Gerusalemme - Le religioni antiche cercavano il divino nel cielo; la Bibbia, invece, lo ha collocato in una terra. È qui la differenza decisiva: Dio non si contempla, si incontra. E l’incontro non avviene in un’idea, ma in un luogo. Perché la fede biblica non è un’estasi, ma un’incarnazione: Dio entra nella storia, abita le case, percorre le strade, si lascia toccare. I luoghi santi restano dunque la memoria fisica di un Dio che non ha mai smesso di farsi prossimo.
Camminare in Terra Santa significa ritornare a quella grammatica originaria della fede, dove il tempo si intreccia con lo spazio e la Parola si fa paesaggio. Ogni roccia, ogni rovina, ogni silenzio ha una voce che precede le parole. In queste contrade, la fede non è mai un concetto: è un cammino. E chi vi si avventura comprende che la salvezza non è un altrove, ma un attraversamento. Il pellegrino non è un turista: è un uomo in ricerca. Non va per vedere, ma per lasciarsi vedere. La polvere che solleva diventa preghiera, la fatica del passo si trasforma in ascolto. Come Israele nell’Esodo, anche lui scopre che la promessa non è una meta, ma un movimento. Non è il possesso di un luogo, ma la tensione verso un incontro.
Eppure, in questi spazi segnati da millenni di storia e di sangue, il credente comprende che la santità non coincide con la purezza. Gerusalemme non è mai stata intatta, Betlemme non è mai stata quieta, Nazaret non è mai stata senza rumore. La Terra Santa vive la stessa contraddizione dell’uomo: è ferita e benedetta, luminosa e fragile, contesa e amata. Ma proprio in questa mescolanza di grazia e frattura si rivela l’autenticità del divino, che non abita il perfetto ma trasfigura l’imperfetto.
Visitare un luogo santo è dunque un atto di realismo spirituale: riconoscere che Dio continua a camminare nella storia anche quando noi la crediamo perduta. È lasciarsi insegnare che ogni luogo può diventare santo, se attraversato da uno sguardo di fede. Non si tratta di conservare un paesaggio, ma di custodire una memoria viva. Alla fine, il pellegrino che ritorna non porta via sabbia o fotografie, ma un modo diverso di abitare il mondo. Ha scoperto che la vera Terra Santa comincia dove finisce la mappa: nella propria casa, nei gesti quotidiani, nei luoghi in cui il Vangelo può ancora incarnarsi. Perché il mistero non è confinato a un confine geografico, ma continua a farsi presente ogni volta che la terra osa ricordare Dio.
d.M.B.
Silere non possum