Papa Francesco continua il suo ricovero ospedaliero, ormai giunto al tredicesimo giorno, a causa di una polmonite bilaterale e delle complicazioni derivanti dalle terapie a cui è sottoposto. Il Pontefice trascorre le sue giornate tra preghiera, incontri riservati con pochi "fortunati" ed esami clinici, mentre nel panorama mediatico vaticano emergono speculazioni e dinamiche conflittuali.
Da tempo, i vaticanisti – giornalisti accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede – adottano una strategia volta a screditare e diffamare quei cardinali e vescovi che non rientrano nelle loro grazie o che, semplicemente, negano loro interviste e informazioni riservate. Nel corso degli anni, numerosi esponenti ecclesiastici sono stati oggetto di critiche e attacchi, colpevoli unicamente di non appartenere alla cerchia di prelati vicini a Papa Francesco e, dunque, ritenuti meno "utili" da un certo ambiente giornalistico.
Questi meccanismi, più volte evidenziati, riemergono oggi con forza, poiché nelle redazioni il vaticanista è tornato alla ribalta perchè considerato essenziale per scrivere e speculare sulla salute del Pontefice. "Fa vendere copie, è evidente", ha commentato un giornalista della Sala Stampa vaticana.
All'interno di questo ristretto circuito mediatico si delineano vere e proprie fazioni. Questo portale aveva già riportato episodi spiacevoli, come quello in cui due giornalisti di orientamento "tradizionalista" erano stati insultati dai colleghi nella chat WhatsApp dell’AIGAV, l’associazione di giornalisti accreditati, per aver condiviso contenuti provenienti da siti di ispirazione tradizionalista. Tra coloro che avevano rivolto attacchi a Edward Pentin figurava anche Francesco Antonio Grana, il quale aveva criticato il giornalista inglese per aver parlato di un eventuale conclave mentre il Papa era ancora in vita. Tuttavia, lo stesso Grana ha recentemente iniziato a fare la stessa cosa sulle pagine del Fatto Quotidiano, diffondendo affermazioni del tutto false e frutto di cospirazioni da sagrestia.
La figura di Grana è ben nota negli ambienti vaticani anche per alcune discutibili abitudini, come l’organizzazione di "visite guidate della Sala Stampa" per giovani ragazzetti, un comportamento appreso da altri soggetti che utilizzano la stessa strategia facendo fare giri dello Stato a giovanotti con tanto di foto in Cappella Sistina finale. Introdotto in Vaticano dall’ex arcivescovo di Napoli, Michele Giordano, Grana è un esponente di quella categoria di giornalisti che, se non ottengono ciò che vogliono, ricorrono alla calunnia e alla diffamazione. Una delle sue tante vittime è un giovane sacerdote romano, il quale ha visto la propria reputazione compromessa agli occhi del Papa per aver rifiutato richieste squallide da parte di Grana. Conoscendo l'"approccio sociologico" di Papa Francesco, questi giornalisti sanno di poter influenzare il Pontefice e ottenere l’allontanamento di chi non si piega alle loro richieste. È così che il sacerdote in questione è stato trasferito in una parrocchia periferica, sulla base di accuse non solo infondate, ma del tutto inverosimili. "Va bene la fame ma la disperazione è altra cosa", ha commentato qualcuno.
Lo stesso modus operandi viene applicato nei confronti di cardinali e vescovi considerati avversari, i quali vengono esposti al pubblico discredito attraverso la diffusione di notizie false. Recentemente, un collega di Grana, Fabio Marchese Ragona, ha scritto un articolo in cui attribuiva ad alcuni cardinali, tra cui Gerhard Ludwig Müller e Raymond Leo Burke, l’intenzione di pregare il Rosario in Piazza San Pietro con fine malevolo. «Addirittura leggono nelle coscienze questi», ha commentato un sacerdote. Nell’articolo, Ragona ha inoltre riportato dichiarazioni del Papa risalenti al passato – "Pregate a favore, non contro" – facendole passare per affermazioni recenti, mirate proprio contro questi cardinali. Tuttavia, fonti vicine al Pontefice riferiscono che egli non abbia in realtà affrontato l’argomento con nessuno di coloro che entrano ed escono quotidianamente dall'appartamento del Gemelli, avendo questi già preso le distanze da lui a motivo di dinamiche simili in passato. Ciò che a noi diverte, infatti, è che queste persone si lasciano andare a considerazioni con periferici personaggi che gravitano attorno allo Stato e queste poi ci vengono prontamente riferite (con tanto di prove). Certo, cardinali e vescovi che si prestano a rilasciare interviste ci sono ma lo fanno solo "perchè scrive per quel giornale, lavora per quella tv", senza però rendersi conto che prestarsi a questo gioco sarà la loro condanna a morte.
