Città del Vaticano — Nella Basilica di San Pietro, questo pomeriggio, il Santo Padre Leone XIV ha presieduto la Santa Messa con gli studenti delle Università Pontificie. Al termine della celebrazione, il Pontefice ha firmato la Lettera Apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza”, un documento che si inserisce nel cuore del Giubileo e che intende offrire una riflessione profonda sul compito della cultura e della fede nell’epoca presente. Subito dopo la Celebrazione, il Santo Padre si è trasferito a Castel Gandolfo, dove trascorrerà le prossime ore di riposo.
“Lo studio come guarigione dello sguardo”
Nell’omelia, Papa Leone XIV ha offerto ai giovani universitari e al mondo accademico una meditazione intensa sul valore dello studio e della ricerca come cammino di liberazione interiore e di speranza, prendendo spunto dal passo evangelico di san Luca (13,10-17), in cui Gesù guarisce la donna curva.
“La vita è viva solo se è in cammino, solo se sa compiere dei passaggi, cioè se è capace di fare Pasqua,” ha detto il Papa. “Come la donna curva del Vangelo, rischiamo di restare prigionieri di uno sguardo centrato su noi stessi. Ma la grazia dello studio, quando è vissuto con apertura e inquietudine spirituale, ci guarisce: ci rialza e ci dona uno sguardo nuovo.”
Leone XIV ha poi definito la condizione dell’ignoranza come una chiusura dello spirito, una “curvatura” che impedisce di vedere oltre sé stessi. Lo studio e la ricerca, invece, se vissuti come vocazione e servizio, diventano strumenti per alzare lo sguardo verso Dio, verso gli altri, verso il mistero della vita.
“Chi studia si eleva”, ha proseguito il Pontefice, “allarga i propri orizzonti e le proprie prospettive, per recuperare uno sguardo che non si fissa solo in basso, ma è capace di guardare in alto. Questa è la grazia dello studente, del ricercatore, dello studioso: ricevere uno sguardo ampio, che non teme le domande e che vince la pigrizia intellettuale.”
Una Chiesa che ha bisogno di pensatori liberi
Il Santo Padre ha richiamato la responsabilità delle Università Pontificie come luoghi di guarigione dello spirito e non meri laboratori di idee astratte. Lo studio - ha detto - deve diventare atto d’amore, un modo concreto di rialzare l’altro, come Gesù fece con la donna del Vangelo.
“Educare somiglia al miracolo raccontato da questo Vangelo”, ha spiegato Leone XIV, “perché il gesto di chi educa è rialzare l’altro, rimetterlo in piedi, aiutarlo a maturare una coscienza e un pensiero critico autonomi. Le Università Pontificie devono poter continuare questo gesto di Gesù”.
Il Papa ha poi citato Agostino, Tommaso d’Aquino, Teresa d’Avila ed Edith Stein, maestri che hanno saputo unire pensiero e vita, invitando gli studenti a fare altrettanto. “È importante coltivare questa unità”, ha ammonito, “perché quanto accade nelle aule non rimanga un esercizio intellettuale, ma diventi una realtà capace di trasformare la vita.”

L’università come luogo di speranza
Il discorso del Pontefice si è concluso con una visione alta dell’educazione come via di comunione e di rinascita spirituale. Lo studio - ha detto - può diventare una forma di carità, perché “sazia la fame di verità e di senso” e ricorda all’uomo di non essere solo: “Ciò che riceviamo mentre cerchiamo la verità ci aiuta a scoprire che non siamo creature gettate per caso nel mondo, ma apparteniamo a qualcuno che ci ama.”
Infine, il Papa ha affidato gli studenti alla Vergine Maria, Sede della Sapienza, pregando perché il loro cammino accademico diventi testimonianza di speranza e libertà: “Che l’università vi formi a essere donne e uomini mai curvi su voi stessi ma sempre in piedi, capaci di portare nei luoghi dove andrete la gioia e la consolazione del Vangelo.”
Con la firma della Lettera Apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza”, Leone XIV sembra voler imprimere nel cuore dell’Anno giubilare un messaggio decisivo: la fede non teme la ricerca, e la speranza nasce proprio dallo sguardo di chi osa pensare, studiare e credere - in piedi, davanti a Dio e alla vita. Il documento sarà pubblicato domani.
d.F.T.
Silere non possum