Patriarch Kirill has ordered the publication of a note denying Pope Francis. In Moscow, they did not appreciate the definition of 'Putin's altar boy'.
In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, Papa Francesco ha detto: “Ho parlato con Kirill 40 minuti via zoom. I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo».
Le affermazioni di Francesco sono suonate immediatamente durissime e ha fatto sobbalzare sul proprio scranno il Patriarca Kirill che quest’oggi ha dato mandato al servizio di comunicazione di rispondere con una nota. Francesco ha utilizzato un linguaggio che certamente non si addice al Papa, sopratutto in un momento delicatissimo come questo. Un’altra affermazione che ha lasciato sconcerto è stata in merito all’inizio del conflitto: «l’abbaiare della Nato alla porta della Russia» ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto. «Un’ira che non so dire se sia stata provocata — si interroga —, ma facilitata forse sì».
Molti commentatori hanno criticato il Papa ma le sue affermazioni non erano volte a giustificare la guerra, piuttosto ha spiegato che probabilmente le questioni non sono bianco o nere. La guerra è sempre folle e chi la alimenta è da condannare. Detto questo il compito del Pontefice non è quello di entrare nel conflitto e neppure di dire chi ha ragione o torto. Ciò che bisogna cercare è la Pace non il colpevole. Per quello ci sarà tempo, se la Storia ci perdonerà le nostre azioni. Resta il fatto che la terminologia utilizzata non è stata delle migliori e questo ovviamente è stato notato da molti.
La prudenza in questo momento è fondamentale. Nel frattempo fra le due Chiese si crea una frattura insanabile. Oltre Tevere si sta tentando di correre ai ripari ma c’è imbarazzo perchè la nota attacca il Pontefice in persona e salva il suo dicastero per la Comunicazione.
P.L.
Silere non possum
Commento del Servizio di comunicazione del Dipartimento per le relazioni esterne in merito all'intervista di Papa Francesco al Corriere della sera
È deplorevole che un mese e mezzo dopo la sua conversazione con il Patriarca Kirill, Papa Francesco abbia scelto un tono inappropriato per trasmettere il contenuto di questa conversazione. È improbabile che tali dichiarazioni contribuiscano a un dialogo costruttivo tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa russa, che è particolarmente necessario in questi tempi.
Questo è ciò che il Patriarca ha effettivamente detto nel suo colloquio con Papa Francesco il 16 marzo: “La ringrazio per la possibilità di organizzare questo incontro. Quando ci siamo incontrati nel 2016 a Cuba, Le ho detto che ci siamo incontrati al momento giusto e nel posto giusto. Anche se la nostra comunicazione avviene ora per mezzo della comunicazione a distanza, sono convinto che stiamo comunicando di nuovo al momento giusto. Con il vostro permesso, vorrei condividere con voi la mia visione della difficile situazione attuale. Certo, viviamo in campi d’informazione diversi: i media occidentali non hanno parlato, o hanno parlato a malapena, di alcuni dei fatti sui quali vorrei attirare la vostra attenzione.
Il Patriarca Kyrill ha inoltre osservato che il conflitto è iniziato nel 2014 con gli eventi di Maidan a Kiev, che hanno portato al cambiamento del governo ucraino. Ha richiamato in particolare l’attenzione sugli eventi di Odessa e le loro conseguenze: “C’è stata una manifestazione pacifica di residenti di lingua russa in quella città che stavano difendendo il loro diritto di usare la loro lingua e cultura nativa. Questo raduno pacifico è stato attaccato da rappresentanti di gruppi nazisti: hanno iniziato a picchiare i manifestanti con dei bastoni. La gente ha iniziato a cercare rifugio nella vicina Trade Union House. A questo punto è successa una cosa terribile: l’edificio è stato chiuso e poi dato alle fiamme. La gente ha cercato di scappare saltando dal secondo o terzo piano e naturalmente si è schiantata. Quelli che si avvicinavano alle finestre, non osando saltare fuori, venivano fucilati dal basso. Abbiamo guardato tutto questo in televisione praticamente in diretta. Questa orribile lezione di Odessa ha influenzato la decisione del popolo del sud-est dell’Ucraina di difendere i propri diritti.
Il patriarca Kyrill ha continuato a ricordare che alla fine dell’era sovietica, alla Russia fu assicurato che la NATO non si sarebbe mossa di un centimetro verso est. Tuttavia, questa promessa non è stata mantenuta e anche le ex repubbliche baltiche sovietiche si sono unite alla NATO. Il risultato è una situazione molto pericolosa: i confini della NATO passano a 130 chilometri da San Pietroburgo, il tempo di volo dei missili è di pochi minuti. Se l’Ucraina fosse stata ammessa alla NATO, anche il tempo di volo per Mosca sarebbe stato di pochi minuti. La Russia non poteva permettere che questo accadesse.
Il Patriarca ha concluso sottolineando: “Naturalmente, questa situazione comporta un grande dolore per me. Il mio gregge è su entrambi i lati del conflitto, sono per lo più persone ortodosse. Una parte delle persone che sono in conflitto appartiene al tuo gregge. Perciò, vorrei, a prescindere dalla geopolitica, porre la questione di come noi e le nostre chiese possiamo influire sullo lo stato delle cose. Come possiamo contribuire alla pacificazione delle parti in guerra con l’unico obiettivo di promuovere la pace e la giustizia? È molto importante nelle attuali circostanze evitare un’ulteriore escalation”.
La risposta di Papa Francesco è stata correttamente riportata dal Vatican News Service in un rapporto del 16 marzo: “Papa Francesco ha ringraziato il Patriarca per l’incontro, motivato dal suo desiderio di indicare – come pastori del suo popolo – la via della pace, di pregare per la concessione della pace, per un cessate il fuoco. Il Santo Padre ha concordato con il Patriarca che la Chiesa non deve usare il vocabolario della politica, ma il linguaggio di Gesù Cristo. “Siamo pastori dello stesso popolo santo che crede in Dio, nella Santissima Trinità, nella Beata Vergine Maria: dobbiamo quindi unirci nel desiderio di aiutare la pace, di sostenere coloro che soffrono, di cercare vie di pace, di fermare il fuoco”.
Come specificato in quella comunicazione, “le parti hanno sottolineato l’importanza cruciale del processo di negoziazione in corso”.