Milano - Il 10 agosto 2025, la Conferenza Episcopale Francese ha diffuso un comunicato nel quale si legge: “In Francia, nelle ultime settimane, l’attualità ecclesiale è stata molto intensa. Desideriamo ricordare che la nostra Chiesa, ormai da diversi anni, ha intrapreso con coraggio il cammino della verità nella dolorosa questione degli abusi commessi al suo interno. È molto importante proseguire questo lavoro in tutti i settori della vita ecclesiale. A poco a poco, abbiamo imparato a guardare questi fatti innanzitutto dal punto di vista delle persone che ne sono state vittime e che ne subiscono le conseguenze per tutta la vita. Questo cambiamento di prospettiva, l’ascolto sconvolgente della loro sofferenza e del loro dolore, l’accoglienza del loro invito a proseguire umilmente con loro un cammino di verità, hanno avviato, per la nostra istituzione ecclesiale, un lungo ed esigente lavoro di conversione, che siamo determinati a portare avanti. In questo spirito, abbiamo avviato un dialogo costruttivo con Mons. Guy de Kerimel, arcivescovo di Tolosa, invitandolo a riconsiderare la decisione da lui presa riguardo alla nomina del Cancelliere della sua diocesi. Infatti, una simile nomina a un incarico così importante, sia dal punto di vista canonico che simbolico, non può che riaprire ferite, risvegliare sospetti e disorientare il popolo di Dio. Tra pochi giorni, la solennità dell’Assunzione della Vergine Maria segnerà un nuovo momento molto intenso nei nostri diocesi, dopo la grande e bella settimana del Giubileo dei giovani a Roma. «Il mondo ha bisogno di un messaggio di speranza. Voi siete questo messaggio!», ha detto loro il Papa. Facendo eco a questo appello, invitiamo tutti coloro che si riuniranno per le celebrazioni del 15 agosto a unire le proprie preghiere per il rispetto della vita e per la pace nel mondo”.
Questo atteggiamento da parte dei vescovi francesi è scandaloso e grida vendetta al cospetto di Dio. Gesù Cristo fu trattato allo stesso modo con cui ora i vescovi francesi trattano mons. Guy de Kerimel.
Il Vangelo di Giovanni (8,1-11) ci racconta: “Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»”
“Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo”: lo stesso atteggiamento che oggi ritroviamo nella stampa e in associazioni che si definiscono persino cattoliche. Mettono alla prova i vescovi, mettono alla prova i preti e gli stessi fedeli al fine di capire “se difendono i bambini o insabbiano”. E il sillogismo è: “Se parlano di diritto alla difesa degli accusati o riabilitazione di chi ha scontato la pena, allora insabbiano”. Lo stesso atteggiamento che usano i Sempronio della situazione con la questione palestinese: “Difendi i diritti dei palestinesi? Sei filoHamas”.
La difesa dei minori è indiscutibile: bisogna proteggerli in modo assoluto e garantire una formazione sacerdotale che prevenga queste patologie. E stiamo parlando proprio di patologie. Le patologie si curano: i vescovi francesi dovrebbero saperlo. Dal punto di vista canonico e civile, è previsto che una persona sconti la propria pena e intraprenda un percorso psichiatrico per estirpare la pedofilia (disturbo pedofilico). Ma qui siamo di fronte a un’altra cosa: la gogna pubblica, l’eliminazione dal contesto sociale, la cancellazione attraverso l’esilio.
Il Vangelo ci ricorda le parole che Gesù rivolse ai vari “giornalisti, tradizionalisti, fedeli esecutori e dottori della legge del tempio”: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. Oggi servirebbe qualcuno che ricordasse ai vescovi francesi – e a tutti coloro che puntano il dito – che molti presbiteri sono stati accusati, arrestati e pubblicamente messi alla berlina sulla base di contestazioni dal fondamento probatorio quanto meno fragile. Anzi, sarebbe ancora più utile ricordare loro che mentre attaccano coloro che hanno pagato il loro “debito con la giustizia”, ed hanno anche fatto percorsi psichiatrici e psicologici per guarire dalle loro malattie, ci sono peccati loro che nessuno osa guardare.
Un esempio: mentre si perseguitano coloro che sono ritenuti colpevoli, non si fa nulla per prevenire nei seminari quei processi degenerativi che nascono da assenza di formazione affettiva, preferendo invece fare la caccia alle streghe contro coloro che si accusano di omosessualità o tradizionalismo.

I farisei del nostro tempo
Viviamo in una Chiesa immersa in una triste follia, dove si finge di combattere il fenomeno degli abusi limitandosi a gettare le persone nella gogna mediatica, senza neppure la volontà di verificare realmente le accuse. Si firmano reprensioni canoniche e dimissioni dallo stato clericale senza nemmeno convocare gli interessati. A farlo sono spesso coloro che, mentre si atteggiano a puritani con gli altri, accumulano denaro nelle fondazioni per costruire “nuove strutture” e portano nei santuari giovani donne che indossano l’abito religioso e fondano comunità destinate, nel giro di poco, a diventare focolai di scandali, con abusi e manipolazioni delle coscienze pronti a travolgere intere diocesi.
Nella Chiesa – dove l’ipocrisia sembra aver preso il sopravvento – siamo abituati così: chi è accusato di gravi crimini viene cacciato fuori dalla porta con disprezzo e pubblica presa di distanza. Un atteggiamento che Gesù non ci risulta abbia mai tenuto.
