Pope Francis meanly attacks priests who disagree with his idea of church.

In dieci anni di pontificato la Chiesa ha subito un vero e proprio terremoto. Il sacerdozio ministeriale è divenuto il bersaglio principale di Francesco e ogni giorno che passa, Bergoglio dimostra come in realtà sia insofferente. Molti si chiedono: “ma è contento di essere prete?”. Non vi è una Santa Messa o un evento liturgico dove il Papa sorrida. È incredibile. In dieci anni di magistero non c’è un discorso in cui abbia detto: “È bello essere prete”. 

Con il favore della stampa, quindi, Francesco ha fatto di tutto per colpire i sacerdoti e il loro ministero. Ogni qualvolta qualcuno fa notare al Papa che la sua “idea” di Chiesa non è condivisa da tutti, lui risponde dicendo: “sono rigidi”. Il problema, quindi, sono gli altri. Pensate se Paolo e Pietro avessero passato il loro tempo ad insultarsi dicendo che sono rigidi. Oggi avremmo ben poco da discutere. La preparazione teologica di Jorge Mario Bergoglio, però, non è diversa da quella dei tik toker e, quindi, la risposta non può essere differente dalla loro. “Non sei d’accordo con me? Non sei più mio amico”. Oppure, proprio come sono abituati a fare i magistrati e i politici con la stampa, si passa alla meschina insinuazione o alla calunnia.

I sacerdoti rigidi

Nell’ennesima intervista concessa da Francesco alla stampa, emerge anche questo simpatico aspetto. “A ruota libera” il Papa, a Vida Nueva, dice: "Questa rigidità è di persone buone che vogliono servire il Signore. Reagiscono così perché hanno paura del tempo di insicurezza che stiamo vivendo, e questa paura non permette loro di camminare. Dobbiamo rimuovere questa paura e aiutarli. D'altra parte, questa armatura nasconde molto marcio. Ho già dovuto intervenire in alcune diocesi di diversi Paesi con parametri simili. Dietro questo tradizionalismo, abbiamo scoperto problemi morali e gravi vizi, doppie vite. Sappiamo tutti di vescovi che, avendo bisogno di sacerdoti, hanno utilizzato persone che avevano cacciato da altri seminari per immoralità.

Non mi piace la rigidità perché è un cattivo sintomo di vita interiore. Il pastore non può permettersi di essere rigido. Il pastore deve essere pronto ad affrontare qualsiasi cosa gli capiti a tiro.

Qualcuno mi ha detto recentemente che la rigidità dei giovani sacerdoti nasce perché sono stanchi del relativismo attuale, ma non è sempre così. Chiedo ai vescovi di guardarsi da questa deriva e di essere chiari sul fatto che non sono solo i "beati Imeda" a fare i preti migliori. Se uno vi fa la faccia da "santo" e alza gli occhi al cielo, diffidate. Abbiamo bisogno di seminaristi normali, con i loro problemi, che giochino a calcio, che non vadano nei quartieri a dogmatizzare... Mi è servito chiedere rapporti alle donne delle parrocchie, ai curati e ai fratelli dove i seminaristi andavano..."

D.- Una volta ordinati questi sacerdoti identificati come "rigidi", come li accompagnate affinché aderiscano al Vaticano II? Perché, in fondo, soffrono di non essere in grado di accettare ciò che sta arrivando?

Francesco ha risposto: "C'è bisogno di quei pastori di polso, di quei sacerdoti che sono vivi e hanno superato la mezza età. Hanno l'esperienza e la pazienza per accompagnarli. Lentamente, li stanno "ammorbidendo". Quando vedono che l'accoglienza del Concilio non è una minaccia per il magistero, si "ammorbidiscono". Ma non è facile, perché il clericalismo è sempre presente.

Ci sono persone che vivono intrappolate in un manuale di teologia, incapaci di entrare nei problemi e di far progredire la teologia. La teologia stagnante mi ricorda che l'acqua stagnante è la prima a corrompersi, e la teologia stagnante crea corruzione”.  

Quindi, se non accetti ciò che Francesco ti dice sei “rigido”. Poi, hai paura. Poi, in realtà nascondi qualche cosa, sotto sotto. Alla fine, ci sono problemi morali. La fiera della generalizzazione ci fa un baffo. E qui torniamo ai numerosi stereotipi di Francesco e alle sue meschine modalità di far fuori il nemico. Un metodo tipicamente gesuita. Un po’ come avviene nei regimi, se sei in disaccordo con il dittatore quello farà di tutto per screditarti. E il tema della rieducazione emerge chiaramente: “C'è bisogno di quei pastori di polso, di quei sacerdoti che sono vivi e hanno superato la mezza età”. In sostanza, c’è bisogno di qualche sessantottino che ti tenga sotto controllo e obbedisca al capo partito.

In effetti, pensate quando vi mandano a fare i coadiutori (viceparroci) di un sessantottino ben ideologizzato. Programmate il gastroenterologo due volte a settimana e lo psicoterapeuta 5 o 6 volte al mese, altrimenti son guai seri.

Francesco e l’incapacità di ascoltare

È davvero così? Tutti coloro che sono critici di questo pontificato possono essere definiti “tradizionalisti”? Tutti coloro che criticano questo modus agendi sono stati cacciati dai seminari e sono stati ordinati in altre diocesi? Francesco ha sempre condannato il chiacchiericcio ma è il primo a fomentarlo. Se non sei d’accordo con lui è lui stesso a crearti la fama di essere “immorale”.

