Maria Campatelli defends Rupnik but does not explain why the Jesuit disobeys the Church.
🇬🇧 Rupnik Case: Maria Campatelli and that inability to feel shame
Molto spesso Papa Francesco ha parlato della “vergüenza”, durante i suoi interventi in merito agli abusi. Si tratta della vergogna, sentimento che non traspare neppure lontanamente nella mente e nel cuore (tantomeno sul volto) di Maria Campatelli, la pioniera del Centro Aletti fedelissima di Marko Ivan Rupnik.
In un comunicato pubblicato il 17 giugno 2023, il primo che affronta le accuse (sempre senza entrare nel merito e senza raccontare la verità), la donna scrive: “una campagna mediatica basata su accuse diffamanti e non provate, rispetto al fornire agli organi di stampa la corretta informazione fondata su atti e documenti, in proprio possesso, dimostrativi di una verità diversa da quanto veniva pubblicato”.
La signora Campatelli, però, forse non ha studiato a sufficienza all’Università Gregoriana e le consigliamo di tornare sui banchi di scuola, ma il procedimento della Congregazione per la Dottrina della Fede che ha portato alla condanna di Padre Marko Ivan Rupnik per aver assolto il complice nel sesto comandamento, è stato un procedimento canonico che ha rispettato tutte le procedure e tutti i diritti dell’imputato. Piuttosto, Campatelli, dovrebbe spiegarci come mai se le accuse sono false, Marko Rupnik non ha presentato una querela contro queste donne? Si tratta di un senso di giustizia: se sei vittima di calunnia, denunci! La scelta di tacere, come ha fatto il gesuita sloveno, è certamente un diritto dell’accusato ma porta con sé delle conseguenza.
La direttrice del Centro Aletti non spiega perchè Rupnik ha disobbedito alle restrizioni inflitte. Non si tratta solo di quelle nuove, imposte a seguito della denuncia di Silere non possum del 01 dicembre 2022. Si tratta anche di quelle restrizioni inflitte negli anni precedenti e che non avevano destato alcun problema al gesuita sloveno. Come mai non chiese di uscire dell’Ordine quando gli vennero imposte le prime restrizioni? Forse non lo fece perchè tanto nessuno lo controllava e lui continuava a fare ciò che voleva? Questa è l’obbedienza alla Chiesa e la comunione?
Campatelli ci tiene a dire che Marko Ivan Rupnik aveva chiesto di uscire dalla Compagnia. È bene precisare che ai sensi del canone 691 – §2 del Codice di Diritto Canonico tale facoltà è riservata alla Sede Apostolica. Nel caso di specie se ne occuperebbe il Papa in persona.
Inoltre, ai sensi del canone 693, la Sede Apostolica non può concedere tale indulto se non vi è un vescovo disposto ad incardinare il religioso. Marko Ivan Rupnik, quale nome di ordinario ha presentato nella sua domanda, il quale sarebbe ora disposto ad accoglierlo?
Inoltre, questa affermazione di Campatelli ci conferma due cose: in primis, che la notizia che Silere non possum diede in merito ad un possibile trasferimento di Rupnik a Milano era corretta. In questo caso anche padre Verschueren ha mentito. Lo abbiamo detto più volte, i gesuiti non stanno facendo verità, semplicemente stanno tentando di lavarsene le mani perchè si tratta di un caso che ormai è scoppiato. In secundis, che Rupnik gode della protezione del Papa e quindi della Compagnia di Gesù non se ne fa nulla.
In un momento storico in cui qualunque diocesi si ritrova ad affrontare un caso di abuso è obbligata da Roma a “manifestare vicinanza alle vittime” ancor prima di comprendere se l’accusa è vera, il comunicato del Centro Aletti è una vera vergogna.
Noi, a differenza di Maria Campatelli, abbiamo i documenti dei procedimenti che Rupnik ha subito in Congregazione (oggi Dicastero), lei, ancora una volta, parla senza provare ciò che dice. Le spalle di Marko Rupnik e Maria Campatelli sono ben protette da Bergoglio. Ancor più vergognosa è la frase con cui questa donna termina il suo comunicato: “È presumibile, pertanto, che padre Rupnik resterà fermo nella sua già manifestata volontà di uscire dall’Ordine, continuando a vivere questo momento nel discernimento e nella comunione ecclesiale”.