"Prima del Rosario questi cardinali sono stati a cena insieme", scrive Ragona. Grandissima scoperta c'è da dire. Il 99% dei presuli in Vaticano va a cena con confratelli - e per fortuna, osiamo dire - e questo sarebbe un dramma? «Ma cosa ne sa il giornalaio di Canicattì che in passato si è fatto intimorire da una pregiudicata pazza che girovagava per il Vaticano millantando credito ed iniziò a telefonare spasmodicamente alla redazione dove lavorava Ragona per farlo licenziare» ha commentato un importante arcivescovo.
È evidente che si tratta di personaggi che sanno bene che da un momento all'altro potrebbero saltare e molti li guardano con occhi di pietà.
Queste narrazioni, costruite ad arte, trovano scarso seguito tra sacerdoti e vescovi, ma sembrano avere un impatto su Papa Francesco stesso. Di conseguenza, il Pontefice ha più volte accennato a cene tra prelati nelle quali si tramerebbe contro di lui, mentre in realtà molti di loro evitano persino di menzionarlo, essendo piuttosto preoccupati per il futuro della Chiesa. Su queste pagine sì è spesso sottolineato come alcuni individui, chissà come mai sempre provenienti dalle medesime regioni, rappresentino una minaccia seria per la gerarchia ecclesiastica. Alcuni di loro operano nei contesti parrocchiali e diocesani, diffondendo maldicenze e calunnie, mentre altri, inseriti in ambienti più ristretti, alimentano conflitti a livello nazionale anche sulle pagine dei quotidiani e nelle sartorie di Borgo. La loro attività è caratterizzata da chat, social, passeggiate per Borgo Pio e chiacchiericcio basato sulla calunnia e sulla denigrazione di chi non concede loro favori. Si divertono poi a descrivere la Chiesa come un luogo di intrighi e giochi di potere, solo perché esclusi da determinati ambienti.
Tra i nomi che si sono distinti per queste pratiche c'è anche Austen Ivereigh, giornalista britannico considerato il biografo di Papa Francesco e soprannominato in Vaticano "Miss Doubtfire" per la sua somiglianza con il celebre personaggio cinematografico. Nei giorni scorsi, senza alcun apparente motivo, Ivereigh ha rivolto feroci considerazioni contro il cardinale americano Raymond Leo Burke, contribuendo ad alimentare il clima di tensione attorno alle dinamiche interne alla Chiesa (lo abbiamo fatto notare sui social).
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«Non faceva freddo. È a 5 minuti dal suo appartamento da 8.000 euro al mese, dove è rimasto nonostante abbia minato il Papa in ogni occasione. Ai funzionari del Vaticano è stato chiesto di partecipare; 27 cardinali lo hanno fatto. È andato a pregare, il che non è un atto di carità per un sacerdote» ha scritto Ivereigh riferendosi ad una foto e ad un commento del cardinale Burke seduto in Piazza San Pietro che pregava il Santo Rosario.
Un linguaggio maleducato e arrogante che questi analfabeti giornali usano correntemente contro preti e cardinali ad eccezione di Papa Francesco. Si tratta di quei servi sciocchi che hanno sempre esaltato l'uomo Bergoglio e non il Papa. Sono gli stessi, infatti, che fino al 13 marzo 2013 insultavano il Papa e scrivevano articoli contro Benedetto XVI. Oggi, però, passano il loro tempo a tacciare tutti coloro che scrivono mettendo in evidenza le difficoltà di questo pontificato come "non cattolici". La patente di cattolicità te la danno loro. Del resto è la grande accusa che qualcuno muove a questo Papa: «Ha attirato gli anticlericali ma non li ha convertiti li ha solo incattiviti. In ogni sua decisione, infatti, ha sempre fatto prevalere il binomio: io buono, Chiesa cattiva. E loro rispondono a questo è evidente», commenta il medesimo arcivescovo. Non si può che esser d'accordo ma questo non significa amare la Chiesa. Altrimenti non ti rivolgeresti in questo modo, dicendo anche il falso, nei confronti di un cardinale di Santa Romana Chiesa. Doubtfire, infatti, non sa nulla relativamente ai costi degli appartamenti e, chissà come mai, non scrive la stessa considerazione sull'abitazione di Victor Manuel Fernandez che ha il medesimo costo (anzi maggiore) di quello del cardinale americano. Perchè? Perchè l'uno gli passa le veline, l'altro no.
Cosa c'entra, poi, il freddo con la distanza da un appartamento. Se sei vicino a casa godi del caldo che hai in casa? Con una connessione wireless? E poi questi laici ora ci insegnano anche cos'è un atto di carità e cosa non lo è. Ivereigh, che è uno degli incattiviti che ha partecipato anche al Sinodo, ritiene che pregare per un prete non è un atto di carità. Che teologia!!
