Città del Vaticano – San John Henry Newman è Dottore della Chiesa. A proclamarlo è stato questa mattina Papa Leone XIV, sul sagrato di San Pietro, durante la Solennità di Tutti i Santi e nel contesto del Giubileo del Mondo Educativo, alla presenza di numerosi concelebranti e fedeli provenienti da tutto il mondo.
Un gesto denso di significato, che travalica la semplice memoria storica: Newman non come figura del passato, ma come compagno di cammino per quanti, in ogni tempo, cercano la verità con intelligenza e con cuore.
Il rito della proclamazione: la sapienza dei santi
Dopo la lettura della biografia del nuovo Dottore, il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, ha chiesto ufficialmente al Pontefice la proclamazione. IlPapa ha pronunciato la solenne formula latina: «Nos, vota plurimorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium totius orbis explentes… Sanctum Ioannem Henricum Newman Ecclesiæ Universalis Doctorem declaramus. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti». Un lungo applauso ha seguito l’“Amen” dell’assemblea. Subito dopo, la schola ha intonato il canto “Sapientiam Sanctorum narrent populi”: «I popoli parlano della sapienza dei santi e la Chiesa ne proclama le lodi». La proclamazione è così divenuta atto liturgico e teologico insieme: la sapienza del santo si inserisce nel canto della Chiesa, dove l’intelligenza diventa forma di lode.
L’omelia: risplendere come astri nel mondo
Nell’omelia, il Santo Padre ha voluto legare la proclamazione alla festa di Tutti i Santi e al Giubileo degli educatori. «È una grande gioia inscrivere San John Henry Newman fra i Dottori della Chiesa - ha detto - e, al tempo stesso, nominarlo co-patrono, insieme a San Tommaso d’Aquino, di tutti coloro che partecipano al processo educativo». L’imponente statura culturale e spirituale di Newman, ha proseguito il Papa, «servirà d’ispirazione a nuove generazioni dal cuore assetato d’infinito», capaci di compiere quel viaggio “per aspera ad astra”, attraverso le difficoltà fino alle stelle. L’invito più pressante del Pontefice è stato rivolto proprio agli educatori: «Risplendete oggi come astri nel mondo, grazie all’autenticità del vostro impegno nella ricerca corale della verità… L’amore cristiano è profetico, compie miracoli».
Le Beatitudini come grammatica dell’educazione
Il Papa ha poi commentato il Vangelo delle Beatitudini, proclamato durante la liturgia: il cuore della “lezione di Gesù educatore”. «Le Beatitudini - ha spiegato - non sono un insegnamento in più, ma l’insegnamento per eccellenza. Gesù non è uno dei tanti maestri, è l’Educatore per eccellenza».
Nella scuola di Cristo si impara una visione del mondo rovesciata, dove la povertà, la mitezza e la purezza di cuore diventano vie di sapienza. Per Leone XIV, Newman ha vissuto questa pedagogia evangelica: non come teoria, ma come cammino della mente verso Dio.
La luce gentile: l’educazione come guida nella notte
In un passaggio centrale, il Papa ha citato uno dei testi più noti di Newman, l’inno Lead, Kindly Light, nato durante un viaggio di ritorno dall’Italia nel 1833: «Guidami, luce gentile, attraverso il buio che mi circonda, sii Tu a condurmi! – Lead, kindly Light. The night is dark and I am far from home. Lead Thou me on!». «È compito dell’educazione - ha detto Leone XIV - offrire questa luce gentile a chi rischia di restare prigioniero del pessimismo e della paura». L’educatore, per il Papa, non è colui che illumina da sé, ma chi si lascia condurre dalla Luce. Solo così l’intelligenza diventa carità e la conoscenza diventa speranza.
Contro il nichilismo, la speranza educativa
Citandone il predecessore, Leone XIV ha ricordato che occorre «liberare l’umanità dall’oscurità del nichilismo, la malattia più pericolosa della cultura contemporanea». Da qui il richiamo forte: «Disarmiamo le false ragioni della rassegnazione e facciamo circolare nel mondo le grandi ragioni della speranza». Le scuole e le università, ha detto, devono diventare «soglie di una civiltà di dialogo e di pace». L’educazione cristiana, dunque, non si limita a trasmettere nozioni, ma forma persone che risplendano di una luce interiore, “come astri nel mondo”.
Ogni persona è una missione
Il Papa ha poi richiamato una delle frasi più celebri di Newman, tratta dalle Meditations and Devotions: «Dio mi ha creato per rendergli un servizio preciso. Mi ha affidato un compito che non ha affidato ad altri. Ho una missione». In queste parole - ha spiegato Leone XIV - è racchiusa «la verità più profonda della dignità umana»: non siamo numeri in un sistema, ma vocazioni uniche, chiamate a servire qualcosa di più grande di noi. L’educazione, in questa prospettiva, «aiuta tutti a diventare santi», perché - ha aggiunto citando Benedetto XVI - «ciò che Dio desidera più di ogni altra cosa è che diventiate santi».
La scuola dei santi
Nelle ultime parole, Leone XIV ha affidato l’opera educativa alla comunione dei santi: «Prego che l’educazione cattolica aiuti ciascuno a scoprire la propria chiamata alla santità». E ha ricordato Sant’Agostino, tanto caro a Newman: «Noi siamo compagni di studio che hanno un solo Maestro, la cui scuola è sulla terra e la cui cattedra è in cielo». Così, nella liturgia della proclamazione, la Chiesa ha riconosciuto in Newman un Dottore non solo per i teologi, ma per chiunque insegni, apprenda, o semplicemente cerchi la verità. La sua “luce gentile” resta accesa nella notte del mondo, e guida ancora oggi l’intelligenza alla fede, la fede alla speranza, e la speranza alla carità.