Justin Welby condemns the homophobia of the Anglican bishops of Uganda.

L’Arcivescovo Justin Welby interviene con una dichiarazione pubblica che condanna apertamente la deriva omofoba della Chiesa Anglicana di Uganda.

Nella dichiarazione Welby, rivolgendosi al primate Stephen Kaziimba, ha affermato di essere profondamente consapevole della storia del dominio coloniale in Uganda, ma “non si tratta di imporre i valori occidentali alle nostre sorelle e ai nostri fratelli anglicani ugandesi”, “si tratta, invece, di ricordare loro l’impegno che abbiamo assunto come anglicani di trattare ogni persona con la cura e il rispetto che merita in quanto figlio di Dio”.

La legge a cui fa riferimento la massima autorità spirituale della Chiesa anglicana e della Comunione anglicana è quella approvata dal Presidente Yoweri Museveni a maggio, la quale prevede che il sesso omosessuale è punibile con l’ergastolo, mentre l’“omosessualità aggravata” è passibile di pena di morte. Inoltre, prevede una pena di 20 anni per chi “promuove” l’omosessualità.

A maggio il primate d’Uganda, Kaziimba aveva dichiarato di essere grato per la nuova legge. Ha detto che l’omosessualità è stata imposta all’Uganda da “attori stranieri… che si travestono da attivisti per i diritti umani” e che va contro le credenze religiose e culturali degli ugandesi. Affermazioni simili a quelle del Patriarca Kirill, insomma. Queste idee, purtroppo, non sono sconosciute anche all’episcopato cattolico del Paese africano.

R.L.

Silere non possum

DICHIARAZIONE

“Ho recentemente scritto al mio fratello in Cristo, il Primate dell’Uganda, l’arcivescovo Stephen Kaziimba, per esprimere il mio dolore e la mia costernazione per il sostegno della Chiesa dell’Uganda alla legge contro l’omosessualità. Faccio questa dichiarazione pubblica con dolore e con continue preghiere per la riconciliazione tra le nostre chiese e in tutta la Comunione anglicana. Sono profondamente consapevole della storia del dominio coloniale in Uganda, così eroicamente contrastato dal suo popolo. Ma non si tratta di imporre i valori occidentali alle nostre sorelle e ai nostri fratelli anglicani ugandesi. Si tratta di ricordare loro l’impegno che abbiamo assunto come anglicani di trattare ogni persona con la cura e il rispetto che merita in quanto figlio di Dio.

All’interno della Comunione anglicana continuiamo a essere in disaccordo su questioni di sessualità, ma nel nostro impegno per la dignità umana data da Dio dobbiamo essere uniti. Ho ricordato all’arcivescovo Kaziimba che gli anglicani di tutto il mondo sono da tempo uniti nella nostra opposizione alla criminalizzazione dell’omosessualità e delle persone LGBTQ. Appoggiare una simile legislazione è un allontanamento fondamentale dal nostro impegno a sostenere la libertà e la dignità di tutte le persone. Non c’è alcuna giustificazione per nessuna provincia della Comunione anglicana che sostenga tali leggi: non nelle nostre risoluzioni, non nei nostri insegnamenti e non nel Vangelo che condividiamo.

La Chiesa dell’Uganda, come molte province anglicane, si attiene all’insegnamento cristiano tradizionale sulla sessualità e sul matrimonio, definito nella risoluzione i.10 della Conferenza di Lambeth del 1998. Quella risoluzione esprimeva anche l’impegno a svolgere un ministero pastorale e sensibile nei confronti di tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale, e a condannare l’omofobia. Ho detto all’arcivescovo Kaziimba che non riesco a vedere come il sostegno della Chiesa dell’Uganda alla legge contro l’omosessualità sia coerente con le sue numerose dichiarazioni a sostegno della risoluzione i.10.

Più recentemente, alla riunione dei primati del 2016 a Canterbury, i primati della Comunione anglicana “hanno condannato il pregiudizio e la violenza omofobica e hanno deciso di lavorare insieme per offrire cure pastorali e servizi amorevoli a prescindere dall’orientamento sessuale”. Abbiamo affermato che questa convinzione deriva dal nostro discepolato di Gesù Cristo. Abbiamo anche “riaffermato il nostro rifiuto delle sanzioni penali contro le persone attratte dallo stesso sesso” – e abbiamo dichiarato che “l’amore di Dio per ogni essere umano è lo stesso, indipendentemente dalla sua sessualità, e che la Chiesa non dovrebbe mai dare un’impressione diversa con le sue azioni”.

Queste dichiarazioni e questi impegni rappresentano il pensiero comune della Comunione anglicana sulla dignità e sul valore essenziale di ogni persona. Esorto quindi l’arcivescovo Kaziimba e la Chiesa dell’Uganda – un Paese e una Chiesa che amo profondamente e a cui devo molto – a riconsiderare il loro sostegno a questa legislazione e a respingere la criminalizzazione delle persone LGBTQ. Invito inoltre i miei fratelli in Cristo, la leadership della GAFCON e della Global South Fellowship of Anglican Churches (GSFA), a chiarire esplicitamente e pubblicamente che la criminalizzazione delle persone LGBTQ è qualcosa che nessuna provincia anglicana può sostenere: questo deve essere affermato in modo inequivocabile.

Come discepoli di Gesù Cristo siamo chiamati a onorare l’immagine di Dio in ogni persona, e prego affinché gli anglicani siano intransigenti e uniti in questa chiamata”.