Francesco agli Oblati diocesani: “Fraternità, oblazione, diocesanità”

Pope Francis received the delegation of the Fratelli Oblati Diocesani
“Voi siete segno della fraternità secondo il Vangelo. E lo siete proprio col vostro essere fratelli: non con le cose che fate, con l’organizzazione, le attività…”. Inizia con queste parole il discorso che il Santo Padre aveva preparato per l’incontro, avvenuto questa mattina, con una delegazione dei Fratelli Oblati Diocesani.
Si tratta di uno dei rami della Congregazione degli Oblati dei Santi Ambrogio e Carlo nata nell’Arcidiocesi di Milano. All’interno di questa grande famiglia vi sono i Missionari di Rho, i quali svolgono un eccellente ministero di predicazione; vi sono gli Oblati Vicari, i quali si occupano di sostituire i parroci nelle parrocchie vacanti; vi sono gli Oblati Diocesani per accogliere ministeri e compiti con immediata obbedienza; e i Fratelli Oblati, per donare al vescovo un prezioso servizio nelle diverse sedi diocesane.
Le origini dei Fratelli oblati diocesani risalgono al santo arcivescovo Carlo Borromeo, il quale ebbe l’intuizione di istituire dei collaboratori laici da affiancare ai presbiteri negli impegni del loro ministero.
Ad istituirli formalmente, però, fu il benedettino Alfredo Ildefonso Schuster, il quale li inquadrò, appunto, nella Congregazione degli Oblati dei Ss. Ambrogio e Carlo.
Il giorno 8 dicembre 1932, ricorrenza mariana per eccellenza, all’interno del Seminario di Seveso, il primo gruppo di Fratelli oblati ricevette la regola approvata dal Beato Ildefonso Schuster e il 4 ottobre 1933 ebbe luogo la prima vestizione di dodici giovani Fratelli oblati. Da quel momento questi fratelli portarono avanti un prezioso servizio nei seminari dell’arcidiocesi.

L’incontro con il Pontefice
Il Santo Padre ha consegnato il proprio discorso ai fratelli: “La fraternità – ha scritto il Papa – si costruisce con una forma concreta di vita. Una forma stabile, che ciascuno di voi naturalmente vive in modo diverso, con la propria personalità e i propri doni e anche i propri limiti; ma la caratteristica comune e qualificante è questa fraternità.
Voi siete fratelli oblati. Questo è il secondo aspetto: l’oblazione, il dono di sé nel servizio. Gesù, dalla forma di Dio, ha assunto la forma di servo; ma attenzione: non un servizio di quelli che tutti dicono: che bravo!, un servizio da applaudire, “che fa notizia”. No. Un servizio nascosto, umile, a volte anche umiliante. Questa – lo sappiamo – è la strada da seguire per ogni cristiano. Voi però l’avete per carisma: l’oblazione.
E l’ultimo è legato al fatto che siete diocesani. Fratelli Oblati Diocesani. Anche questa è una dimensione dell’Incarnazione: essere fedeli a una terra, a un popolo, a una diocesi. A volte vorremmo salvare il mondo! Ma Dio ti dice: sii fedele a quel servizio, a quelle persone, a quell’opera… Gesù ha salvato il mondo dando la vita per le pecore perdute della casa d’Israele, e così ha compiuto la fedeltà del Padre; ha amato fino alla fine quelli che il Padre gli aveva dato, ha versato il suo sangue per loro, e così lo ha versato per tutti. Questa è la legge dell’amore: non si può amare l’umanità in astratto, si ama quella persona, quelle persone. La fedeltà è un bene raro! Già un salmo lo diceva: «È scomparsa la fedeltà tra i figli dell’uomo» (Sal 12,2). Il servizio diocesano è una scuola di fedeltà”.
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