Roma – Sua Santità Leone XIV si è recato questa mattina in visita ufficiale al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, presso il Palazzo del Quirinale, in un incontro che ha unito la solennità istituzionale alla profondità simbolica. Una visita che riafferma il legame storico e spirituale tra il Papato e l’Italia, ma anche la precisa volontà del nuovo Pontefice di restituire alla dimensione religiosa del suo ufficio il posto che le spetta — dentro e non accanto alla storia politica del Paese.
Il corteo e la cerimonia
Alle 10.20, il Santo Padre ha lasciato il Palazzo Apostolico dal Cortile di San Damaso, accompagnato dai membri della Delegazione ufficiale vaticana. Dopo aver ricevuto l’omaggio della Missione Straordinaria del Governo Italiano in Piazza Pio XII — guidata da Antonio Tajani e Alfredo Mantovano — il corteo, scortato dai Corazzieri in motocicletta, ha attraversato il cuore di Roma.
Una breve sosta davanti alla Prefettura di Roma ha consentito il cambio della scorta: dai Corazzieri in motocicletta a quelli a cavallo, che, come da tradizione, hanno accompagnato il Papa fino alla sommità del colle. Il Pontefice non è sceso dall’auto e non vi è stato alcun saluto istituzionale del Sindaco. Un tempo, in Piazza Venezia - oggi in parte chiusa per i lavori - si svolgeva la tradizionale accoglienza del primo cittadino: consuetudine mantenuta fino al 2005, in occasione della visita di Benedetto XVI. Questa mattina Roma era punteggiata di turisti e cittadini che hanno salutato il passaggio del corteo; Leone XIV ha voluto l’auto con i finestrini abbassati, ricambiando i saluti lungo tutto il tragitto.
Alle 11 il Pontefice è giunto al Quirinale, dove è stato accolto dal Presidente Sergio Mattarella nel Cortile d’Onore, con l’esecuzione degli inni nazionali pontificio e italiano. Dopo la presentazione dei rispettivi seguiti e le foto ufficiali nella Sala del Bronzino, i due Capi di Stato si sono ritirati nello Studio alla Vetrata per il colloquio privato, seguito dallo scambio dei doni: il Papa ha offerto un mosaico del Colosseo, opera dello Studio del Mosaico Vaticano, e una copia autografata dell’Esortazione Apostolica Dilexi te; il Presidente ha ricambiato con una acquaforte seicentesca raffigurante l’altare di San Leone Magno e una biografia di Santa Rosa da Lima del 1827.
Leone XIV ha indossato la cotta e la stola, secondo la tradizione, a voler ricordare — prima a sé stesso e poi a tutti — che il suo ministero è anzitutto spirituale: prima ancora che Capo di Stato, egli è Vicario di Cristo e successore di Pietro.
I discorsi ufficiali
Nella Sala degli Specchi, dopo l’incontro con le alte cariche dello Stato — La Russa, Fontana, Meloni e Amoroso — si sono tenuti i discorsi ufficiali.
Nel suo intervento, il Presidente Sergio Mattarella ha rivolto parole di profondo rispetto e riconoscenza al Pontefice, definendo la sua visita «un gesto che suggella il legame imprescindibile tra la Santa Sede e l’Italia». Ha ricordato con commozione la scomparsa di Papa Francesco e ha elogiato in Leone XIV un promotore della “centralità della persona umana, della pace e del dialogo”.
Mattarella ha denunciato la crisi del multilateralismo internazionale, l’indebolimento delle istituzioni nate dal secondo dopoguerra e le derive belliche in Ucraina e Medio Oriente, richiamando le parole del Papa sulla “scintilla di speranza” rappresentata dal cessate il fuoco a Gaza. Ha poi sottolineato la necessità di disarmare gli animi e le parole, evocando l’eredità dei Pontefici del Novecento e riconoscendo nella nuova Esortazione Dilexi te «un orizzonte di trasformazione morale e sociale».

Il ritorno del “Primate d’Italia”
Nel suo discorso di risposta, Papa Leone XIV ha sorpreso positivamente tutti tornando a utilizzare - dopo anni di confusione - il titolo di “Primate d’Italia”, definendosi così non solo Vescovo di Roma, ma padre spirituale della Nazione. Il titolo, rimosso nel 2020 da Papa Francesco dall’Annuario Pontificio e relegato tra quelli storici e onorifici, è stato oggi ripristinato da Leone XIV in un contesto che non appare casuale: un modo per riaffermare la missione religiosa e pastorale del Papato sul suolo italiano, distinguendola da qualsiasi logica di potere politico o mondano.
I temi del discorso del Papa
Il Pontefice ha aperto il suo intervento ricordando la storia del Palazzo del Quirinale, «luogo legato alla memoria di numerosi Pontefici», e ha espresso gratitudine per la collaborazione tra Stato e Chiesa «nel quadro dei rapporti bilaterali improntati a sincera amicizia e mutua cooperazione».
Ha poi reso omaggio al defunto predecessore, citando le sue parole pronunciate nel 2017: «Le mie radici sono in questo Paese», e ha ringraziato le autorità italiane per l’impegno dimostrato durante il Giubileo della Speranza. Leone XIV ha voluto inoltre richiamare il prossimo centenario dei Patti Lateranensi, sottolineando la necessità di mantenere «una reciproca distinzione degli ambiti» tra Stato e Chiesa, ma nel quadro di una «collaborazione leale per il bene comune». Un’ampia parte del suo intervento è stata dedicata alla pace, con riferimenti ai moniti di Benedetto XV, Pio XII e san Giovanni XXIII, e all’importanza del multilateralismo internazionale, oggi messo a rischio da egoismi e chiusure. Il Papa ha lodato l’impegno del Governo italiano verso le popolazioni colpite dalla guerra, in particolare «i bambini di Gaza curati con l’aiuto dell’Ospedale Bambino Gesù».
Nel finale, il Pontefice ha toccato tre temi centrali del suo magistero:la cura della casa comune, in vista dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi (1226-2026), la difesa della famiglia naturale, ricordando la bellezza delle parole “padre”, “madre”, “figlio” e “figlia”, «che custodiscono la trama della vita e della società», la tutela della vita umana in ogni fase, dal concepimento alla morte naturale, «contro ogni tentazione di selezione o scarto».

Un nuovo stile di Pontificato
Al termine della cerimonia, Papa Leone XIV e il Presidente Mattarella hanno visitato la Cappella Paolina prima di congedarsi nel Cortile d’Onore. Il corteo pontificio ha poi lasciato il Palazzo del Quirinale alle ore 12.35 per fare ritorno in Vaticano. L’immagine del Pontefice, scortato dai Corazzieri a cavallo, ha riaffermato una restaurazione di equilibrio tra sacro e civile. Diversamente da Papa Francesco — che nelle visite del 2013 e del 2017 aveva eliminato la scorta a cavallo, non volle la mozzetta e la stola, presentandosi come un capo di Stato tra i capi di Stato, accompagnato da un pauperismo più formale che sostanziale - Leone XIV ha scelto di restituire visibilità e dignità al carattere spirituale del Papato, ricordando con sobria fermezza che il successore di Pietronon è un funzionario politico, ma un padre che parla in nome di Gesù Cristo.
Una visita, dunque, che non è solo un atto protocollare: è il manifesto silenzioso di una nuova stagione, in cui la fede non si nasconde dietro la diplomazia, ma la illumina.
F.A.
Silere non possum