Diocesi di Milano

L'Arcivescovo Mario Enrico Delpini sta vivendo alcuni giorni - dall'8 al 12 aprile 2024 - di fraternità e pellegrinaggio con i presbiteri ambrosiani del primo decennio di ordinazione. I giovani sacerdoti visiteranno Norcia, Amatrice, Rieti, Greccio, L’Aquila e Cascia. Si tratta di un momento molto bello ed importante per poter rafforzare l'unità, il confronto e le relazioni fra i sacerdoti giovani. Inoltre, è l'occasione per pregare sulla tomba di diversi uomini e donne che ci hanno preceduto nella fede e ci offrono la loro testimonianza. A loro affidiamo le singole comunità parrocchiali, gli oratori e le realtà alle quali siamo inviati. 

Oggi, presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi, l'Arcivescovo ha celebrato l'Eucarestia in occasione della Solennità dell'Annunciazione. Delpini ha detto: «In che cosa consiste il tuo turbamento? Sei scoraggiato per l’esito stentato del tuo ministero? No, più a fondo. Sei mortificato perché non ti senti stimato come ti sembra di meritare? No, più a fondo. Sei arrabbiato per il contrasto che hai avuto con il tuo collaboratore, con il tuo parroco, con i tuoi superiori? No, più a fondo. Sei inquieto per una simpatia ambigua, un affetto disordinato? No, più a fondo. Sei umiliato per i tuoi peccati, per le ricadute di cui ti rimproveri e ti vergogni? No, più a fondo. Sei impressionato per la bellezza della storia delle persone? No, più a fondo. Sei incantato per le confidenze delle persone sante che hai incontrato? No. Più a fondo.  Finché forse anche tu giungi fin là, in quella intimità in cui c’è in grande turbamento. Dio ti ha mandato il suo angelo. Dio ti ha parlato. Maria rimase molto turbata per tale saluto. Il punto d’arrivo del pellegrinaggio verso il tuo luogo santo è il saluto e il messaggio che viene da Dio: rallegrati, io sono con te». 



Omelia di S.E.R. Mons. Mario Enrico Delpini

1. Non sono ancora arrivato.
No, fratelli, non l’avete ancora letto. No, non l’abbiamo ancora capito. No, non basta quello che abbiamo già studiato, insegnato, predicato. No, non si può ridurre a un racconto edificante per anime buone la pagina del Vangelo. L’estremismo dei santi risulta incomprensibile se non consentiamo alla parola del Vangelo di essere quella spada tagliente che ferisce in profondità. Come interpretare infatti il pauperismo francescano e i segni della passione del Signore sul suo corpo? Come interpretare le prove estreme di santa Rita? Come interpretare la fecondità stupefacente della regola di san Benedetto? Oltre le ovvietà, oltre la superficie, oltre le apparenze. Più a fondo, scavare più a fondo nella nostra interiorità inaccessibile, nella nostra intima solitudine, nel groviglio delle nostre contraddizioni, nella stanza segreta della nostra annunciazione, nello stupore inatteso della nostra gioia. Più a fondo.

2. Più a fondo nel turbamento: fu molto turbata.
In che cosa consiste il tuo turbamento?
Sei scoraggiato per l’esito stentato del tuo ministero? No, più a fondo.
Sei mortificato perché non ti senti stimato come ti sembra di meritare? No, più a fondo.
Sei arrabbiato per il contrasto che hai avuto con il tuo collaboratore, con il tuo parroco, con i tuoi superiori? No, più a fondo.
Sei inquieto per una simpatia ambigua, un affetto disordinato? No, più a fondo.
Sei umiliato per i tuoi peccati, per le ricadute di cui ti rimproveri e ti vergogni? No, più a fondo.
Sei impressionato per la bellezza della storia delle persone? No, più a fondo.
Sei incantato per le confidenze delle persone sante che hai incontrato? No. Più a fondo.
Finché forse anche tu giungi fin là, in quella intimità in cui c’è in grande turbamento. Dio ti ha mandato il suo angelo. Dio ti ha parlato. Maria rimase molto turbata per tale saluto. Il punto d’arrivo del pellegrinaggio verso il tuo luogo santo è il saluto e il messaggio che viene da Dio: rallegrati, io sono con te. L’estremismo di san Francesco, di santa Rita, di Pietro da Morrone, di san Benedetto si può giudicare come una esagerazione imprudente. Forse se ne può intuire la ragionevolezza quando si entra nella nostra intimità più profonda e si riconosce che la nostra verità è l’essere con il Signore.
Nella nostra intimità più profonda non c’è, come si potrebbe temere la solitudine; non c’è il senso di colpa; non c’è il risentimento o un senso di fallimento. Nella nostra intimità più profonda e vera c’è il Signore che mi parla.

3. La prima parola: rallegrati.
Il principio della nostra vocazione è l’invito alla gioia, la rivelazione dell’intenzione di Dio di renderci felici di una “perfetta letizia”. Come si può intendere questa prima parola e il nome nuovo confidato da Dio nel segreto dell’intimità? Domande e domande, Maria si domandava che senso avesse. Domande. Forse non c’è tempo per le domande. Forse il viaggio in profondità, il pellegrinaggio verso la nostra verità risulta troppo arduo, richiede un silenzio che non si riesce a sopportare, una attenzione che risulta impossibile perché la mente, gli occhi, le emozioni sono invasi da troppi stimoli, richiami, invasioni. Perciò forse c’è la tentazione di trasformare il pellegrinaggio in un viaggio al di fuori di noi, in una gita per scoperte, per incontri, per ricerche scientifiche o per curiosità superficiali. Invece dimorando nelle domande è possibile entrare nella grande rivelazione della prima parola: rallegrati. La domanda non si ferma al ripiegamento su di sé, perché nell’interiorità continua il dialogo con l’angelo, il messaggero di Dio che conduce alla pace: non temere...

4. Allora ho detto: ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.
La parola persuasiva che viene da Dio conduce alla disponibilità ad accogliere l’annunciazione per fare della vita intera la risposta alla vocazione.
Non sono gradite “cose” né offerte, né olocausti, né sacrifici per il peccato. Sarebbe meschino pensare di accontentare Dio facendo delle cose, dedicandogli un po’ di tempo.
Maria, a compimento del discernimento, si dichiara disponibile alla sovrabbondanza della gioia: Magnificat!
Nel dialogo indicibile quale “eccomi!” potrà essere pronunciato?

Nec lingua valet dicere
Nec littera exprimere
Expertus potest credere
Quid sit Iesum diligere.

(Attribuito a s. Bernardo di Chiaravalle)

+ Mario Enrico Delpini