Vengono - Nel cuore dell’Anno Giubilare, si è svolta oggi, martedì 13 maggio 2025, una celebrazione particolarmente significativa nella Basilica del Seminario di Venegono: l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Enrico Delpini, ha presieduto l’Eucaristia in occasione della tradizionale Festa dei Fiori, durante la quale si sono presentati gli 11 diaconi ambrosiani prossimi all’ordinazione presbiterale, prevista per il 7 giugno. Una data simbolica, che segna anche il cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale dell’Arcivescovo Mario e dei suoi confratelli di ordinazione.
L’omelia dell’Arcivescovo: l’amore che vince il tempo, il potere e l’istituzione
Nella sua omelia, mons. Delpini ha offerto una profonda meditazione sull’amore come forza trasfigurante e rigeneratrice. Utilizzando un suggestivo stile dialogico, ha immaginato tre “dialoghi” simbolici in cui il tempo, il potere e l’istituzione si rivolgono all’amore per minacciarne la vitalità, ciascuno a suo modo.
Il tempo, ha detto l’Arcivescovo, tenta di stancare l’amore, di logorarlo nell’abitudine e nella noia. Ma l’amore risponde trasformando la durata in fedeltà sapiente, la stanchezza in commozione, l’usura in gioia ritrovata. Così l’amore diventa il luogo dove “il tempo è occasione” e la promessa dell’Apocalisse si realizza: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.
Il potere, poi, minaccia l’amore con la logica dell’efficienza, del narcisismo, dell’abuso. Ma anche qui l’amore risponde trasformando la posizione in servizio, la gestione in cura per i poveri, l’autorità in responsabilità esposta: “Ho trasformato il potere in servizio”, dice l’amore, richiamando le parole di Zaccheo che restituisce ai poveri ciò che ha.
Infine, l’istituzione cerca di rendere sterile l’amore, appesantendolo con la burocrazia, la formalità, la perdita del cuore. Ma l’amore riesce a rigenerare anche questo: l’istituzione diventa forma storica della comunità, garanzia di universalità, espressione di comunione e corresponsabilità.
In conclusione, mons. Delpini ha invitato a riconoscere nell’amore la vita stessa di Dio che, attraversando il tempo e le tentazioni, continua a vincere e a trasfigurare la realtà: “L’amore resiste, l’amore vince, l’amore trasfigura il tempo in fedeltà, il potere in servizio, l’istituzione in comunità”.

Pasolini: “Accompagnare i giovani nella loro vocazione”
Durante la mattinata, padre Roberto Pasolini OFM Cap., predicatore della Casa Pontificia, ha proposto una meditazione dal titolo: “Accompagnare i giovani di oggi nel cammino della vita e nel cammino vocazionale”. Con sguardo lucido e compassionevole, ha descritto il nostro tempo come un’epoca di profonda destrutturazione, in cui i riferimenti si sono dissolti e le nuove generazioni si trovano a scrivere su fogli bianchi. È, ha detto, “la prima generazione incredula”, per cui Dio non è più una presenza scontata.
Padre Pasolini ha insistito sulla necessità di un accompagnamento personale, fondato su amore, ascolto e rispetto della libertà: “Non può più esistere un accompagnamento freddo e distaccato. Serve una comunione di sincerità, una vicinanza che non nasconde la propria fragilità”. L’immagine biblica di Eli e Samuele è stata il punto di riferimento per descrivere il compito degli educatori spirituali: “Anche noi dobbiamo riconoscere che non vediamo bene. Solo se ci lasciamo convertire nello sguardo possiamo accompagnare davvero”.
Una festa carica di speranza
La Festa dei Fiori 2025 ha così offerto, nei suoi toni solenni e familiari, un’immagine viva e profonda della Chiesa Ambrosiana: una Chiesa che guarda al futuro con trepidazione e speranza, che si interroga su come essere madre nonostante la società fluida e disincantata di oggi, e che non rinuncia ad annunciare l’amore come forza trasformatrice e fedele, anche nel tempo della crisi. Una giornata di grazia, memoria e profezia, nel cuore di un Seminario che da 90 anni custodisce, nel silenzio e nella preghiera, il mistero della vocazione e della fedeltà.
d.L.V. e P.S.
Silere non possum