Milano – È stata pubblicata la proposta pastorale della arcidiocesi ambrosiana per l’anno 2025-2026. Il documento, articolato e ricco, si presenta come il tentativo di raccogliere e tradurre a livello locale gli orientamenti del Documento finale del Sinodo 2023-2024, approvato da Papa Francesco lo scorso ottobre e promulgato ufficialmente il 24 novembre 2024. Al cuore della proposta c’è un concetto che da anni accompagna, talvolta ossessivamente, il dibattito ecclesiale: la sinodalità. Non più solo parola chiave dei lavori sinodali, la sinodalità viene ora rilanciata come stile, metodo e contenuto stesso della vita ecclesiale, in un’ottica che mira a trasformare il volto delle comunità cristiane, dei ministeri, della missione e delle strutture.
Cristiani originali, non fotocopie
Il testo si apre con una riflessione teologica e pastorale sull’originalità del cristiano: discepoli di Gesù, chiamati ad abitare il mondo come tutti, ma con uno stile che sorprende per gratuità, ascolto, servizio. Un cristiano, si legge, è “come tutti”, ma vive ogni dimensione – potere, relazioni, organizzazione – alla maniera del Vangelo. Una premessa che pone le basi per ciò che seguirà: il riconoscimento che, per vivere questa originalità evangelica, è necessario ripensare profondamente il modo in cui la Chiesa prende decisioni, forma i suoi ministri, annuncia la Parola, celebra i sacramenti.
La sinodalità: promessa o parola logora?
Il documento non nasconde che la parola “sinodalità” sia ormai inflazionata: evocata da molti “a proposito e a sproposito”, ha corso il rischio di diventare un’etichetta retorica. Eppure, afferma con decisione il testo, non ci sono ragioni evangeliche per rinunciarvi. La sinodalità, si chiarisce, non è una democrazia ecclesiale né un monarchismo aggiornato, ma l’esperienza di un popolo in cammino, che ascolta lo Spirito e si lascia plasmare nella comunione.
Le citazioni di Papa Leone XIV si inseriscono in questa cornice: sinodalità come via dell’unità, come possibilità di un discernimento comune anche nel dialogo ecumenico, come stile che riguarda tutti e non solo “gli addetti ai lavori”.
Dalla teoria alla vita concreta
Dopo un inizio teologico e spirituale, la proposta pastorale entra nel vivo: quali conversioni sono necessarie? Quali cammini vanno avviati per uscire dall’autoreferenzialità ecclesiale? Il testo affronta con coraggio – e con una certa franchezza – alcuni snodi critici: la perdita del senso missionario, la noia e l’abitudine che hanno svuotato la celebrazione eucaristica, l’irrilevanza sociale della fede, ormai percepita come esperienza privata e facoltativa, la solitudine dei preti oberati di compiti, lasciati senza un vero presbiterio e la scarsa partecipazione dei laici, spesso bloccati da strutture rigide o linguaggi incomprensibili.
Per reagire a tutto ciò, si propone un rinnovamento spirituale e pratico: rilanciare il battesimo come fondamento della corresponsabilità, tornare a curare la celebrazione dell’Eucaristia come fonte della vita comunitaria, promuovere l’ascolto reciproco e il discernimento ecclesiale, riscoprire i ministeri istituiti (lettore, accolito, catechista) come espressione di partecipazione e servizio, formare clero e laici a uno stile sinodale, fatto di carità fraterna, rispetto, verità.
Intermezzi narrativi e sogni pastorali
Non mancano, in tono originale, alcuni intermezzi narrativi: il Piccolo Principe in viaggio tra pianeti smarriti, la gente della piazza che non si sente coinvolta nella vigna del Signore, e un dialogo immaginario tra don Camillo e il Crocifisso. Sono spunti poetici e provocatori che raccontano, con dolce ironia, le resistenze, le pigrizie, le buone intenzioni non messe in pratica.
Dalla sinodalità alle scelte
Nella parte conclusiva, il documento diventa concreto: l'arcidiocesi si impegna a formare, strutturare, accompagnare la ricezione della sinodalità nei decanati, nei consigli pastorali, nella vita della Curia e dei territori. Si parla di laboratori, incontri formativi, strumenti di autoformazione, sinergie tra pastorale e carità, coordinamenti intersettoriali.
L’obiettivo? Non solo ascoltare, ma discernere e decidere insieme, nella consapevolezza che solo uno stile comunitario può rendere la Chiesa credibile e missionaria nel nostro tempo.
Una scommessa impegnativa
La proposta pastorale della Chiesa ambrosiana per il 2025-2026 è, in definitiva, una scommessa: quella di credere che la sinodalità non sia solo un concetto da convegni, ma una conversione necessaria per ogni battezzato. Il rischio è che tutto si riduca a parole ben confezionate, schede operative e buone intenzioni. Ma la sfida, più profonda, è spirituale ed ecclesiale: si tratta di ripartire da Cristo, camminando insieme, lasciandosi plasmare dallo Spirito, senza nostalgia del passato né paure sul futuro. Perché, come dice il documento, “la sinodalità è il nome ecclesiale dell’essere insieme”. E in un tempo di frammentazione e solitudini, può essere davvero una profezia da non archiviare troppo in fretta.
d.L.V.
Silere non possum