Poi Bergoglio ci dovrebbe anche spiegare cosa significa essere considerati immorali. Perché il seminarista che viene cacciato è immorale, va bene così. Cacciato sulla base di non si sa che cosa. Il prete tradizionalista è anche lui immorale, chi lo decide non si sa. Forse gli amici di Bergoglio sono quelli che stanno nel letto degli immorali. Per controllare, sia chiaro. 

Zanchetta, che molestava i seminaristi ed amava “tocchicchiare” a destra e a manca, però, non era immorale. Francesco ha sentenziato: “è tutto un complotto”. Marko Rupnik che amava far denudare le sue consacrate e baciarle come bacia l’altare, anche lui non è immorale. Mauro Inzoli che si portava i ragazzini di CL in camera da letto, anche lui non era immorale. Sì, sembra proprio che il giudizio di immoralità Francesco lo utilizzi un po’ come gli pare e piace. Proprio come quando sceglie di promuovere “persone immorali” all’interno della Curia Romana. Loro, però, sono “immorali non rigidi”. Per lo meno dalla cintura in su.

Inoltre, qualcuno spieghi a Francesco che anche per lui, durante il suo percorso di "affiliazione" all'allegra Compagnia, ha ricevuto un giudizio molto duro da parte della psicologa che lo seguì. Quella valutazione metteva in luce alcuni aspetti che, riletti con il senno di poi, ci fanno capire seriamente come era il caso di ascoltare una professionista, piuttosto che mettere le mani in testa alla gente. Forse anche in quel caso i vescovi pensarono al fatto che mancavano i preti? 

Queste affermazioni non solo confermano ciò che diciamo da anni, ovvero che Francesco è convinto che tutti i tradizionalisti siano semplicemente degli omosessuali da eliminare perché sennò, magari, ci creano anche la “lobby”. Ancora una volta, quindi, in una intervista in cui parla di “accoglienza dei transgender”, resta ben chiara la sua posizione in merito a chi deve diventare prete. Sei gay? “Va bene ma a casa tua”. 

Ma queste parole arrecano un danno enorme anche alla Chiesa. Voi immaginatevi cosa si ritrova ad affrontare un prete di retta dottrina in una parrocchia. Pensate cosa penseranno i parrocchiani oggi. Anche questo è un chiaro abuso. Francesco tenta di psicologizzare quello che ritiene il nemico. Non ha ottenuto neppure il dottorato e si mette a psicanalizzare i seminaristi. Un modo meschino con il quale vuole far credere che chi ha una idea chiara, di conseguenza è rigido. Se è rigido, evidentemente nasconde qualcosa. Nella Chiesa abbiamo già un grande problema di calunnie e insinuazioni continue, confratelli che si fanno la guerra, e il Papa ora offre questo esempio? Stiamo proprio freschi.

Ci chiediamo, ma non era il momento del sinodo, del confronto, della Chiesa pronta ad accogliere tutti? Cioè qualcuno ci spieghi il gioco perché non è molto chiaro. Se predichi il magistero di sempre, se predichi la dottrina, se predichi una Chiesa che è consapevole del mandato evangelico, sei rigido e quindi sei da cacciare. Se sei ordinato ti riduco allo stato laicale con la scusa dell’immoralità, se nemmeno sei ordinato tanto meglio, ti sbatto via e chi si è visto si è visto.

Ci sono certamente dei casi in cui un atteggiamento di rigidità durante la formazione può essere rivelatorio di altre problematiche. Ma la rigidità non è a senso unico, vi è anche chi è rigido su posizioni "aperturiste", "moderniste" e altri termini vari. Inoltre, non si tratta specificamente di problematiche morali ma, molto spesso, di vissuto, di esperienze che hanno segnato la persona. Sono comunque valutazioni che devono fare persone esperte e singolarmente non in modo generico da parte di un perito chimico.

Se, invece, inizi a sparare a zero sulla Chiesa, sui preti, sulla curia e porti avanti battaglie ideologiche, allora ti ascoltiamo volentieri? Come funziona?

Nella memoria di San Giovanni Maria Vianney abbiamo ripreso in mano le parole di Benedetto XVI nella sua lettera di indizione dell’anno sacerdotale. Un anno dedicato interamente al nostro ministero. Un anno di preghiera. Il Santo Padre scriveva: “Questa toccante espressione ci permette anzitutto di evocare con tenerezza e riconoscenza l’immenso dono che i sacerdoti costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità. Penso a tutti quei presbiteri che offrono ai fedeli cristiani e al mondo intero l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo, cercando di aderire a Lui con i pensieri, la volontà, i sentimenti e lo stile di tutta la propria esistenza. Come non sottolineare le loro fatiche apostoliche, il loro servizio infaticabile e nascosto, la loro carità tendenzialmente universale? E che dire della fedeltà coraggiosa di tanti sacerdoti che, pur tra difficoltà e incomprensioni, restano fedeli alla loro vocazione: quella di “amici di Cristo”, da Lui particolarmente chiamati, prescelti e inviati?”.

Che dire, sono finiti i tempi in cui il Papa amava i suoi preti, li ringraziava e ne coglieva difficoltà e pregi. Oggi, purtroppo, Bergoglio ha scelto di fare la guerra e trasformare la Chiesa in un campo politico e di battaglia. Forse, però, qualcuno non gli ha spiegato che noi siamo il futuro della Chiesa, lui si avvia verso gli 87.

d.A.B.

Silere non possum