Italian bishops' conference receives attacks from right-wing newspapers over Casarini case

Questa mattina presso il Tribunale di Ragusa ha avuto luogo l’udienza preliminare del procedimento che vede indagato il Sig. Luca Casarini, soggetto invitato al Sinodo sulla Sinodalità e dal passato molto oscuro, Giuseppe Caccia, Alessandro Metz, Pietro Marrone, Agnese Colpani e Fabrizio Gatti.

Purtroppo, come avviene quotidianamente nella Repubblica Italiana, non si è potuto procedere in quanto la giudice ha dovuto rinviare al 14 febbraio 2024 perché la Procura della Repubblica di Ragusa non è stata capace a notificare a due indagati il provvedimento.

In particolare i sei indagati sono accusati per il trasbordo, l’11 settembre del 2020, sulla Mare Jonio dell’Ong Mediterranea di 27 migranti che erano stati salvati dalla nave mercantile Maersk Etienne. Secondo l’accusa quel salvataggio non avvenne per ragioni umanitarie ma fu uno scambio commerciale tra le due compagnie armatrici, la Maersk e la Idra Shipping. Successivamente al salvataggio la Idri Shipping ricevette infatti una donazione di 125 mila euro.

Il caso coinvolge la CEI

Nelle ultime settimane la vicenda ha tenuto banco su diversi quotidiani orientati politicamente a destra, in particolare La Verità. Allo stesso tempo il settimanale Panorama ha fatto una inchiesta pubblicando diversi contenuti di intercettazioni e atti riservati che sono coperti dal segreto ai sensi dell’articolo 329 c.p.p. italiano. È chiaro che i contenuti di alcune chat e alcune telefonate che coinvolgono anche il sacerdote don Mattia Ferrari, soggetto che non ha mai avuto a che fare con una parrocchia reale ma ha sempre fatto lo spavaldo in giro per i salotti televisivi, fanno emergere alcuni aspetti inquietanti dell’attività di queste persone. Vengono utilizzate delle parole e dei toni che sono vergognose. Però, tutto questo deve rientrare in un preciso contesto e non si può ritenere che i vescovi siano complici o colpevoli. Anzi!

Nonostante il capo di imputazione sia quello previsto dall’articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione e gli indagati siano solo Casarini e gli altri cinque, il settimanale italiano Panorama e il quotidiano La Verità hanno voluto mettere in correlazione il caso con l’episcopato italiano. In particolare sono emersi alcuni atti, sempre coperti dal segreto, inerenti l’Arcidiocesi di Modena-Nonantola e la Diocesi di Brescia. In ballo, però, è stato chiamato anche il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e tutta la narrazione gira attorno a titoli: “I soldi dei fedeli per gli immigrati”.

É chiaro che si tratta di una campagna diffamatoria nei confronti della Chiesa, in particolare nei confronti di una certa politica alimentata dal Santo Padre. Ognuno di noi è consapevole come alcune azioni politiche portate avanti dal Pontefice non siano del tutto corrette e ovviamente portano a raggiungere risultati di questo tipo ma guai a noi se non condannassimo questo becero giornalismo portato avanti da La Verità e Panorama. Se la destra italiana vuole sottolineare la gravità di un sistema che fa guadagnare le persone giocando sulle spalle degli immigrati, questo è certamente lodevole. Instillare nel popolo italiano l’idea che i vescovi italiani tolgano soldi alle parrocchie o alle necessità dei loro presbiteri per finanziare soggetti come Casarini e tutto ciò che ne consegue, invece, è falso. Non si può ritenere che alcuni bonifici emessi da una diocesi in favore di una realtà che dice di aiutare i migranti, sia un’opera assurda o addirittura illegale. Piuttosto, bisogna imparare a non fidarsi con facilità di tutta questa gente.

La Conferenza Episcopale Italiana non vuole rilasciare alcuna dichiarazione, tantomeno il cardinale Zuppi che è un bersaglio chiaro di questa campagna. Giustamente si vuole attendere l’esito dell’udienza preliminare, se i giudici italiani si degnano di fare il loro lavoro. In attesa di tutto questo, però, bisogna ribadire che se Casarini & Company hanno utilizzato il denaro per arricchirsi o per altri scopi rispetto a quelli per cui le singole diocesi o la Conferenza Episcopale Italiana li hanno donati, in tal caso sarebbe la Chiesa Cattolica vittima di un sistema e non il contrario. 

Nel mirino l’otto per mille

Si faccia particolare attenzione a questo tipo di narrazione perché nel mirino c’è sempre l’otto per mille. Anche da destra, purtroppo, arriva ora una strumentalizzazione politica dell’attività della Chiesa. Certamente qualcuno commette gravi errori a portare avanti un pontificato fortemente politico ma non è ammissibile che la politica deturpi il volto delle cose pur di demonizzare l’operato della Chiesa e far apparire questa come complice di gravi reati. I contribuiti che le singole diocesi elargiscono e la stessa Conferenza Episcopale Italiana non derivano necessariamente e soltanto dall’otto per mille dell’IRPEF dei cittadini italiani. Inoltre, come stabilisce chiaramente la Legge 222 del 1985 all’articolo 48, questo denaro può essere utilizzato “per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo”. 

I presbiteri, pertanto, sono invitati a fornire spiegazioni ai fedeli che sono giustamente disorientati e spieghino loro che tali articoli affermano il falso e la colpevolezza degli indagati o il coinvolgimento della CEI (che peraltro sarebbe vittima) potranno essere appurate solo in un procedimento penale che garantisca a tutti i propri diritti.

Silere non possum