Tu quoque, Brute, fili mi! A Bose, dopo le dimissioni di Bianchi, falsificarono lo Statuto presentandolo alle fondazioni per ottenere i fondi per finanziare i convegni.
La comunità monastica di Bose ha deciso di intraprendere una strada impervia, la quale, molto probabilmente, non gli è familiare. Parliamo del botta e risposta dei comunicati. Il 17 marzo 2021 l’economo della comunità ha inviato a tutti i giornali il seguente comunicato stampa:

COMUNICATO STAMPA della COMUNITà MONASTICA  DI BOSE 
RIGUARDANTE IL PROPRIO STATUTO 
17 MARZO 2021

La Comunità monastica di Bose precisa che il proprio Statuto vigente, approvato nel Consiglio del 2 novembre 2016, presentato al Vescovo di Biella mons. Gabriele Mana e da questi approvato in data 11 dicembre 2016 (Prot. n. 401/16/CV), è “composto di 32 articoli ed esteso su 12 facciate”, come precisato nel Decreto di approvazione del Vescovo.

Lo Statuto non contiene alcuna norma transitoria aggiuntiva che conferirebbe poteri a Enzo Bianchi come fondatore; inoltre in nessun articolo dello Statuto compaiono nomi propri di persone, né i termini “fondatore” o “priore-emerito”. Tali dati sono facilmente verificabili, oltre che nell’originale conservato negli archivi della Comunità, anche nelle copie depositate presso la cancelleria della Curia della Diocesi di Biella e presso il registro delle Persone giuridiche della Prefettura di Biella

Come ovvio, tale testo originale si ritrova integrale anche nel libretto a stampa Statuto e Consuetudini, Bose 2016, distribuito a tutti i membri della Comunità. Versioni differenti, con aggiunte indebite al capitolo VI Norme finali (artt. 31 e 32), fatte circolare nei media o da essi citate, sono pertanto da ritenersi contraffatte.

Parole riportate subito da Marco Grieco sul quotidiano Domani del 19 marzo 2021, il quale ha riportato l’accusa di contraffazione senza neppure indagare da chi potesse arrivare questo statuto.

“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete”
Mt 7,7

Già il 23 marzo 2021, nell’ultimo articolo avevamo parlato delle numerose contraddizioni della comunità, la quale probabilmente non si accorda neppure con il delegato pontificio su quale linea seguire. La comunità però non ha fatto i conti con chi è abituato a vedere persone mentire nelle aule di giustizia pur di salvarsi la faccia. Difatti, furbescamente, scrivono di andare a verificare gli statuti nelle sedi opportune: diocesi e prefettura. 

Il giorno seguente, prontamente, telefonano in Regione per sistemare la loro posizione lì. Regione Piemonte che nel comunicato, ovviamente, non citano. 

Bisogna specificare che lo statuto è un documento fondamentale per poter richiedere il riconoscimento di persona giuridica alla regione. Questo documento è molto importante anche al fine di ottenere dei patrocini e partecipare ai bandi che vanno a sovvenzionare le diverse attività che Bose compie.

Parliamo degli incontri ecumenici, culturali, l’ospitalità e tutte quelle attività che, grazie al fondatore Bianchi, hanno reso conosciuta e amata la comunità di Bose.

I convegni di spiritualità ortodossa 

Un evento che ha radici profonde, particolarmente importante per il dialogo, è il Convegno internazionale di spiritualità ortodossa che ogni anno viene celebrato a Bose. Ideato da Enzo Bianchi con la collaborazione della prof.ssa Nina Kauchtschischwili nasceva nei primi anni 90 come momento di incontro di quelle chiese che avevano conosciuto la persecuzione, lunghi anni di silenzio e forzata segregazione dalla società civile.

Ogni anno le più importanti autorità inviano messaggi e interventi. Nel 2019 ha partecipato anche Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli, e Theodoros II, patriarca greco ortodosso di Alessandria. Il Pontefice e l’arcivescovo anglicano hanno inviato un messaggio per l’occasione.

