Siracusa - La Procura della Repubblica di Siracusa ha chiesto l’assoluzione nel processo in cui un sacerdote era stato accusato di abusi sessuali da Giovanni Castiglia, soggetto già noto alle cronache per dichiarazioni false, diffamazione e raggiri ai danni di presbiteri e laici.

La vicenda che riguarda il ragazzo siciliano salta alle cronache quando questo giunge nell’Urbe e finisce, attraverso alcuni sacerdoti, all’interno del Capitolo di Santa Maria Maggiore dove ha iniziato a vivere, prima con un canonico e poi con un altro, con la scusa di fargli da segretario, badante, ecc… Castiglia aveva creato numerosi problemi: alzava la voce con frequenza, si irritava facilmente, impartiva ordini, chiedeva il rifacimento delle stanze, pretendeva lavori di manutenzione e tinteggiature, e procedeva ad acquistare vari oggetti, il tutto a spese del canonico di turno.

A causa del clima che si era creato, Castiglia venne allontanato dalla Basilica di Santa Maria Maggiore mediante un ordine impartito verbalmente. In quel periodo viveva nell’abitazione del monsignore americano Jhon Anthony Abruzzese, dell’arcidiocesi di Boston.

Né Castiglia né Abruzzese rispettarono il divieto: il sacerdote continuò a farlo accedere nella zona extraterritoriale nonostante l’ordine contrario. Successivamente entrambi furono allontanati dalla Basilica su mandato del Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, Edgar Peña Parra, che - dopo aver consultato i superiori della Basilica - aveva constatato l’incapacità del sacerdote americano di prendere le distanze dal giovane.

La disposizione fu chiara: «Se lei non si stacca da questo ragazzo, se ne va anche lei». La Gendarmeria Vaticana ha quindi fermato, identificato il Castiglia e gli ha notificato un provvedimento di allontanamento e di divieto di accesso dallo Stato della Città del Vaticano. Fu in questo contesto che Abruzzese e Castiglia acquistarono una casa fuori Roma. Tuttavia, la nuova abitazione non piaceva al giovane siciliano, poiché la riteneva troppo distante dalla città e incompatibile con i suoi spostamenti abituali.

Il processo a Siracusa

In quello stesso periodo emerse che Castiglia aveva denunciato un sacerdote conosciuto durante la sua infanzia, accusandolo di abusi. Castiglia aveva contattato vari organi di stampa offrendo una narrazione falsa dei fatti. Sosteneva che il suo allontanamento da Santa Maria Maggiore fosse dovuto al “coraggio di denunciare gli abusi subiti”. Questo però non era affatto vero perché allo Stato della Città del Vaticano non importa nulla di quanto accade in una diocesi in Sicilia, piuttosto importava lo scompiglio che questo aveva portato a Santa Maria Maggiore dove impartiva ordini a preti e seminaristi anche durante le Sante Messe nella Basilica.


Non solo non è emersa alcuna prova degli abusi denunciati, ma il racconto di Castiglia si presentava mutevole, contraddittorio e costellato di incongruenze. Silere non possum verificò le sue affermazioni e condusse accertamenti che portarono a rilevare come la denuncia fosse nata, in realtà, dal fatto che il sacerdote siciliano aveva informato l’ex direttore di Avvenire e successivamente di TV2000 – che lo aveva contattato – che Castiglia presentava seri problemi comportamentali ed era stato allontanato da monasteri, conventi e seminari. Per ripicca e per risentimento nei confronti del sacerdote che aveva riferito tali circostanze, Castiglia reagì calunniandolo.

Fu proprio in seguito a questo continuo girovagare, che lo portò persino dalla Sicilia al Veneto, che Castiglia arrivò a Roma. Dopo l’allontanamento dalla Basilica, tentò di entrare in contatto con alcuni media, nella speranza che una pressione mediatica potesse offrirgli un vantaggio in sede giudiziaria. Come già accaduto in altri casi in Sicilia, in queste vicende entrano spesso in scena alcune sciacalle che trasformano la questione degli abusi in un vero e proprio business, pur non avendo – secondo quanto si apprende – neppure padronanza della lingua italiana. Queste figure tentano di trarre visibilità e tornaconto dal promuovere procedimenti giudiziari contro sacerdoti, poiché il clima pubblico rende tali azioni terreno fertile sia per ottenere attenzione sia per sperare in esiti favorevoli.