Perché lo facciamo? Per paura non perché sposiamo la causa. Per evitare che accusatori e investigatori restino troppo a lungo nella “hall” e scoprano le vere radici del problema. Perché potrebbero accorgersi che, anche quando facciamo redigere relazioni sulle comunità abusanti ai nostri amici – che sono scelti perché anche vicini al Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica – gli abusi esistono comunque e la manipolazione delle coscienze pure. Agiamo seguendo quel metodo appreso nei corridoi dove prospera la peggiore degenerazione di CL – completamente estranea a don Giussani – un sistema in cui le amicizie influenti e le conoscenze strategiche consentono di tenere a bada stampa e organi di controllo.
Potrebbero perfino rendersi conto che, se nella Chiesa si verificano episodi di abusi e pedofilia, la colpa è anche nostra: non formiamo adeguatamente le persone, trattando l’affettività e la sessualità con totale incompetenza o, nel migliore dei casi, relegandole a tabù.

Le false accuse e i due pesi e due misure
Poi magari si scopre che chi denuncia, a distanza di 20 anni da presunti abusi subiti in infanzia, agisce per vendetta e afferma il falso per odio verso determinate istituzioni, magari per essere stato messo alla porta dopo aver arrecato gravi danni a chi lo aveva accolto.
Persone che hanno iniziato a sputare veleno contro coloro che avevano consigliato percorsi psicologici che gli avrebbero permesso di superare gravi problematiche. Basti pensare al caso che Silere non possum portò alla luce nel 2022: Giovanni Castiglia, ex aspirante sacerdote che è stato attinto anche da un provvedimento di divieto di accesso allo Stato della Città del Vaticano. Anni fa, accusò un sacerdote di aver abusato di lui solo perché quel presbitero aveva riferito al Direttore di Tv2000 chi fosse e cosa avesse fatto a Francofonte questo ragazzo. Direttore che il Castiglia aveva a sua volta tentato di raggirare. Il sacerdote si ritrova così imputato di crimini gravi e infamanti, del tutto privi di prove. Oggi pende in Italia un processo penale che, oltre a non aver offerto una sola prova di questi abusi, mostra falle evidenti: i testimoni citati in giudizio non si presentano, intimoriti dal Castiglia, esponendosi così a pesanti conseguenze penali ed economiche. Sul piano ecclesiastico è in corso un procedimento penale canonico in cui vengono pronunciate affermazioni prive di qualsiasi attinenza con l’accusa. Il processo, peraltro, è condotto da ecclesiastici che, in passato o tuttora, hanno avuto contatti con il querelante, il quale è noto per trascorrere le proprie giornate chiedendo l’amicizia su Facebook a migliaia di presbiteri e seminaristi. Ne derivano costanti problematiche, poiché tali soggetti non possono garantire l’esercizio delle proprie funzioni in modo terzo e imparziale, a tutela tanto dell’accusato quanto dell’accusante.
Nel frattempo, la vita di questo prete accusato è stata irrimediabilmente segnata, solo perché quel ragazzo ha deciso di “fargliela pagare”. Nessuna prova è mai stata presentata in giudizio, né civile né canonico, di questi abusi. Eppure il sacerdote è stato sbattuto sulle prime pagine dei giornali e ha ricevuto provvedimenti cautelari da parte del proprio ordinario.
Il Castiglia, però, continua a girare per l’Italia cercando di abbindolare sacerdoti sprovveduti che lo lasciano indossare talare e fascia e partecipano con lui a momenti pubblici dove il ragazzo è chiaramente conosciuto per il suo operato. Costui vive in Lombardia in casa con l'ex canonico di Santa Maria Maggiore che, proprio a motivo del Castiglia, è stato allontanato dalla Basilica di Santa Maria Maggiore. Un presbitero americano che la Segreteria di Stato aveva tentato di aiutare prospettandogli la possibilità di vivere in un monastero in Lazio al fine di liberarsi di questo ragazzo problematico. Purtroppo, però, parliamo di un prete vittima di un ventenne che lo ha aggredito e minacciato in diverse occasioni e Silere non possum ha ottenuto registrazioni audio e video in merito.
Schizofrenia clericale
Nella Chiesa siamo avvolti da un’ipocrisia che fa venire la pelle d’oca. Un confratello che ha già pagato per colpe che neppure è certo abbia commesso e che oggi viene proposto come Cancelliere della diocesi di Tolosa per le sue comprovate capacità, non può assumere quell’incarico: niente perdono, niente possibilità di riscatto, solo la cancellazione dalla faccia della terra.
Al contrario, un giovane che ha arrecato danni a confratelli e all’intera istituzione al punto da essere stato allontanato dallo Stato della Città del Vaticano con un provvedimento ufficiale (documenti che non vengono emessi con facilità), che ha provocato sanzioni contro un canonico, che ha falsamente accusato di abusi un altro sacerdote e che trascorre le giornate infamando preti (e non solo) definendoli immorali, lui dobbiamo accoglierlo, perdonarlo, ospitarlo per giorni in casa nostra mettendo a rischio l’intera diocesi e magari offrirgli pure un lavoro. Il comunicato della Conferenza Episcopale Francese non rappresenta un atto di coraggio, ma l’ennesima manifestazione di una giustizia farisaica, in cui il bisogno di apparire inflessibili prende il posto della verità e della misericordia del Vangelo. È l’ulteriore conferma di una deriva che, negli ultimi anni, sembra quasi preludere a una volontà di autoestinzione che qualcuno ha maturato.
d.M.T.
Silere non possum