La direttrice del carcere di Bergamo, Antonina D'Onofrio ha emesso un provvedimento di sospensione nei confronti del Reverendo don Luciano Tegantini, cappellano della casa circondariale. Il sacerdote è stato accusato di aver portato all'esterno del carcere e all'interno delle lettere che non erano passate attraverso la direzione. 

Il 19 luglio 2024, mentre il sacerdote stava accedendo al carcere, la polizia lo ha sottoposto ad un controllo ed ha trovato delle lettere. Le missive non erano di alcuna natura preoccupante e il sacerdote ha spiegato ampiamente che si trattava di lettere che gli era stato chiesto di affrancare, null'altro. 

Auspichiamo vivamente che la diocesi di Bergamo faccia sentire la propria voce in difesa del sacerdote e rammenti alla signora D'Onofrio l'importanza della presenza del sacerdote in carcere che assicura anche i sacramenti. Inoltre, non meno importante, è bene rammentare alle autorità italiane che i ministri di culto debbono essere rispettati e deve essere garantita loro anche una determinata libertà in forza del loro ministero. Questi provvedimenti ledono gravemente l'autonomia della Chiesa Cattolica, la propria autorità e minano i diritti dei carcerati stessi che devono poter accedere ai sacramenti.