Al di là del presente caso, in cui le incongruenze apparivano davvero evidenti, in molte altre situazioni i sacerdoti vengono condannati con facilità: i giudici italiani non comprendono le dinamiche clericali e tendono a dare credito a giovani che, in realtà, non solo non sono stati abusati, ma avrebbero molto da nascondere e tenterebbero di mettere a tacere le persone, cercando di rovinarne la vita attraverso richieste di risarcimento o denunce calunniose.

Se Silere non possum ha verificato, però, come è noto molti altri non lo fanno e quindi la notizia è finita su tutti i giornali locali e nazionali. Addirittura alcuni programmi televisivi hanno ospitato il Castiglia perché raccontasse la sua storia e hanno imbastito puntate contro la Chiesa e contro il clero sulla base di un racconto del tutto falso. Alcune testate, come La Sicilia, hanno inizialmente parlato di “abusi sul giovane di Francofonte”, ma oggi non riportano la richiesta di assoluzione avanzata dalla Procura. Chissà come mai?  I nostri lettori ricordano sicuramente anche l’articolo pubblicato da Federica Tourn su Domani, il quale era pieno di informazioni non verificate. Silere non possum lo aveva smontato punto per punto dimostrando le falsità che erano state pubblicate su mandato del Castiglia.



Falsità e incongruenze

Durante il processo sono emerse gravi incongruenze tra quanto Castiglia dichiarava presso il Tribunale Ecclesiastico e ciò che affermava davanti al Tribunale di Siracusa. Alcuni testimoni non si sono presentati riferendo inesistenti “vuoti di memoria” e il canonico americano non è comparso, pur vivendo nella casa di Francofonte pagata con i suoi soldi ma intestata a Castiglia. Come ha dimostrato Silere non possum con la pubblicazione (di alcune) delle registrazioni audio, il Castiglia è solito minacciare le persone anche di morte. Ed è questo il clima che ha portato molti a sparire di fronte al tribunale per paura di ritorsioni.

L’incidente probatorio, le risposte fornite durante gli interrogatori e l’analisi degli atti hanno restituito un profilo di Castiglia del tutto diverso da quello delineato dalla difesa, che lo rappresentava come vittima. Gli elementi raccolti hanno invece condotto a un nulla di fatto, facendo venir meno la consistenza delle accuse. Addirittura, dopo la nostra pubblicazione degli audio di minacce del Castiglia, l’avvocato del giovane siculo ha rimesso il mandato davanti al giudice.

La presenza di Castiglia nella diocesi di Brescia

Silere non possum aveva segnalato anche l’arrivo di Castiglia nella diocesi di Brescia per tutelare le persone coinvolte. Queste, però, invece di riconoscere la pericolosità del soggetto e di apprezzare che qualcuno si preoccupasse ancora del bene della Chiesa, hanno continuato a ospitarlo, addirittura nello stesso palazzo in cui vive il vescovo Pierantonio Tremolada.

La vicenda di Castiglia, purtroppo, è solo una delle molte che attraversano oggi la Chiesa cattolica: figure prive di autentica maturità affettiva che, invece di ringraziare chi tenta di evitar loro situazioni imbarazzanti, preferiscono formulare giudizi o allusioni: “Eh, ma chissà…Eh, ma si dice…Eh, qui Eh là…” Mentre in casa hanno ricattatori e millantatori. Questo è il bello. È su questa dinamica che certi soggetti irrisolti costruiscono la propria sopravvivenza.

A Brescia, Castiglia aveva individuato il Vicario Generale, Gaetano Fontana, al quale si è legato senza più staccarsi per un lungo periodo. Non si è limitato a lui: diversi sacerdoti erano stati da lui avvicinati, tra cui don Roberto Soldati, altro personaggio che negli ultimi tempi ha contribuito a creare un clima irrespirabile in Cattedrale con dinamiche sulle quali è opportuno sorvolare. Alcuni presbiteri si erano persino spinti fino a recarsi a Francofonte, altri se lo sono portati in Puglia. Le ragioni di tali gite restano del tutto ignote.

