Assisi - Alle 16 di oggi, lunedì 17 novembre 2025, presso la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, si è aperta la 81ª Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, che riunisce i vescovi dal 17 al 20 novembre ad Assisi. Al centro dei lavori ci sono le linee di indirizzo e le decisioni da assumere al termine del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia. A concludere l’Assemblea, giovedì 20 novembre alle 9.30, sarà Papa Leone XIV, che incontrerà i vescovi nella Basilica di Santa Maria degli Angeli: l’appuntamento si svolgerà a porte chiuse.

Nel corso dei giorni sono previste anche due celebrazioni pubbliche: martedì 18 novembre, alle 19.15, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, i Vespri e la preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, presieduti da S.E.R. Mon. Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e vescovo delegato per il Servizio regionale per la tutela dei minori e mercoledì 19 novembre, alle 19, nella Basilica Inferiore di Assisi, i Vespri e la preghiera per la pace con un appello, presieduti dal cardinale Matteo Zuppi.

Il quadro dei lavori: dal Cammino sinodale alle scelte per il futuro

L’Assemblea si colloca in una fase decisiva del Cammino sinodale. Dopo l’approvazione del Documento di sintesi da parte della terza Assemblea sinodale (25 ottobre), i vescovi sono chiamati ora a confrontarsi su priorità, delibere e note elaborate a partire dal testo votato. Le decisioni che matureranno in questi giorni serviranno a delineare le prospettive pastorali per i prossimi anni, che saranno poi discusse e definite nella prossima Assemblea generale di maggio 2026. Martedì 18, dopo il saluto di mons. Thibault Verny, presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, i lavori proseguiranno nei Gruppi di studio. All’ordine del giorno figurano inoltre: l’approvazione del documento “L’insegnamento della religione cattolica: laboratorio di cultura e dialogo” e la presentazione dei documenti “Educare alla pace”.

L’introduzione del cardinale Zuppi: fine della cristianità, non del cristianesimo

Nell’introduzione che ha aperto i lavori, il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, ha anzitutto ricordato i vescovi defunti dall’ultima Assemblea e salutato i nuovi confratelli e i presuli divenuti emeriti, sottolineando la continuità del loro servizio alle Chiese locali.

Il cuore dell’intervento si è però concentrato sulla fase ecclesiale che l’Italia sta vivendo, sul magistero di Papa Leone XIV e sul passaggio storico che il cardinale ha descritto senza reticenze: «Affermando che “la cristianità è finita” si intende che la nostra società non è naturalmente più cristiana. Ma questo non deve spaventarci! (…) La fine della cristianità non segna affatto la scomparsa della fede, ma il passaggio a un tempo in cui la fede non è più data per scontata dal contesto sociale, bensì è adesione personale e consapevole al Vangelo».

Richiamando le analisi del filosofo Charles Taylor, Zuppi ha indicato il nuovo scenario: da una società in cui «era praticamente impossibile non credere in Dio» a una in cui la fede è «una possibilità umana tra le altre». Da qui la convinzione che se tramonta la cristianità, non tramonta il cristianesimo: «Se quindi la cristianità è finita, non lo è affatto il cristianesimo: ciò che tramonta è un ordine di potere e di cultura, non la forza viva del Vangelo». Silere non possum ne ha parlato qui.

Per il cardinale, questo tempo non è una sconfitta ma un kairos, un’occasione di purificazione e di ritorno all’essenziale: «È questo il momento in cui l’annuncio del Vangelo deve essere più luminoso, come la lampada che arde nella notte. (…) In questo orizzonte, la fine della cristianità non è una sconfitta, ma un kairos: l’occasione di tornare all’essenziale, alla libertà degli inizi, a quel “sì” pronunciato per amore, senza paura e senza garanzie. Il Vangelo non ha bisogno di un mondo che lo protegga, ma di cuori che lo incarnino». Silere non possum ne ha parlato qui.

Il magistero di Leone XIV: pace, giustizia, Chiesa che non teme la vulnerabilità

Zuppi ha inserito questa lettura nel solco dei primi sei mesi di pontificato di Leone XIV, ricordando alcuni assi portanti dei suoi interventi: «La centralità dell’annuncio del Vangelo, l’unità della Chiesa, l’esercizio della collegialità nella sinodalità, la promozione di una pace “disarmata e disarmante” in un mondo che al contrario si esercita nella forza, riempie gli arsenali e svuota di conseguenza le scuole, gli ospedali, i granai; l’attenzione alla dignità della persona umana, dal suo inizio alla fine, tutta da amare, curare e custodire, sempre e per tutti». Ha ricordato le parole rivolte dal Papa ai vescovi italiani lo scorso 17 giugno, ponendole come bussola del loro ministero: «Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri. Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo, ed è il Vangelo che siamo inviati a portare, perché è di questo che tutti, noi per primi, abbiamo bisogno per vivere bene ed essere felici». Nel discorso al Corpo diplomatico, Leone XIV ha offerto – ha ricordato Zuppi – una lettura globale delle crisi attuali attraverso la triade pace-giustizia-verità, insistendo sulla libertà religiosa, sulla diplomazia multilaterale, sulla critica alla corsa agli armamenti e sulla centralità della famiglia come «società piccola ma vera». In questo contesto il Cardinale Presidente ha collocato il compito delle Chiese in Italia: «Come Chiese in Italia, sentiamo oggi più fortemente l’appassionante chiamata ad andare nella grande messe di questo mondo (…) per annunciare il Vangelo della vita eterna a chi, a tentoni, cerca speranza, per curare le sofferenze di una folla stanca e sfinita perché senza pastore».