Lo statuto contraffatto dal responsabile della comunità

Per finanziare queste iniziative, le quali richiedono diverso denaro, vengono richiesti dalla comunità dei patrocini e dei fondi da parte di enti pubblici e privati. Fra questi compaiono Regione Piemonte, Fondazione CRTFondazione Cariplo, ecc…

Ogni volta che la comunità presenta la domanda per l’erogazione dei fondi deve, se richiesto, presentare lo statuto della comunità. Fino all’anno 2016 Bose veniva automaticamente associata al nome del fondatore Enzo Bianchi, dall’anno successivo però i giornali avevano parlato a lungo delle sue dimissioni e del passaggio di consegne. Non si parlava ancora delle problematiche della comunità. Questo aveva spaventato, probabilmente, il monaco che si occupava delle questioni economiche e aveva capito che “piazzare” Bianchi come biglietto da visita era sicuramente utile per non avere problemi nella richiesta di fondi a enti così grandi. Mettere una clausola in fondo allo statuto ove far emergere il nome del fondatore e dare la garanzia alla fondazione che lui era ancora responsabile della comunità, metteva tranquillità a tutti. Nessuno avrebbe mai pensato che qualche anno dopo quella norma gli si sarebbe ritorta contro. Nessuno aveva pensato che quella idiozia è un reato. Nessuno aveva pensato che qualcuno andasse a verificare la veridicità di quella norma presentata da dei monaci. 


Lo statuto con la norma transitoria è pertanto stato presentato dalla comunità monastica per ottenere il denaro da Fondazione CRT per il Convegno internazionale di spiritualità ortodossa dell’anno 2017. Addirittura la fondazione effettuò dei controlli nell’anno 2019 per verificare che i fondi fossero stati spesi correttamente per l’iniziativa e, quando chiese lo statuto, gli venne consegnato proprio questo contraffatto. 

Decreto e Statuto fornito a CRT

I risultati del Bando in cui si evince che la comunità risulta destinataria del denaro da parte della Fondazione CRT.

Risultati Bando

“Tali dati sono facilmente verificabili, oltre che nell’originale conservato negli archivi della comunità, anche nelle copie depositate presso [Fondazione CRT] Cit.


Rem tene, verba sequentur

Un reato contro la fede pubblica. Infatti questo “giochetto”, va a configurare il reato di falso materiale commesso dal privato (art. 482 c.p.) in combinato disposto con il falso in copie autentiche di atti pubblici (478 c.p.).

Ma tralasciando la questione penalistica, della quale si occuperà la dott.ssa Camelio essendo un reato procedibile d’ufficio, emerge, in realtà, come questa comunità sia disposta veramente a tutto pur di apparire “pulita”. Non solo quindi hanno commesso un’azione disdicevole ma hanno anche emesso un comunicato facendo passare i giornalisti ( o chi per loro) come dei falsificatori o creduloni che pubblicano cose “contraffatte”. Appoggiati, peraltro, da tutti quei giornalisti usciti ieri dal mondo delle meraviglie e che, come i buoni gesuiti, non vanno a verificare neppure l’attendibilità di ciò che dicono questi soggetti. Ma vabbè, nel 2021 siamo pieni di gente che ripubblica fake news.

Credo questo evento sia solo uno dei molti che dimostrano come in realtà le cose non stiano come vengono raccontate a Magnano e probabilmente qualcuno si è servito del padre finché gli è tornato utile e poi ha rivestito i panni del figliolo ingrato che, pur di ottenere l’eredità subito, sperava addirittura che il padre morisse.

“Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta”. Lc 15,12

L'estromissione di Bianchi

Come ho chiarito più volte, le questioni ecclesiali sono regolamentate dal codice di diritto canonico ma, ovviamente, Bose ha una serie di realtà che sono sul territorio dello stato italiano e quindi sono disciplinate dal codice civile.

Parliamo della Comunità Monastica di Bose che, agli occhi dello stato, è una persona giuridica la quale è riconosciuta come attività delle organizzazioni religiose nell'esercizio del culto e nella quale subentrò subito Manicardi quando divenne priore per via della rappresentanza legale.

Poi c'è una organizzazione di volontariato denominata "Associazione Monastero di Bose" e le Edizioni Quiqajon Srl.

Il decreto del 13 maggio, come ho specificato in questo articolo, forniva anche indicazioni in merito a queste realtà. Indicazioni che però avevano una ricaduta sulle realtà civili e che non avevano alcun senso di esistere. Nessuna decisione che proviene da oltre Tevere, può entrare nel nostro ordinamento senza un procedimento di delibazione da parte dei giudici del nostro stato.

