Domenica 29 dicembre 2024 S.E.R. Mons. Mario Enrico Delpini, Arcivescovo di Milano, ha celebrato l'inizio dell'anno giubilare 2025 nell'arcidiocesi ambrosiana. Alle ore 10, nella Basilica di Santo Stefano Maggiore (piazza Santo Stefano), i fedeli delle parrocchie ambrosiane e delle Cappellanie delle comunità migranti hanno celebrato la Liturgia della Parola insieme all’Arcivescovo. Poi Mons. Delpini ha presieduto la processione verso il Duomo dove ha celebrato l'Eucarestia.
Nell'omelia si è chiesto: «Dov'è la radice di quella conflittualità disastrosa che rovina la via delle persone e dei popoli?» E ha detto: «Veramente i peccati possono essere perdonati, veramente il male compiuto può essere riparato, veramente il peccatore può rinascere a vita nuova. La promessa di Dio non delude: il Verbo si è fatto carne, veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Il Verbo si è fatto carne, cioè rimane dentro le tenebre della storia e non se ne allontana più».
Poi si domandato: «Noi crediamo alla promessa e ci mettiamo in cammino: quale è il conflitto al quale io voglio porre fine? In quale modo noi possiamo essere costruttori di pace nell’ambiente in cui viviamo e in tutte le cose, sia quelle che stanno sulla terra sia quelle che stanno nei cieli?»
Nelle 15 Chiese giubilari individuate dall'Arcivescovo, da oggi, sarà possibile lucrare l'indulgenza plenaria. In queste chiese, nel pomeriggio, sarà celebrato un rito analogo a quello celebrato in Duomo.
1. Una luce nelle tenebre: la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta
Dov’è quell’angolo oscuro dell’anima, quel buio dell’oblio che oscura una memoria troppo dolorosa?
Com’è quel cruccio che tormenta, quel rimorso troppo insopportabile, quel senso di colpa per un errore irrimediabile?
Qual è quel frammento di vita di cui ti vergogni, che nascondi agli altri e a te stesso?
Dove sono le tue tenebre?
Sono la rabbia della frustrazione, sono la cronaca dei fallimenti in amore, nella professione, nel desiderio deluso di essere stimato.
Dove sono le tue tenebre?
Proprio per questo è aperto il Giubileo, l’Anno Santo: per annunciare che con la nascita di Gesù la luce splende nelle tenebre. Nel Verbo di Dio che si è fatto carne, in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini: la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Il Giubileo è l’anno di grazia per dire che le tenebre possono essere vinte: si rinnova la promessa della luce.
È infatti lo Spirito Santo, con la sua perenne presenza nel cammino della Chiesa, a irradiare nei credenti la luce della speranza: Egli la tiene accesa come una fiaccola che mai si spegne, per dare sostegno e vigore alla nostra vita. La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino (Spes non confundit,3)
Perché non ti lasci convincere dalla promessa?
Chi accoglie Gesù, luce del mondo, può sperimentare quella luce amica che aiuta a riconoscere il proprio angolo di tenebra e a sperimentare che può essere visitato dalla luce. Perciò si mette in cammino, pellegrino di speranza.
Veramente i peccati possono essere perdonati, veramente il male compiuto può essere riparato, veramente il peccatore può rinascere a vita nuova. La promessa di Dio non delude: il Verbo si è fatto carne, veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Il Verbo si è fatto carne, cioè rimane dentro le tenebre della storia e non se ne allontana più.
Perché non ti lasci convincere dalla promessa?
Pellegrini verso le chiese giubilari della Diocesi e verso le porte sante di Roma, noi possiamo sperimentare l’invincibile presenza della luce che vince le tenebre.
2. Per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose
Perché sono infinite e disastrose le guerre? Perché i popoli si odiano e si uccidono? Perché il buon senso ha abbandonato quei potenti della terra che decidono che gli altri sono nemici?
Perché si vivono nella nostra società indifferenze che frantumano la convivenza, litigi che creano fratture che sembrano insanabili dentro le famiglie, tra le famiglie, tra gli abitanti dello stesso paese, quartiere e città?