“Dilexi te”: la Chiesa dei poveri e la conversione delle strutture

Un passaggio dell’introduzione è stato dedicato all’Esortazione apostolica di Leone XIV Dilexi te, elaborata sulla scia del libro del suo amico Vincenzo Paglia, anch’egli membro della Comunità di Sant’Egidio. Zuppi ha definito questo documento «un dono» ricevuto alle soglie dell’Avvento: «In queste pagine, che mi hanno molto toccato, rifluisce il messaggio di papa Francesco e la sapienza di Leone XIV, in una continuità profetica che è fondamentale per la comunione nella Chiesa».

Richiamando il filo che parte da Giovanni XXIII – «la Chiesa di tutti e particolarmente la Chiesa dei poveri» – il cardinale ha insistito sulla scelta preferenziale per i poveri come criterio di rinnovamento ecclesiale: «La Chiesa è di tutti, se lo è per i fratelli più poveri. (…) “La scelta prioritaria per i poveri genera un rinnovamento straordinario sia nella Chiesa che nella società” (Dilexi te, 7). Quando pensiamo di rinnovare la Chiesa senza scegliere di stare gratuitamente con i poveri questo rinnovamento è lasciare fuori Gesù». Zuppi ha citato con forza alcuni passaggi dell’Esortazione: «Diventa normale ignorare i poveri e vivere come se non esistessero. Si presenta come la scelta ragionevole organizzare l’economia chiedendo sacrifici al popolo, per raggiungere certi scopi che interessano ai potenti. Intanto per i poveri rimangono solo promesse di “gocce” che cadranno, finché una nuova crisi globale non li porterà di nuovo alla situazione precedente» (Dilexi te, 93).

«Pertanto (…) dobbiamo sentire l’urgenza di invitare tutti a immettersi in questo fiume di luce e di vita che proviene dal riconoscimento di Cristo nel volto dei bisognosi e dei sofferenti» (Dilexi te, 103).

«E sempre sarà meglio fare qualcosa che non fare niente. (…) Noi abbiamo bisogno di esercitarci nell’elemosina per toccare la carne sofferente dei poveri» (Dilexi te, 119).

Da qui la chiamata a rivedere opere, istituzioni e strutture ecclesiali, per evitare un appiattimento su modelli meramente umanitari o aziendali: «La Chiesa si rinnova proprio quando sceglie di dire dilexi te al povero, che abbiamo sempre con noi ma del quale spesso non ci accorgiamo. (…) “La Chiesa è luce solo quando si spoglia di tutto” (Dilexi te, 67). Anche nelle attuali difficoltà della Chiesa troveremo la risposta quando noi ameremo la Parola, spezzeremo il Verbum Domini e il Corpus Domini, ma anche quando ameremo con lo stesso amore il Corpus Pauperum, anch’esso corpo di Gesù. “Il Vangelo è annunciato correttamente solo quando spinge a toccare la carne degli ultimi” (Dilexi te, 48)».

Assisi e san Francesco: pace che nasce dal Vangelo sine glossa

Non a caso l’Assemblea si tiene ad Assisi, alla vigilia dell’VIII centenario della morte di san Francesco. Zuppi ha collegato la scelta del luogo al compito della Chiesa in un mondo segnato da polarizzazioni e conflitti: «San Francesco, con il suo Vangelo sine glossa – quali sono le nostre aggiunte di cui liberarci? – ci ha insegnato che la pace parte da noi, dalle nostre scelte. (…) Quando la fede è sorretta da stili di vita coerenti, sobri ed essenziali, quando si accompagna a un’esistenza serena e gioiosa, diventa contagiosa».

Richiamando un racconto su Francesco a Bologna, ha messo in luce come la predicazione evangelica, pur povera nei mezzi, possa piegare le logiche di vendetta e aprire spazi di riconciliazione. Da qui l’invito a resistere alla «globalizzazione dell’impotenza» e a non rinunciare a pensare e compiere «cose grandi» nella logica del Vangelo.

Sinodalità e collegialità: dal Cammino sinodale al “Concilio di Gerusalemme”

Guardando al Cammino sinodale italiano, il Cardinale Presidente dei vescovi italiani ha ricordato la partecipazione di almeno 500mila persone negli ultimi quattro anni e ha ringraziato quanti hanno guidato e animato il percorso. Ora, ha sottolineato, si apre una fase che interpella in modo particolare i vescovi, chiamati a esercitare la collegialità in una Chiesa sempre più sinodale. Ispirandosi al capitolo 15 degli Atti degli Apostoli, Zuppi ha proposto il Concilio di Gerusalemme come modello: «In questi pochi versi c’è il racconto di un dialogo ben riuscito tra sinodalità e collegialità, tra partecipazione del Popolo di Dio e responsabilità degli apostoli».

