Città del Vaticano - Viviamo in una società che sembra aver fatto della sessualità non un linguaggio dell’amore, ma una merce da consumare. Pubblicità, social network, serie televisive, persino la musica: tutto è permeato da immagini e messaggi che riducono l’uomo e la donna a corpi da esibire e desideri da solleticare. Ciò che un tempo era vissuto come linguaggio intimo e profondo, oggi rischia di diventare oggetto di esposizione e di consumo.


Il risultato è un paradosso: più si parla di sesso, meno si riesce a viverlo nella sua verità umana. Cresce l’insicurezza, aumenta la solitudine, le relazioni diventano fragili. Viktor Frankl, psichiatra e filosofo, avvertiva che “quanto più l’uomo cerca la felicità come scopo, tanto più la felicità gli sfugge di mano”; lo stesso vale per il piacere sessuale quando diventa un idolo: “il piacere non si persegue, si accoglie come conseguenza di un senso più grande”.

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