficua, che permetta di intervenire efficacemente, senza
imporre modelli esterni più utili a chi aiuta che a chi viene aiutato.
Tanti hanno chiesto all’Africa impegno e hanno offerto aiuti per
contrastare i cambiamenti climatici e il coronavirus. Sono certamente
opportunità da cogliere, però c’è soprattutto bisogno di modelli
sanitari e sociali che rispondano non solo alle urgenze del momento, ma
contribuiscano a una effettiva crescita sociale: di strutture solide e
di personale onesto e competente, per superare i gravi problemi che
bloccano sul nascere lo sviluppo, come la fame e le malattie.
Il
diamante, infine, è il minerale di origine naturale con la durezza più
elevata; è molto alta la sua resistenza agli agenti chimici. Il continuo
ripetersi di attacchi violenti e le tante situazioni di disagio
potrebbero indebolire la resistenza dei Congolesi, minarne la forza
d’animo, portarli a scoraggiarsi e a chiudersi nella rassegnazione. Ma
in nome di Cristo, che è il Dio della speranza, il Dio di ogni
possibilità che dà sempre la forza di ricominciare, in nome della
dignità e del valore dei diamanti più preziosi di questa terra, che sono
i suoi cittadini, vorrei invitare tutti a una ripartenza sociale
coraggiosa e inclusiva. Lo chiede la storia luminosa ma ferita del
Paese, lo supplicano soprattutto i giovani e i bambini. Io sono con voi e
accompagno con la preghiera e con la vicinanza ogni sforzo per un
avvenire pacifico, armonioso e prospero di questo grande Paese. Dio
benedica l’intera nazione congolese!