What are spiritual exercises?

Papa Francesco ha invitato la Curia Romana e il Collegio Cardinalizio a vivere – dal 18 al 23 febbraio 2024 – gli esercizi spirituali. Ma che cosa sono gli esercizi spirituali?

«Con Esercizi spirituali - spiega Sant'Ignazio - si intende ogni modo di esaminare la coscienza, meditare, contemplare, pregare vocalmente e mentalmente e altre operazioni spirituali. Come, infatti, il camminare e il correre sono esercizi corporali, così si chiamano esercizi spirituali tutti i modi di disporre l'anima a liberarsi di tutti gli affetti disordinati e, una volta eliminati, a cercare e trovare la volontà divina nell'organizzazione della propria vita per la salvezza dell'anima».

«La preghiera - spiega padre Silvano Fausti - è un esercizio per vivere, per scoprire la volontà di Dio, anzi, prima ancora, per essere liberi da tutto il disordine, il frastuono e le voci che abbiamo dentro, per capire quello che Dio vuole da noi e poi realizzarlo nella vita concreta, quindi è un esercizio per vivere. Come l’atleta fa tanti esercizi prima di affrontare le prove sportive, così i nostri esercizi servono per la vita quotidiana».

Gli esercizi spirituali sono una pratica molto utile per la vita cristiana. Concretamente si tratta di un tempo che il cristiano – chierico o laico - si ritaglia per poter stare nel silenzio a tu per Tu con il Signore. Il luogo – solitamente un monastero – è molto importante per poter agevolare, non solo il silenzio interiore ma anche quello esteriore.

Padre Fausti offre quattro motivi per cui vivere gli esercizi spirituali:

 “Deformata Reformare”

Proprio come gli abiti che indossiamo, la nostra vita immancabilmente si deforma un po’ alla volta ed ha bisogno di essere ripresa, rattoppata, stirata. Il sacerdote, ma anche il laico, è chiamato così a prendersi un momento da vivere “in disparte con Lui” per poter ricalibrare il proprio agire, il proprio essere.

“Reformata confermare”

 Conformarsi a Cristo: questo significa che ogni volta devo progredire, a piccoli passi, per continuare la mia sequela dietro a Colui che mi ha chiamato e mi chiama ad essere un discepolo dell’Amore.

“Conformata conformare”

È necessario consolidare il bene perché è molto fragile. Siamo spesso portati a valutare con molta superficialità ciò che fanno gli altri – lo ha ricordato anche l’Arcivescovo Delpini nell’omelia della prima domenica di Quaresima – senza neppure conoscere le realtà di cui parliamo, facciamo molta fatica a guardare a noi stessi e a compiere azioni buone. Gli esercizi spirituali ci “ricaricano”, ci servono proprio per ricordarci quali sono i punti su cui siamo più deboli e sui quali dobbiamo lavorare.

“Confirmata transformare”

Prima di tutto questo - spiega Fausti - dobbiamo prendere coscienza del male, perché tutto il male si consuma nell’incoscienza. Tutti i mali che viviamo o commettiamo sono da taluni sentiti come movimenti “a fin di bene”, o male che si consuma nell’incoscienza. È importante, quindi, prendere coscienza perché è per incoscienza che si commette il male.

Chierici ed esercizi spirituali 

 Per quanto riguarda i chierici vi è un vero e proprio invito anche dal punto di vista normativo a compiere gli esercizi spirituali. Oggi ci ritroviamo spesso schiavi dei progetti pastorali, delle linee guida, degli incontri e di tutto quanto riguarda l'attività organizzativa della parrocchia. Spesso, però, dimentichiamo di riservare spazio alla preghiera che è il luogo fondamentale dove Cristo ci chiama per imparare ad amare gli altri. Solo facendo esperienza vera di Lui saremo capaci di svolgere con frutto il ministero che ci è richiesto.

Il tempo degli esercizi spirituali - garantito anche dal diritto canonico come momento nel quale il presbitero deve potersi ritirare - è un momento particolarmente importante per fermarsi, prendere coscienza e programmare il proprio cammino di sequela.

Guardiamo ad alcuni documenti che la Chiesa ci offre per comprendere l'importanza di questa pratica. Per quanto riguarda il chierico in formazione, già nel 1980 la Sacra Congregazione per l’Educazione Cattolica firmava la lettera circolare su alcuni aspetti più urgenti della formazione spirituale nei Seminari e affermava: «Il silenzio esteriore. Quando esiste il silenzio interiore, esso richiede il silenzio esteriore, lo ricerca e lo procura. E, a sua volta, il silenzio esteriore si pone al servizio dell'altro. È necessario ad un seminario, che vuole preparare esperti maestri di preghiera, il silenzio esteriore: un regolamento dovrà provvedervi fin dall'inizio. Se tuttavia non si rende chiaro da dove proviene e a che cosa vuole condurre un simile silenzio, non potrà che essere insignificante e male accettato. Al contrario, quando il silenzio interiore si approfondisce, l'esigenza del silenzio esteriore si fa sempre più pressante e rigorosa. Non vi è alcun dubbio che in un seminario nel quale non esiste il silenzio esteriore, anche il silenzio spirituale è assente».

Il Codice di Diritto Canonico, nella sezione dedicata alla formazione dei chierici (cann. 232 – 264 CJC) al can. 246 - §5 CJC afferma: «Gli alunni facciano ogni anno gli esercizi spirituali» e per gli ordinandi al can. 1039 CJC prescrive: «Tutti coloro che debbono essere promossi a qualche ordine, attendano agli esercizi spirituali per almeno cinque giorni, nel luogo e nel modo stabiliti dall'Ordinario; il Vescovo, prima di procedere all'ordinazione, deve accertarsi che i candidati li abbiano debitamente compiuti».  

