The priests of the Diocese of Ozieri (Italy) have written a letter in which they say they are very saddened by what the Vatican State is doing against their bishop.

È un grido di dolore quello che si erge dal presbiterio di Ozieri. Silere non possum, scrivono i preti. Non possiamo tacere, dicono. Con una lettera aperta i sacerdoti della Diocesi di Ozieri si dicono scioccati dall'atteggiamento che lo Stato del Papa, non uno Stato qualunque, sta sottoponendo il loro pastore ad un trattamento vergognoso. Di altri casi, non solo del processo, si lamentano moltissimi altri presbiteri dentro e fuori il Vaticano. Il Papa ha un atteggiamento ingiustificato. Un prefetto della Curia Romana sottovoce: "Forse ha avuto qualche trauma da bambino, qualche cattiva esperienza di qualche prete o suora che lo ha sgridato, sennò non si giustifica".  La lettera firmata dai preti di Ozieri è però un chiaro messaggio indirizzato a Francesco, il quale questa mattina ne ha ricevuto notizia. I preti sardi non hanno voluto rivolgersi personalmente a lui, pubblicamente, ma la lettera vuole far intendere a Francesco: "Ora basta, ci siamo stufati anche noi". Sì, perchè in effetti in Sardegna anche "le pecore" di cui il Papa vuole che i pastori abbiano l'odore, si sono scocciate e sono convinte dell'innocenza delle persone coinvolte in questa vicenda. Si tratta quindi di un grido di dolore, non altro, una sofferenza che sta tediando questo presbiterio, in particolare, da anni. Già al termine della prima perquisizione, che il vescovo Melis si era visto imporre, aveva espresso "meraviglia" perchè "saremmo stati disponibili a fornire la documentazione al Papa senza alcun problema", aveva riferito. Invece, Francesco aveva scelto di mandare, non solo la Guardia di Finanza grazie ad una rogatoria, ma aveva voluto anche la presenza di alcuni gendarmi sul posto. Circostanza possibile per il Codice di procedura penale italiano ma raramente messa in pratica. La polizia di uno Stato estero solitamente riceve le attività di indagine compiute dalle altre forze di Polizia. Ma Francesco vuole avere tutto sotto controllo, questo è chiaro. Ciò che ci domandiamo è se il Papa ha gli stessi pregiudizi nei confronti dei sardi che hanno i promotori di giustizia. In effetti Francesco, quando in Basilica incontrò alcuni pellegrini pugliesi, fece una battuta che la dice lunga sul suo modo di pensare. Disse: " Ma la Puglia è un pò pericolosa, no?". Salutando poi i fedeli che erano sbalorditi.

Possiamo certamente dire che questa è la prima lettera di un presbiterio intero che si rivolge, anche se indirettamente, a Francesco lamentandosi del sistema utilizzato.

S.I.

Silere non possum 

IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA 

“Nell’esercizio del loro ufficio di padri e di pastori, i vescovi si comportino in mezzo ai loro fedeli come coloro che servono (…). Raccolgano intorno a sé l’intera famiglia del loro gregge (…), vivano ed operino in comunione di carità”

Christus Dominus, 16 - Decreto del Concilio Ecumenico Vaticano II "sulla missione pastorale dei vescovi nella Chiesa

Riferendoci alla realtà di profonda comunione espressa in queste parole del Decreto “Christus Dominus” del Concilio Vaticano II sulla missione pastorale dei vescovi nella Chiesa noi sacerdoti della Dicesi di Ozieri desideriamo rendere manifesta la nostra piena vicinanza al nostro Pastore, Sua Eccellenza Mons. Corrado Melis. In questo anno e mezzo, abbiamo assistito, in religioso silenzio, all’assurda (e ancora oggi inspiegata nel merito e nel metodo) vicenda giudiziaria e mediatica che ha visto coinvolto un illustre figlio della nostra Diocesi, Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Card. Angelo Becciu, il nostro caro “don Angelino”, e di conseguenza la Diocesi stessa nella persona del Vescovo e della Caritas diocesana, nonché della cooperativa SPES.

Sebbene increduli riguardo alle accuse loro mosse, e sicuri della loro rettitudine e della personale innocenza, non abbiamo ritenuto opportuno fino ad ora esprimerci a riguardo. Il nostro silenzio, lungi dall’essere motivato da viltà o indolenza, è stato piuttosto informato da un reale rispetto delle autorità competenti, della magistratura inquirente nonché, in primo luogo, del Santo Padre al quale va sempre il nostro devoto ossequio e la nostra filiale obbedienza.

Ora, però, non possiamo più tacere, unitamente alla nostra grande indignazione e al nostro profondo dolore per ciò che nei fatti appare come un immotivato e pretestuoso accanimento nei confronti della nostra Diocesi, la nostra piena solidarietà al caro nostro Vescovo Corrado, e a tutta la nostra amata diocesi di Ozieri, segnata in questo tempo da tanta sofferenza.

Se non parlassimo noi, parlerebbero le pietre (cfr. Lc 19,40) delle tante opere visibili e invisibili, che testimoniano l’onestà, la correttezza, la trasparenza e lealtà che contraddistinguono l’operato di Sua Eccellenza; questi stessi valori che hanno da sempre informato il suo agire, mosso da zelo pastorale e carità fattiva, sono anche il costante riferimento a cui Egli non solo richiama noi presbiteri e tutti i collaboratori diocesani, ma che egli per primo rende manifesti con la sua azione. Abbiamo, infatti, potuto toccare con mano quanto Egli si sia donato e continui a spendersi per la porzione del popolo di Dio che gli è stata affidata, e attraverso di essa per l’intera Chiesa che ama e per la quale è disposto a dare la vita. Sono ben visibili i segni concreti che rendono evidente non solo il suo costante desiderio di mettere in pratica il Vangelo del Maestro, che chiede di amare tutti e in particolare i poveri e gli ultimi, ma anche il concreto impegno ad attuare le opere che rendono vera la carità. Tutto ciò che Egli ha fortemente voluto e realizzato, e che continua a realizzare (perché la carità non si ferma) è sempre stato condiviso prima con noi sacerdoti, e mosso dall’unica convinzione che solo amando e amando nella concretezza, si realizza questo stesso Vangelo.

Abbiamo toccato con mano la sua carità. Noi sacerdoti, insieme con i nostri parrocchiani, siamo testimoni di come tanti fratelli e sorelle più poveri e fragili nelle nostre parrocchie hanno potuto sostenere le loro famiglie proprio perché – attraverso di noi – lui stesso ha voluto aprire il cuore con generosità.

Con profondo affetto ci stringiamo in unità al nostro Vescovo attendendo la conclusione di questa triste e sofferta vicenda», conclude la lettera.

Ozieri, 3 aprile 2022

D. Guido Marrosu, Vicario Generale e il presbiterio diocesano di Ozieri