Comunione ecclesiale? Un sacerdote che non si presenta davanti al suo ordine e non obbedisce agli ordini impartiti, parla di comunione ecclesiale? Se la richiesta di “uscire dall’Ordine”, Rupnik l’avesse davvero presentata il 21 gennaio 2023, dovrebbe sapere che è tenuto ad obbedire al suo legittimo superiore fino a quando non gli viene concessa la dispensa dai voti. Inoltre, in questo caso non è possibile non citare una persona che Rupnik odia profondamente, come diceva Benedetto XVI non si possono concedere le “dispense” quando in realtà questa uscita avviene per delle accuse. È chiaro che il gesuita artista è rimasto nell’ordine fino a quando gli è convenuto, a gennaio 2023 ha chiesto di uscire per non subire il processo canonico.
A Santa Marta, infatti, gli hanno garantito che qui in Vaticano non gli sarebbe stato aperto alcun procedimento canonico, e in questo modo avrebbe evitato l’investigatio dell’Ordine e il successivo procedimento.
Padre Dysmas De Lassus lo spiega splendidamente nel suo libro “Rischi e derive della vita religiosa”: il fondatore abusante non lascerà mai la sua comunità, questa, o vivrà con lui oppure morirà con lui. Oggi è palese che Rupnik ha utilizzato la direttrice (solo di facciata) del Centro Aletti per scrivere ciò che ha in realtà dettato lui ma utilizza queste persone come schiavi che lo servono. Lui, chiaramente, non si abbassa a parlare o scrivere a chi lo accusa. Lui è il Dio, l’intoccabile; gli altri sono coloro che lo portano al martirio, coloro che lo crocefiggono.
A seguito di questo comunicato, è chiaro che il caso Maciel è una bazzecola rispetto a questo. Francesco ha impresso una macchia indelebile sul suo pontificato con questo caso. L’unico modo che ha per ripulirsi la faccia (non certo per essere credibile) è quello di dimettere Rupnik dallo stato clericale e sciogliere il Centro Aletti.
S.I.
Silere non possum
IL COMUNICATO DEL CENTRO ALETTI
In data 15 giugno 2023 è apparsa su internet la notizia della dimissione di padre Marko Rupnik dalla Compagnia di Gesù.
Il decreto di dimissione è motivato dal rifiuto di p. Rupnik di osservare il voto di obbedienza riguardo ad una nuova missione che l’Ordine, con nota del 9 marzo 2023, gli aveva affidato con trasferimento ad una comunità gesuitica della Lombardia.
Ai fini, tuttavia, di una giusta ed esaustiva informazione, la vicenda che ha portato alla dimissione merita una ricostruzione che tenga conto di almeno altri elementi.
Inspiegabilmente, il comunicato della D.I.R. (Case ed Opere Interprovinciali della Compagnia di Gesù) omette di rendere noto che è stato direttamente p. Marko Rupnik, già il 21 gennaio u.s., a presentare alla Compagnia di Gesù, osservando tutte le condizioni canoniche richieste, istanza per poter uscire dall’Ordine, essendo in toto venuta meno la fiducia verso i propri superiori una volta che questi hanno purtroppo dato ripetuta prova di favorire una campagna mediatica basata su accuse diffamanti e non provate (che hanno esposto a forme di linciaggio la persona di p. Rupnik e tutto il Centro Aletti), rispetto al fornire agli organi di stampa la corretta informazione fondata su atti e documenti, in proprio possesso, dimostrativi di una verità diversa da quanto veniva pubblicato.
Parimenti, il comunicato della D.I.R. omette di riferire che, per i medesimi motivi di sopraggiunta sfiducia verso i superiori, anche gli altri gesuiti del Centro Aletti hanno fatto domanda di indulto per uscire dalla Compagnia e sono in attesa che si concluda il relativo procedimento, per poter continuare l’esercizio del loro ministero sacerdotale.
In tale contesto, incentrato sulla pregressa richiesta inderogabile di uscita dall’Ordine di p. Rupnik, appare intuibile l’illogicità della nuova missio con trasferimento affidatagli il 9 marzo, salvo a volerne cogliere il fine puramente strumentale di precostituire (come difatti avvenuto) il presupposto per una disubbidienza su cui poi fondare il Decreto di dimissione.
È presumibile, pertanto, che padre Rupnik resterà fermo nella sua già manifestata volontà di uscire dall’Ordine, continuando a vivere questo momento nel discernimento e nella comunione ecclesiale.
Alla luce di quanto è accaduto e sta accadendo, ringraziamo il Signore anche per la fede che la storia è nelle sue mani e che tutto concorre al bene di coloro che lo amano.
Gli chiediamo perciò di conservarci nel novero di queste persone.
Maria Campatelli
e l’équipe del Centro Aletti