Al punto 88 della Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis troviamo scritto: «sono d'importanza fondamentale per la vita del sacerdote, in quanto, conducendo all'incontro personale con il Signore nel silenzio e nel raccoglimento, costituiscono un tempo privilegiato di discernimento personale e apostolico per una revisione progressiva e profonda della vita; proposti comunitariamente per i presbiteri favoriscono una partecipazione più ampia e il rafforzamento della comunione fraterna».

 Al punto 108: «Gli esercizi spirituali annuali, tempo di profonda verifica nell'incontro prolungato e orante con il Signore, vissuti in un clima di raccoglimento e di silenzio, devono poi essere ripresi e trovare una continuità, durante il corso dell'anno, nei ritiri periodici e nella preghiera quotidiana. Così facendo, nel cuore del seminarista, plasmato dall'azione dello Spirito, gradualmente si manifesterà e si consoliderà il desiderio di spendere, con generosità, la propria vita nell'esercizio della carità pastorale».

Nell’esortazione apostolica Pastores Dabo Vobis San Giovanni Paolo II scriveva: «Ci sono poi gli incontri di spiritualità sacerdotale, come gli esercizi spirituali, le giornate di ritiro e di spiritualità, ecc. Sono un'occasione per una crescita spirituale e pastorale, per una preghiera più prolungata e calma, per un ritorno alle radici dell'essere prete, per ritrovare freschezza di motivazioni per la fedeltà e lo slancio pastorale». 

Anche il Direttorio per il Ministero e la Vita dei Presbiteri della Congregazione per il Clero al punto 103 prevede: «Ritiri ed Esercizi Spirituali. Come dimostra la lunga esperienza spirituale della Chiesa, i ritiri e gli esercizi spirituali sono uno strumento idoneo ed efficace per un’adeguata formazione permanente del clero. Essi conservano anche oggi tutta la loro necessità ed attualità. Contro una prassi che tende a svuotare l’uomo di tutto ciò che è interiorità, il sacerdote deve trovare Dio e se stesso facendo delle soste spirituali per immergersi nella meditazione e nella preghiera. Per questo la legislazione canonica stabilisce che i chierici: «sono tenuti a partecipare ai ritiri spirituali, secondo le disposizioni del diritto particolare». Le due modalità più usuali, che potrebbero essere prescritte dal Vescovo nella propria diocesi, sono il ritiro spirituale di un giorno, possibilmente mensile, ed i corsi annuali di ritiro, ad esempio di sei giorni. È molto opportuno che il Vescovo programmi ed organizzi i ritiri periodici e gli esercizi spirituali annuali in modo che ogni sacerdote abbia la possibilità di sceglierli tra quelli che normalmente vengono tenuti, nella diocesi o fuori, da sacerdoti esemplari, Associazioni sacerdotali o da Istituti religiosi particolarmente sperimentati per il loro stesso carisma nella formazione spirituale, o presso monasteri. È anche consigliabile l’organizzazione di un ritiro speciale per sacerdoti ordinati negli ultimi anni, nel quale abbia parte attiva lo stesso Vescovo. Durante tali incontri, è importante che si focalizzino temi spirituali, si offrano larghi spazi di silenzio e di preghiera e siano particolarmente curate le celebrazioni liturgiche, il sacramento della Penitenza, l’adorazione eucaristica, la direzione spirituale e gli atti di venerazione e di culto alla Beata Vergine Maria. Per conferire maggiore importanza ed efficacia a questi strumenti di formazione, il Vescovo potrebbe nominare appositamente un sacerdote col compito di organizzare i tempi e i modi del loro svolgimento. In ogni caso, bisogna che i ritiri, e specialmente gli esercizi spirituali annuali, siano vissuti come tempi di preghiera e non come corsi di aggiornamento teologico-pastorale».

Esercizi spirituali della Curia Romana 

Papa Francesco in questi anni ha scelto di modificare la struttura degli esercizi spirituali rispetto a quanto avveniva con i suoi successori. Piuttosto che il Palazzo Apostolico, il Papa ha scelto di recarsi presso la Casa Divin Maestro di Ariccia.

A seguito dei dissidi con la Curia Romana - in particolare dopo la pubblicazione di Praedicate Evangelium - Francesco non si reca più ad Ariccia e gli esercizi spirituali non vengono più vissuti dalla Curia Romana insieme al Papa. L'invito, quindi, è quello a ritirarsi in modo personale. Bergoglio afferma di farlo anche lui personalmente a Santa Marta ma, purtroppo, nella pratica non cambia il suo stile di vita. Semplicemente vengono sospese alcune udienze.

La pratica degli esercizi spirituali della Curia Romana durante la Quaresima era una prassi consolidata fin dai tempi di San Paolo VI. Nel 1964 Montini fissò per la prima settimana di Quaresima, per i membri della Curia Romana, un periodo di ritiro spirituale. Ad inaugurare questa tradizione degli Esercizi spirituali nello stile di sant’Ignazio di Loyola, pensati e rivolti agli stretti collaboratori del Romano Pontefice, fu Pio XI il quale fissò questa “settimana” di ritiro non durante la Quaresima - come succede oggi - ma nel periodo di Avvento con l’enciclica Mens Nostra, emanata il 20 dicembre 1929.

d.S.L.

Silere non possum