Wien - La fotografia che emerge dalle statistiche della Chiesa cattolica in Austria per il 2024 non lascia spazio a equivoci: la Chiesa austriaca rimane un’istituzione economicamente robusta, grazie soprattutto al Kirchenbeitrag (tassa ecclesiastica), ma continua a vivere una stagione di contrazione pastorale e demografica.

Una Chiesa che perde fedeli

Alla fine del 2024 i cattolici registrati erano 4,56 milioni, su una popolazione di circa 9 milioni di abitanti. Le uscite dalla Chiesa sono state 47.353, mentre gli ingressi e i rientri si fermano a poco più di 7.500. I numeri parlano chiaro: la perdita netta continua, e l’erosione riguarda soprattutto i giovani, sempre più lontani dai sacramenti.

I dati sui sacramenti confermano questa tendenza:
Battesimi: 36.705
Prime comunioni: 45.685
Cresime: 39.677
Matrimoni: 7.537
Funerali: 71.531

La sproporzione tra i sacramenti di iniziazione e i funerali rivela un dato eloquente: in Austria molti tornano in chiesa quasi solo per un gesto di tradizione, spesso legato al commiato dei defunti. È il segno di una crisi più profonda che la Chiesa cattolica sta attraversando in questi contesti: le strutture sono solide, ma ciò che manca è una fede viva e una testimonianza credibile. Senza questa luce, l’istituzione ecclesiale non riesce più a essere percepita come un punto di riferimento stabile e vitale.

Il volto del clero

Anche il clero riflette questa dinamica. Nel 2024 si contano:
1.764 sacerdoti diocesani (1.619 residenti in diocesi)
1.193 religiosi
763 diaconi permanenti
2.591 religiose

Il numero dei sacerdoti rimane ancora significativo, ma l’età media è ormai alta e il ricambio generazionale appare fragile. Sempre più spesso l’organico pastorale viene sostenuto dai diaconi permanenti e da una rete capillare di laici volontari. Sorge spontanea una domanda: perché un giovane dovrebbe scegliere oggi il seminario, in un tempo in cui la Chiesa stessa sembra vivere una profonda crisi di credibilità e di senso? Non a caso, i segnali più promettenti sul piano vocazionale provengono soprattutto dalle comunità religiose e monastiche che custodiscono con serietà il proprio carisma: là dove la vita consacrata è vissuta in modo autentico, essa continua ad attrarre e a generare nuove vocazioni.

Bilanci: entrate solide, uscite in crescita

Sul piano economico, la Chiesa austriaca resta tra le più solide d’Europa. Nel 2024 le diocesi hanno registrato:

Entrate totali: 763,8 milioni €
Uscite totali: 784,3 milioni €
Risultato operativo: –20,4 milioni €
Saldo finale dopo riserve: –6,3 milioni €

La voce dominante tra le entrate è il Kirchenbeitrag, che copre in media il 70% dei bilanci diocesani. Seguono i risarcimenti statali legati al periodo nazista (8,6%), affitti e rendite patrimoniali (6,4%), attività pastorali ed educative (6,4%), mentre i sussidi pubblici rappresentano solo il 2,1%.

Sul fronte delle spese, la priorità rimane il mantenimento delle parrocchie (43%). L’amministrazione centrale assorbe circa il 20%, la pastorale il 18%, la carità e il sociale l’11%. Solo il 2% viene destinato direttamente alla Chiesa universale e alla cooperazione internazionale.

La tassa ecclesiastica

Il Kirchenbeitrag è il contributo obbligatorio che ogni cattolico registrato in Austria deve versare annualmente alla propria diocesi. Introdotto nel 1939, dopo che lo Stato interruppe i finanziamenti diretti alla Chiesa, è diventato la principale fonte di sostentamento economico delle diocesi austriache. L’importo si calcola in base al reddito imponibile del fedele e corrisponde in media all’1,1% del reddito annuo netto, con riduzioni o esenzioni in caso di difficoltà economiche, studenti, pensionati o famiglie numerose. La media versata si aggira attorno ai 300–400 euro l’anno per persona. Grazie a questo sistema, circa il 70% delle entrate complessive della Chiesa austriaca proviene dal Kirchenbeitrag, che finanzia stipendi di sacerdoti e collaboratori, attività pastorali, caritative ed educative, nonché la manutenzione di chiese e parrocchie. È però anche il motivo per cui migliaia di persone scelgono ogni anno di lasciare formalmente la Chiesa: l’uscita ufficiale è infatti l’unico modo per non essere più tenuti a pagare.

Tra stabilità e crisi di senso

I numeri consegnano l’immagine di una Chiesa dal volto contraddittorio: solida sul piano economico, ma fragile nella sua missione pastorale. Le risorse garantiscono la sopravvivenza delle strutture, ma senza un rinnovato slancio di fede rischiano di sostenere edifici sempre più vuoti.

Il compito che attende la Chiesa in Austria è dunque duplice: custodire la fiducia di chi, con il proprio contributo, continua a sostenerne le attività, e nello stesso tempo ritrovare un linguaggio capace di toccare una società che bussa sempre meno alle porte delle parrocchie. Come ha ricordato Leone XIV alla Chiesa di Roma, anche qui diventa urgente tornare a coltivare le vocazioni, rimettere al centro l’evangelizzazione e la formazione, e riscoprire la radicalità del Vangelo come criterio di vita. Non servono sperimentazioni dottrinali né figure che pieghino la Chiesa a logiche mondane, ma uomini e donne pronti a servire con umiltà e fedeltà, perché solo da una testimonianza autentica può nascere di nuovo una comunità credibile.

p.M.R.
Silere non possum