Città del Vaticano – Piazza San Pietro oggi ha respirato un’aria che unisce memoria, giovinezza e profezia. Leone XIV ha presieduto il Rito di Canonizzazione di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, due figure che, pur vissute in tempi diversi, testimoniano la forza del Vangelo vissuto nell’età giovanile, in una quotidianità fatta di studio, amicizia, preghiera e servizio ai poveri.

L’evento, preparato da tempo, ha visto la presenza di decine di migliaia di fedeli. Accanto al Pontefice, cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici provenienti da vari Paesi. Ma la partecipazione più intensa è stata quella delle famiglie dei due nuovi santi. Per Carlo Acutis erano presenti i genitori Andrea e Antonia Salzano con i figli Francesca e Michele. Per Pier Giorgio Frassati, alcuni discendenti della sorella Luciana, che fino all’ultimo difese e trasmise la memoria del fratello.

Un dettaglio storico ha colpito molti: Antonia Salzano è la seconda madre nella storia della Chiesa a vedere canonizzato il proprio figlio. La prima fu Assunta Carlini, madre di Santa Maria Goretti, presente alla canonizzazione della figlia celebrata da Pio XII nel 1950. È un dato che segna profondamente la memoria ecclesiale: la santità non è un ideale lontano, ma può fiorire in una famiglia, e la maternità si lega a un’esperienza che unisce gioia e mistero, dolore e gloria.

L’incontro con i giovani in piazza

Poco prima di iniziare la celebrazione, Leone XIV ha voluto rivolgersi ai fedeli, a sorpresa, prima di prepararsi in sagrestia. Con tono semplice e diretto, ha salutato soprattutto i giovani: «Fratelli e sorelle, oggi è una festa bellissima per tutta l’Italia, per tutta la Chiesa, per tutto il mondo! (…) Volevo salutare soprattutto tanti giovani, ragazzi, che sono venuti per questa santa Messa! (…) E sentiamo tutti nel cuore la stessa cosa che Pier Giorgio e Carlo hanno vissuto: questo amore per Gesù Cristo, soprattutto nell’Eucaristia, ma anche nei poveri, nei fratelli e nelle sorelle. Anche tutti voi, tutti noi, siamo chiamati ad essere santi».

Quel saluto ha stemperato la solennità in una festa sobria, ricordando che la canonizzazione di due giovani riguarda anzitutto il presente della Chiesa, non solo la memoria. Ancora una volta Leone XIV ha lasciato parlare la propria testimonianza, sufficiente a mettere tra parentesi i paragoni di maniera con il predecessore: uno stile asciutto, leale, autentico, capace di raggiungere e formare i giovani. Davanti a tutti, il Papa si è raccolto in preghiera alla Vergine e ha invitato a pregare per disporsi alla celebrazione eucaristica.

Carlo Acutis: la “via rapida per il Cielo”

Carlo Acutis nacque a Londra il 3 maggio 1991 da genitori italiani. Cresciuto a Milano, mostrò fin da piccolo un’intelligenza vivace e una grande sensibilità spirituale. La sua prima comunione, ricevuta a soli sette anni, fu un momento decisivo: da allora non volle più mancare alla Santa Messa quotidiana. «L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo» ripeteva.

Studente brillante, con una passione per l’informatica, mise le sue competenze a disposizione della fede: creò siti parrocchiali, si dedicò al volontariato e soprattutto realizzò la mostra sui miracoli eucaristici, oggi diffusa in tutto il mondo. La sua breve vita fu segnata dalla leucemia fulminante che lo colpì a 15 anni. Ricoverato, offrì la sua sofferenza per il Papa e per la Chiesa. Morì il 12 ottobre 2006. La sua fama di santità crebbe rapidamente: dalla beatificazione ad Assisi nel 2020 fino al riconoscimento dei miracoli che hanno condotto oggi alla canonizzazione.