Sulla questione immobiliare, comunque, Ivereigh ha un competitor. Già, più che giornalai potrebbero fare i promotori immobiliari e avrebbero forse più successo. Un altro velenoso giornalista americano, Jim Keane, il quale scrive per la rivista dei gesuiti in America, scrive un altro tweet in cui afferma che quell'appartamento costa 10mila euro e non 8mila. Si lamenta anche che non ha un incarico. Peccato che l'incarico gli sia stato tolto proprio da loro più grande feticcio e senza neppure una motivazione. Se Benedetto XVI avesse tolto l'incarico a tutti coloro che lo criticavano saremmo rimasti con un bel po' di idioti in meno in Vaticano. Eppure, la Chiesa non si governa a suon di adulazione. È vero che dopo 12 anni di dittatura non sembra vero ma è così. Piuttosto bisognerebbe chiedersi come mai in Sala Stampa siano accreditati dei giornalisti che parlano in questo modo della Chiesa e dei principi della Chiesa. Forse è per questo che qualcuno non comprende quanto abbiamo spiegato oggi in merito alla degenza di Papa Francesco? Forse è perchè qualcuno è qui per servire Jorge Mario Bergoglio e non la Chiesa? Questa è la seria impressione che molti, chierici e laici, hanno del clima attuale. Ciò è si tanto vero che chi critica tutti tranne il Papa è il benvenuto a Santa Marta e ovunque, chi solleva interrogativi sul Papa ma difende la Chiesa da attacchi sterili e malevoli è invece esiliato.
Nella lista non può mancare Iacopo Scaramuzzi, giornalaio noto per i suoi copia e incolla da Silere non possum ma senza mai citare la propria fonte. Una caratteristica tipica degli scrivani del quotidiano italiano Repubblica. Lui si è lanciato in una invettiva secca contro il cardinale americano Timothy Dolan sostenendo che questi si stia arrampicando sugli specchi in un video dove il porporato chiede soltanto preghiere per Papa Francesco. È chiaro, quindi, che la maggior parte delle diatribe e faide che si vengono a creare, spesso sono alimentate da questi omuncoli della disinformazione. Per questo motivo abbiamo sempre detto che è bene non fare l'errore che fecero i padri cardinali che entrarono in Conclave i quali si affidarono alle descrizioni che faceva la stampa dell'uno o dell'altro confratello. Spesso, troppo spesso, anche nelle cene (proprio quelle che Fabio Marchese Ragona guarda con repressione) si sentono presuli che si lamentano di affermazioni di loro confratelli che però non sono mai state pronunciate. Sono tantissimi i casi di articoli scritti da questi giornalai con, addirittura, parole "virgolettate" ma che non sono mai uscite dalla bocca delle persone a cui le attribuiscono.
Il gioco, quindi, è quello di descrivere qualcuno come arcigno, cattivo e attribuirgli alcune idee. Per questo abbiamo condannato fermamente anche i siti tradizionalisti che tentano di fare "le schedine del totocalcio" con la vita dei cardinali. Le informazioni che queste persone attribuiscono al singolo cardinale sono raccolte da articoli di giornale che solitamente sono fatti con i piedi. Pertanto, è chiaro che è una sorta di enciclopedia di falsità che rischia di offrire una immagine distorta della persona e delle sue posizioni. La Chiesa, poi, è una realtà complessa e non si possono liquidare temi così seri con un "pro" e un "contro". Anche questo sarebbe bene che i giornalai lo comprendessero.
San Paolo VI, rivolgendosi ai giornalisti, il 28 febbraio 1976 nella Sala del Concistoro disse: «Se noi abbiamo una osservazione, un desiderio da manifestare a voi, è proprio questo: che ci conosciate nella nostra complicazione, nella nostra complessità e diciamo nella nostra ricchezza, di cui siamo eredi e custodi». Solo chi conosce questa complessità della Chiesa, spiegava Montini, «fatto religioso per eccellenza, che pretende raggiungere in una nuova realtà misteriosa un rapporto vivente e soprannaturale con la Divinità; fatto storico indubbiamente singolare per (…) la sua bimillenaria durata e per la sua tormentata, ma sempre tenace esistenza; fatto umano, che una libera e spontanea, ma estremamente solida organizzazione riveste d’un volto sociale determinato: quello di Popolo di Dio (…), può comprendere come sia difficile e al tempo stesso doveroso e interessante, guardare alla Chiesa nei suoi aspetti simultaneamente complicati e molteplici».
F.P. e p.L.A.
Silere non possum