Città del Vaticano - «Nel Nord Europa, ad esempio, si stanno già pubblicando rituali per benedire “le persone che si amano”. Ma questo va chiaramente contro il documento approvato da papa Francesco, Fiducia Supplicans, che afferma: certamente si possono benedire tutte le persone, ma non si deve cercare di ritualizzare un certo tipo di benedizione, perché questo non corrisponde all’insegnamento della Chiesa.».
Con queste parole, contenute nel libro León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI, il Pontefice non lascia spazio a interpretazioni: la sua è una critica diretta al percorso imboccato da alcune Chiese del Nord Europa, e in particolare alla Conferenza Episcopale Tedesca, divisa tra le pressioni del Cammino sinodale e la fedeltà a Roma.
Il richiamo del Papa
Papa Leone XIV, intervistato dalla giornalista Elise Ann Allen il 10 e il 30 luglio scorsi tra Castel Gandolfo e il Palazzo del Sant’Uffizio, ha affrontato con franchezza la questione dei cattolici omosessuali. Se da un lato ha ribadito la necessità di accogliere ogni persona in quanto figlio o figlia di Dio, dall’altro ha messo in guardia da un passo ulteriore: quello della ritualizzazione di benedizioni che, a suo avviso, rischiano di contraddire il Magistero. Il Papa ha chiarito: «Questo non significa che quelle persone siano cattive, ma credo sia fondamentale capire come accogliere chi è diverso da noi, rispettare le persone che compiono scelte di vita differenti». Tuttavia, ha riconosciuto che restano sul tavolo richieste precise – «il riconoscimento del matrimonio omosessuale, ad esempio, o delle persone trans» – e che queste rivendicazioni pongono sfide delicate per l’unità della Chiesa.
La spaccatura in Germania
Leone XIV non ha citato direttamente nomi, ma il riferimento alla Germania appare evidente. La Conferenza Episcopale Tedesca è oggi attraversata da una frattura profonda: da una parte i sostenitori della linea del presidente Georg Bätzing e della presidente del Zentralkomitee der deutschen Katholiken, Irme Stetter-Karp, dall’altra i vescovi che hanno espresso più volte fedeltà a Roma e contrarietà alle aperture del Sinodo tedesco. Le tensioni si sono ulteriormente acuite dopo le dichiarazioni rilasciate da Stetter-Karp a fine agosto. La leader laica ha denunciato l’inerzia di molti vescovi nell’applicazione delle delibere del Cammino sinodale: «Abbiamo un sistema assolutistico e gerarchico, è vero. […] Non sarà che alcuni vescovi rischiano di dividere i propri fedeli proprio perché si ostinano a non ascoltarli?».
Parole che non sono state affatto gradite da Leone XIV, il quale ha più volte richiamato al senso di unità e di obbedienza ecclesiale.
I contatti di Leone XIV con la Germania
Il Pontefice sta seguendo con attenzione la vicenda tedesca anche attraverso incontri diretti. Il 4 settembre 2025 ha ricevuto in udienza Mons. Georg Bätzing, mentre pochi giorni dopo, l’8 settembre, ha incontrato Mons. Stefan Oster, vescovo di Passau e voce tra le più critiche del Cammino sinodale. Due colloqui che mostrano la volontà di Leone XIV di mantenere un dialogo aperto con entrambe le fazioni, ma anche la ferma intenzione di evitare derive dottrinali che possano incrinare l’unità della Chiesa universale.
Una linea di fermezza
Le parole pronunciate nell’intervista e gli incontri di inizio settembre delineano la linea di Leone XIV: accoglienza delle persone, sì; ritualizzazione delle benedizioni, no. Un approccio che richiama la posizione di Fiducia Supplicans e che pone un argine chiaro alle spinte provenienti dal Nord Europa. In un tempo in cui la Chiesa cattolica tedesca appare divisa e sotto i riflettori, la voce del nuovo Pontefice si alza come un richiamo alla fedeltà al Vangelo e alla necessità di non ridurre la dottrina a terreno di compromesso.
d.A.S.
Silere non possum