In the Pharmakon column, Silere non possum talks about resistance in priestly formation.
Da sempre, l’annuncio del Regno di Dio ha trovato nel cuore dell’uomo diverse resistenze. Pensiamo ai Dodici: paura della morte, ambizione di potere, messianismo politico, tutte espressioni di un’immagine distorta di Dio, di un cammino che ha bisogno ancora di purificazione. È inevitabile la paura del cambiamento, la tendenza a voler restare nelle proprie abitudini, nonostante ci sia anche il desiderio di crescere e superare noi stessi. «Le resistenze al miglioramento fanno parte del cammino di tutti» (A. Manenti). Vi è una sensazione di vulnerabilità ed insicurezza nel percepire la novità e il cambiamento, che apparentemente spaventa e scoraggia il cuore umano.
Nel racconto della lavanda dei piedi (Gv 13,1-20), il Vangelo ci riporta la reazione di Pietro dinanzi al gesto di Gesù. «Signore, tu mi lavi i piedi?» (v. 6). Stupore e protesta si coniugano nella domanda di Pietro. Essa, esprime la resistenza all’immagine reale di Dio che si svela nel gesto di Gesù. È inconcepibile che il Maestro compia azioni riservate ai servi. La resistenza di Pietro manifesta non solo l’incomprensione di cosa sia il vero amore ma anche un’immagine del Maestro segnata dall’idea di superiorità e dal potere che, naturalmente, non può condividere la dinamica dell’amore che si esprime nel servizio, e neanche può condividere l’amicizia con Gesù.
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