Città del Vaticano – Questa mattina alle ore 10.30, in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha presieduto la Santa Messain occasione del Giubileo della Vita Consacrata, celebrando insieme ai religiosi e alle religiose giunti da varie parti del mondo. L’omelia del Pontefice ha ruotato intorno alle parole di Gesù nel Vangelo di Luca: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Lc 11,9).

Il Papa ha indicato in questi tre verbi — chiedere, cercare, bussare — la chiave per comprendere la vocazione di chi ha scelto di seguire Cristo nei consigli evangelici. «Sono atteggiamenti familiari per voi», ha detto Leone XIV, «abituati dalla pratica dei voti a domandare senza pretendere, docili all’azione di Dio». Nella povertà che riconosce tutto come dono, nell’obbedienza che si apre ogni giorno a scoprire la volontà divina, e nella castità che sa donarsi con gratuità, il Papa ha riconosciuto il cuore della vita consacrata: un cammino di abbandono fiducioso nelle braccia del Padre.

Rileggendo il passo del profeta Malachia, Leone XIV ha invitato i consacrati a riscoprire la gratuità della propria vocazione: «Siamo qui prima di tutto perché Lui ci ha voluti ed eletti, da sempre». Questo, ha sottolineato, è motivo di memoria e riconoscenza: guardare indietro per riconoscere come Dio, nel corso degli anni, abbia fatto crescere la fede, purificato la carità, moltiplicato i talenti, anche attraverso la sofferenza. È in questo sguardo retrospettivo — talvolta ferito ma sempre redento — che si misura la fedeltà di Dio e la perseveranza dell’uomo.

Nella seconda parte dell’omelia, il Pontefice ha proposto una riflessione profonda su Dio come pienezza e senso della vita: «Senza di Lui nulla esiste, nulla ha senso, nulla vale». Citando Sant’Agostino, ha ricordato la sete di infinito che abita ogni cuore umano: una luce che non si spegne, un sapore che non si guasta, una fame che non trova sazietà. In questa tensione verso l’assoluto, i consacrati sono chiamati a essere testimoni del primato di Dio, «spogliandosi di tutto» per mostrare che solo Lui basta.

Come i fondatori e le fondatrici che, innamorati di Dio, si fecero “tutto per tutti” (1Cor 9,22), così oggi i religiosi sono invitati a non lasciarsi paralizzare da una società che spesso ripete «È inutile servire Dio» (Ml 3,14). A questo pensiero sterile e disincantato, il Papa ha contrapposto la gioia dell’amore duraturo, che nasce da una vita donata, solida, radicata nella fedeltà e nella preghiera: «Siate come alberi rigogliosi – ha detto – capaci di diffondere nel mondo l’ossigeno di un modo autentico di amare». Infine, Leone XIV ha richiamato la dimensione escatologica della vita consacrata: una vita che vive nel mondo, ma con lo sguardo rivolto all’eternità. «Chiedere, cercare e bussare», ha affermato, «significa anche orientare tutto verso la domenica senza tramonto, quando l’umanità intera entrerà nel riposo di Dio». In questo senso, ha ricordato, il Concilio Vaticano II affida ai consacrati la missione di essere testimoni dei beni futuri.

Concludendo, il Papa ha citato le parole di san Paolo VI tratte da Evangelica testificatio: un invito a conservare la semplicità dei piccoli, a rimanere poveri, miti e puri di cuore, perché solo così il mondo potrà conoscere «la pace di Dio». 

D.T.
Silere non possum