Gli zelanti monaci hanno pensato bene di attuare le indicazioni contenute nel decreto utilizzando lo statuto di queste realtà a loro comodo. Tutto secondo la legge, in questo caso. Ciò non significa che siano atti che si addicono a dei monaci che professano la fratellanza e l'amore. Il 09 giugno 2020, a nemmeno un mese dal decreto, Luciano Manicardi si è dimesso da membro del Consiglio di Amministrazione della società Edizioni Qiqajon Srl per poi farsi rieleggere presidente del consiglio di amministrazione il 20 giugno dello stesso mese. Andando in questo modo a sfruttare l'art. 8.1 dello statuto delle edizioni che recita: "Qualora la società sia amministrata da un consiglio di amministrazione e venisse a mancare uno degli amministratori per dimissioni decesso o per ogni altra causa l'intero consiglio si intenderà decaduto". Inutile specificare che Bianchi non fu eletto nel consiglio d'amministrazione. Basterà fare una visura della società per appurare quanto detto.

Identico disegno mettono in atto nell'ambito dell'Associazione Monastero di Bose di cui Bianchi era il presidente. Il 22 luglio 2020 i tre membri del consiglio direttivo: Daniele Moretto, Mauro Girotto e Luciano Manicardi, danno le dimissioni. Tutti insieme. Tutti lo stesso giorno. Tutti con la stessa e identica modalità. Lasciano in carica solo Guido Dotti, tesoriere e segretario, e rivanno ad elezioni. Anche qui Bianchi sparirà. Resterà un semplice socio.

Ma tutte queste maestrie a quale pro? Per quale motivo? Ribadendo che il decreto, che vi ho fatto intravedere nell'ultimo articolo, non parla affatto di motivi gravi che vadano a giustificare tale scelta del Papa, non si capisce perchè trattare così un padre? Perché escluderlo anche dalle realtà che lui ha creato e portato avanti per anni. Qualora avesse anche commesso degli errori, non diceva forse Gesù:

"Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni."

Qui sembra piuttosto che vi siano tante chiacchiere volte a denigrare chiunque si contrappone al "mio modo di pensare" ma non ci sia mai stato nulla da contestare realmente a Bianchi e ai tre allontanati. L'unica volontà era quella di eliminare il dissenso, come nelle più belle dittature. Il problema? Il problema è che il dissenso resta perché il modus operandi non è piaciuto e non piace.

Pochi sono coloro che continuano a pensare che ci sia un disegno cospirativo contro di loro, molti sono convinti che tutte queste cose siano, invece, emblema della discordia che non ha certo creato Bianchi ma chi ha deciso di chiedere aiuto a "mammina" per farsi aiutare a fare qualcosa di cui evidentemente non è capace.

Il clima a Bose è insopportabile

I toni aggressivi in comunità, le false accuse rivolte ai monaci e alle monache, diatribe fatte nascere solo per portare allo sfinimento le persone. Questa è la violenza psicologica che si consuma oggi all'interno della comunità. Forse sarebbe il caso che qualcuno iniziasse a difendere la propria fama rivolgendosi alle autorità competenti e iniziare a far fermare la lingua di chi parla per sputare veleno.

Qualcuno, piuttosto che richiamare all'obbedienza, si chieda come possano vivere questi monaci in questi giorni. Si chieda come possano vivere questi uomini e queste donne, sotto una dittatura del silenzio e del sospetto. Altro che fraternità...

Come ho ribadito dall’inizio, tutto possono fare ma non sulla pelle delle persone. Se Bergoglio è abituato così, cambi registro perché in Italia il suo intervento non ha nessuna importanza.

E in merito alle menzogne che sono state dette in comunità e fuori per smentire questo statuto, voglio rammentarvi quanto diceva il procuratore generale dell’ordine certosino nel suo ultimo libro. Il caro Dom Dysmas de Lassus, scrive:

Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale andiamo a mettere una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare.La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla.

Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.

Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone. Probabilmente con qualche scottatura ma viva.

Questa riflessione la faccio proprio per i monaci, i quali probabilmente, si stanno abituando piano piano a mentire senza fare un esame di coscienza. Uscite dalla pentola!

Fratres, sobrii estote et vigilate!

F.P.

Silere non possum