Tutti sono coinvolti nella ricerca della volontà di Dio, ma la decisione è affidata a chi presiede nella comunione. Da qui l’appello: «Cari Confratelli, ora tocca a noi! (…) È un compito impegnativo quello che ci è chiesto: dobbiamo onorarlo nel migliore dei modi possibili perché nelle nostre Chiese prenda forma la profezia di una Chiesa che continua a lasciarsi plasmare dal soffio dello Spirito».

Zuppi ha anticipato la necessità di delibere concrete per non «perdere altro tempo» e ha prospettato anche una riflessione sull’eventuale revisione dello Statuto della CEI, in raccordo con il gruppo di lavoro istituito da Leone XIV sullo statuto delle assemblee ecclesiali e dei concili particolari.

Costruire comunità in un mondo individualista

Un altro asse forte dell’introduzione riguarda la vita delle comunità cristiane. Partendo da Lumen gentium 9, il Cardinale Presidente ha ribadito che Dio vuole salvare gli uomini «costituendo di loro un popolo» e che la priorità pastorale è costruire comunità vive, non far funzionare semplicemente strutture.

Ha richiamato le parole di san Paolo VI in Ecclesiam suam – «La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio» – e quelle di Francesco in Evangelii gaudium 87, circa la “mistica di vivere insieme”. In un contesto segnato da solitudine e frammentazione, la comunità cristiana diventa luogo in cui le persone «si sentano meno polarizzate, meno isolate e sole, insomma più popolo». Citando Benedetto XVI (Caritas in Veritate 53) e Ignazio di Antiochia, Zuppi ha ricordato che molte povertà nascono dalla mancanza di relazioni e che il riunirsi attorno all’Eucaristia abbatte le forze del male e ravviva la vita dei territori.

Abusi: prevenzione, ascolto, formazione

Nel pensare a un mondo ferito, il Cardinale Presidente ha affrontato con chiarezza il tema degli abusi, definendolo una realtà su cui non è possibile abbassare la guardia. Le Rilevazioni già pubblicate e lo studio-pilota in corso offrono un quadro utile per proseguire il cammino di trasparenza e responsabilità. Zuppi ha sottolineato la presenza di una Rete di Servizi diocesani e interdiocesani e di Centri di ascolto che esprimono una Chiesa «che sa chinarsi con umiltà ad ascoltare il dolore delle vittime». Sul fronte della formazione, ha indicato un dato preciso: «In particolare, la formazione resta un impegno rigoroso e costante: numeri alla mano, nel biennio 2023-2024 sono state raggiunte e formate circa 43mila persone».

La V Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, che ricorre domani 18 novembre, verrà celebrata anche all’interno dell’Assemblea con la preghiera dei Vespri.

Europa e Mediterraneo: mare di fraternità e compito di pace

L’ultima parte dell’intervento è stata dedicata all’orizzonte più ampio dell’Europa e del Mediterraneo. Zuppi ha richiamato la visione di Fratelli tutti e l’impegno della Chiesa italiana in Terra Santa e a Gaza, proponendo di rilanciare il percorso avviato con gli incontri di Bari (2020) e Firenze (2022) sul “Mediterraneo, mare di fraternità”, proseguiti a Marsiglia nel 2023. Accogliendo l’invito di Leone XIV al Consiglio dei giovani del Mediterraneo, il cardinale ha auspicato un cammino condiviso tra Chiese, città, università, ONG e realtà culturali per offrire «un inequivocabile segnale di speranza» in un contesto segnato da conflitti, migrazioni e nuove forme di esclusione. Guardando all’Europa, Zuppi ha ricordato il ruolo storico dei cristiani nella riconciliazione dopo la Seconda guerra mondiale e ha citato Romano Guardini: «Il compito riservatole, io penso, non consiste nell’accrescere il potere della scienza e della tecnica – benché naturalmente farà anche questo – ma domare questo potere».

E ancora: «Europa è un fatto politico, economico, tecnico – ma soprattutto una disposizione dello spirito, un sentimento».Per il Cardinale Presidente, proprio qui si apre uno spazio specifico per le Chiese cristiane, chiamate a custodire un umanesimo in cui la persona – «anche se fragile, debole, morente, nascituro» – resti al centro. Particolare attenzione è stata riservata alla martoriata Ucraina, perché non venga normalizzata la logica della guerra.

Concludendo la sua introduzione, Zuppi ha ringraziato i confratelli per l’ascolto e li ha invitati a vivere questi giorni di lavoro «affidandoli all’intercessione della Vergine Maria, di san Francesco e di santa Chiara», perché l’Assemblea di Assisi diventi un passaggio reale di discernimento e conversione pastorale in una Chiesa chiamata a essere, con Leone XIV, “Chiesa di tutti e particolarmente Chiesa dei poveri”, pellegrina in un tempo nuovo ma abitata dalla stessa speranza del Vangelo.

p.F.A.
Silere non possum