Fontana ha accompagnato Castiglia in varie realtà della diocesi, permettendogli di indossare talare e fascia e di servire alle celebrazioni. Quando però è emersa la necessità di fare i conti con quanto Castiglia aveva compiuto, il Vicario Generale ha preferito diffondere le calunnie e le diffamazioni che lo stesso Castiglia gli girava, prendendo di mira coloro che non hanno timore di raccontare fatti e comportamenti. Questo perché la carità la esercitano solo quando conviene a loro. Se si tratta di intercedere in Segreteria di Stato per ottenere concessioni benevole, allora si invoca la “carità”, sostenendo che occorre aiutare “le persone in difficoltà”. Ma quando invece si tratta di evitare calunnie contro chi si limita a riferire la verità, quella stessa carità scompare, così come la minima buona creanza di tacere.

Per fortuna, quando in Segreteria di Stato sono arrivate le ennesime richieste avanzate da Abruzzese & company, sostenute da illustri monsignori con tanto di croce pettorale, il Sostituto ha reagito con stizza: «È ancora in giro? Con tutto quello che è stato pubblicato su Silere non possum, questi non si arrendono ancora». La pratica è stata immediatamente cestinata. Quanto a Castiglia e ad Abruzzese, in Vaticano è chiaro che c’è ben poco da fare: il sacerdote americano non si staccherà più da questo ragazzo problematico. Al punto che la Segreteria di Stato, nel tentativo di offrirgli un’ulteriore possibilità per sottrarlo a ricatti e ritorsioni, ha parlato di eventuali incarichi e ospitalità solo “se da solo”. Quello che lascia stupiti in Terza Loggia, invece, è che una diocesi di tale rilievo si lasci irretire da un venticinquenne borioso.

La fine di una vicenda dolorosa?

Oggi, con la richiesta di assoluzione formulata dal Pubblico Ministero, emerge in tutta la sua evidenza l’assurdità di quanto Silere non possum sostiene da tempo, nonostante le minacce e le diffamazioni diffuse dallo stesso Castiglia e per le quali egli ora è chiamato a rispondere. Un presbitero è stato diffamato, ha affrontato un processo penale ed è tuttora sottoposto a un procedimento ecclesiastico a causa di un giovane che, pur avendo certamente vissuto criticità nella propria infanzia, non può giustificare ciò che ha fatto e continua a fare.

La vicenda di Castiglia - che si aggiunge a quella di chi si ora vive ripiegato negli Oblati, di chi ha falsamente denunciato il vescovo di Sora, di chi ha falsificato lettere della Segreteria di Stato e continua a vivere in casa dei segretari delle conferenze episcopali, e così via - mostra con chiarezza un problema profondo nella Chiesa: l’incapacità di offrire alle persone l’aiuto realmente necessario e, parallelamente, una diffusa immaturità affettiva. Le persone che vivono situazioni problematiche devono essere aiutate, ma non attraverso l’acquisto di case da centomila euro o il soddisfacimento di ogni loro capriccio: il vero aiuto è indirizzarle a un buon psichiatra, cioè a un percorso di cura adeguato. Questo è l’unico sostegno realistico e responsabile che può essere offerto dalla Chiesa in nome di Gesù Cristo.

Allo stesso tempo, è evidente che una parte del clero, segnata da fragilità affettive, si lascia facilmente manipolare da giovani irrisolti che riversano rancore sulla Chiesa e sul clero semplicemente perché è stato detto loro, con onestà, che il sacerdozio non era la loro vocazione. E mentre queste persone arrivano persino a sfruttare economicamente presbiteri e laici, approfittando della loro debolezza, noi viviamo serenamente e, con quella sicumera tipica di chi si sente nel giusto, continuiamo a puntare il dito e a fare allusioni contro chi svolge con serietà (e serenità), il proprio servizio, il proprio lavoro, talvolta pagando un prezzo molto alto pur di mantenere la riservatezza e la tutela delle persone che per amore alla Chiesa mettono a rischio sé stesse. 

d.M.T. e d.L.G.
Silere non possum