Carlo resta un testimone che parla ai giovani della generazione digitale: il suo uso della tecnologia non fu mai evasione, ma strumento di evangelizzazione. Guardando a lui, Leone XIV ha ricordato che «Carlo ha integrato naturalmente nelle sue giornate preghiera, sport, studio e carità», mostrando che la santità non è altro che vivere bene l’ordinario.

Pier Giorgio Frassati: il “facchino dei poveri”

Pier Giorgio Frassati nacque a Torino nel 1901, in una famiglia benestante e colta. Il padre Alfredo fu fondatore de La Stampa e ambasciatore in Germania; la madre, Adelaide, pittrice, trasmise al figlio una sensibilità artistica. Ma fu la fede a segnare la sua vita: quotidiana comunione, Rosario, impegno nell’Azione Cattolica e nelle Conferenze di San Vincenzo. Amava definirsi «povero come tutti i poveri». Trascinava i carretti degli sfrattati, donava i suoi risparmi e perfino i vestiti. Appassionato di montagna, di teatro e di amicizie sincere, seppe unire il gusto della vita con il sacrificio per gli ultimi. «Intorno ai poveri e agli ammalati io vedo una luce che noi non abbiamo», confidava agli amici.

Morto a soli 24 anni per poliomielite fulminante, contratta forse assistendo malati, lasciò dietro di sé una fama di carità che si rivelò clamorosa ai funerali, gremiti da folle di persone che i genitori non conoscevano. San Giovanni Paolo II lo proclamò beato nel 1990. Oggi la sua canonizzazione lo indica come modello di laicato impegnato nella vita sociale e politica, testimone di una fede incarnata nella storia.

L’omelia di Leone XIV: non sprecare la vita

Nell’omelia della Santa Messa, il Pontefice ha commentato il libro della Sapienza: «Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza?». Ha collegato la figura di Salomone, giovane re che chiese a Dio il dono della sapienza, alla vita di Carlo e Pier Giorgio: entrambi hanno saputo orientare la propria giovinezza non verso il successo o la ricchezza, ma verso l’adesione al progetto di Dio.

Il Papa ha richiamato anche l’esempio di Francesco d’Assisi e di Agostino: giovani che hanno trovato nella conversione la via per un’esistenza compiuta. E ha aggiunto: «Carissimi, i santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro. (…) Questa è la formula semplice, ma vincente, della loro santità».

Le parole di Leone hanno messo in evidenza la dimensione quotidiana della fede: la Santa Messa, la Confessione sacramentale, l’adorazione eucaristica, la carità. Non grandi imprese, ma gesti alla portata di tutti.

La santità come eredità e promessa

La canonizzazione di Carlo e Pier Giorgio è un segno per la Chiesa contemporanea. Entrambi laici, entrambi giovani, hanno vissuto il Vangelo nel mondo: nelle aule scolastiche, nelle associazioni, nelle amicizie, nello sport, nella tecnologia. Non hanno voluto primeggiare, non hanno ricercato incarichi e ministeri. In un tempo in cui i giovani sono spesso accusati ingiustamente di apatia o di disimpegno, la loro vita mostra il contrario: la fede può animare entusiasmo, creatività, impegno sociale. Non è fuga dal mondo, ma immersione piena.

Il fatto che i loro familiari fossero presenti oggi in Piazza San Pietro sottolinea che la santità nasce dentro le case, tra le relazioni ordinarie, e diventa fermento per tutti.

Verso l’alt(r)o

Oggi la Chiesa ha due nuovi santi che parlano direttamente al cuore del nostro tempo. Carlo Acutis, “influencer di Dio” che ha mostrato come Internet possa essere spazio di annuncio. Pier Giorgio Frassati, “facchino dei poveri” che ha unito fede e impegno sociale. Leone XIV li ha consegnati alla venerazione universale come esempi di gioventù trasfigurata dalla grazia, come luci che orientano il cammino di intere generazioni.

In Piazza San Pietro, tra canti, bandiere e lacrime, molti hanno percepito la stessa certezza che i due santi amavano ripetere: che la vita non va sprecata, ma donata. Solo così diventa, davvero, un capolavoro.

p.F.E.
Silere non possum