Dov’è la radice di quella conflittualità disastrosa che rovina la vita delle persone e dei popoli?
Proprio quella radice sarà estirpata dalla rivelazione della promessa: Gesù, il Figlio, nel quale tutte le cose sono state create, viene a pacificare con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra sia quelle che stanno nei cieli.
Gesù si consegna al sacrificio per compiere la nuova alleanza, per riconciliare i popoli, le famiglie, le comunità, le persone.
Il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra. Immemore dei drammi del passato, l’umanità è sottoposta a una nuova e difficile prova che vede tante popolazioni oppresse dalla brutalità della violenza. Cosa manca ancora a questi popoli che già non abbiano subito? Com’è possibile che il loro grido disperato di aiuto non spinga i responsabili delle Nazioni a voler porre fine ai troppi conflitti regionali, consapevoli delle conseguenze che ne possono derivare a livello mondiale? È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte? Il Giubileo ricordi che quanti si fanno «operatori di pace saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). L’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti. Non venga a mancare l’impegno della diplomazia per costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura (Spes non confundit, 8).
Perché non ti lasci convincere dalla promessa della pace?
Noi celebriamo il sacrificio della nuova ed eterna alleanza per rivelare che la pace è possibile, che la riconciliazione è possibile, che le persone possono stimarsi, rispettarsi, mettersi a servizio a vicenda. Noi crediamo alla promessa e ci mettiamo in cammino: quale è il conflitto al quale io voglio porre fine? In quale modo noi possiamo essere costruttori di pace nell’ambiente in cui viviamo e in tutte le cose, sia quelle che stanno sulla terra sia quelle che stanno nei cieli?
Ci mettiamo in cammino per essere pellegrini di speranza, la speranza della pace.
3. Giocavo davanti a lui ogni istante … ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo.
Perché è scomparsa la gioia tra i figli degli uomini? Perché sono malati di tristezza i ricchi che hanno tutto quello che si può avere? Perché sono malati di tristezza i poveri che non hanno niente di quello che serve per vivere?
Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza. La Parola di Dio ci aiuta a trovarne le ragioni (Spes non confudit, 1).
Perché l’ingiustizia, la diseguaglianza ha per tutti lo stesso risultato? Perché la tristezza sembra invincibile?
La sapienza visita la terra, cioè il Verbo di Dio si è fatto carne e ha offerto la sua gioia. La sapienza che giocava al cospetto dell’Altissimo è la rivelazione della gioia nel far risplendere la gloria di Dio che riempie la terra. Il Verbo di Dio rivela il senso di tutte le cose, perché tutto è stato fatto in lui e rivela che ogni libertà è destinata alla gloria, cioè all’amore che rende capaci di amare.
Perché non ti lasci convincere dalla promessa della gioia?
L’anno del Giubileo può essere, infatti l’anno della gioia, nella contemplazione del mistero di Dio rivelato da Gesù, nello stupore per le grandi opere che il Signore ha compiuto, nel cantico che magnifica il Signore.
Inauguriamo il Giubileo, indetto da Papa Francesco, per l’Anno Santo 2025 dopo la nascita di Cristo e professiamo di credere nella promessa della luce che vince le tenebre del peccato con la grazia del perdono e perciò ci mettiamo in cammino come pellegrini di speranza per chiedere il perdono per ogni peccato.
Professiamo di credere nella promessa della pace che realizza una nuova alleanza e perciò ci mettiamo incammino come pellegrini di speranza, per sanare i conflitti che ci vedono coinvolti, per un’opera di riconciliazione che offre e chiede perdono, che si propone percorsi di riparazione per rimediare al male compiuto e alle divisioni create dall’avidità, dalla prepotenza, dalla stupidità.
Professiamo di credere nella promessa della gioia e perciò ci mettiamo in cammino, pellegrini di speranza per prenderci cura della gioia degli altri, perché questo è la fonte certa della gioia vera.