Come abbiamo raccontato, nel cuore di Roma, al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, da anni alcuni vescovi evitano di mandare lì i propri studenti. Una situazione analoga si registra anche all’abbazia di Santa Giustina, a Padova. Perché questa diffidenza? Tra i docenti più discussi, c'è Andrea Grillo, laico che è solito lanciare invettive dal suo account Facebook e commenta, da vero boomer incattivito, qualunque attività ecclesiale che riguardi donne e laicato. In queste ore si è lanciato nell'attaccare "la gerarchia" che avrebbe, a suo dire, tentato di fare un golpe. Inutile dire che l'urlatore di Savona non era presente nell'Aula Paolo VI. 

Nel nome della “logica sinodale”, Andrea Grillo non perde occasione per insultare e screditare chiunque osi pensarla diversamente da lui. Anche sul tema del suo stipendio, ha accusato questo portale di diffondere falsità, senza però mai fornire un solo documento che smentisca quanto pubblicato. Curioso, no?

Noi, al contrario, parliamo con i fatti. E anche se qualcuno si agita perché colpito nel vivo dalle verità che riportiamo, oggi rendiamo pubblico uno dei molti documenti in nostro possesso riguardanti Andrea Grillo e il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. Vedremo se Grillo — sempre pronto ad accusare di menzogna chi non la pensa come lui — continuerà con il suo teatrino ridicolo. 

Ciò che molti ignoravano, infatti, è che la sua cattedra è finanziata da ingenti fondi provenienti dalla Confederazione Benedettina Svizzera, una realtà religiosa che, evidentemente, ha interessi ben precisi. Ma come è possibile? Grillo, addirittura, rientra anche in quella categoria di docenti che ricevono più soldi a seconda di quante tesi curano, cosa che non accade con tutti, soprattutto se sono chierici o religiosi. I soldi che vengono dati dai benedettini, però, sono risorse importanti, frutto del lavoro e della generosità di monasteri e fedeli cattolici, che si aspettano che tali fondi servano a custodire e trasmettere la fede cattolica, non a metterla in discussione. Ma quanti soldi vengono destinati per permettere a Grillo di attaccare tutto e tutti? Recentemente si è scagliato contro il Dicastero per la Dottrina della Fede anche per i documenti Gestis verbisque, Fiducia supplicans e Dignitas infinita. "Ha parlato a favore del processo che stanno facendo in Amazzonia riguardo alla liturgia. È stato così spudorato da dire che lo hanno contattato per prendervi parte" spiega un suo collega. In sostanza, ciò che Grillo fa è attaccare chiunque non lo coinvolge. Il Dicastero? Sì, meglio perché Fernandez è meglio di Ladaria ma non lo hanno coinvolto, quindi è meglio urlare. 

L'attendibilità delle sue affermazioni, quindi, è abbastanza evidente. Le posizioni di Andrea Grillo su temi fondamentali come il sacerdozio, la sinodalità e l’ordinazione delle donne risultano incompatibili con il Magistero della Chiesa. Anche i toni che usa sono offensivi, basti pensare che ha definito psichiatrici tutti i cattolici nel mondo che sostengono l’impossibilità, per le donne, di accedere al ministero ordinato. Grillo continua a trattare questi temi, senza alcuna preparazione peraltro, proprio come i frustrati laici che si scagliano contro la gerarchia perché non si piega alle loro ambizioni. Ma per l'urlatore è "tutto falso". Sempre e soltanto senza prove. La frustrazione è una brutta cosa. È sempre Grillo, che da Camaldoli, ha urlato contro queste norme perché ritiene che l’ordinazione sacra sia legata al potere. Una visione così distorta del ministero che davvero fa venire la pelle d'oca. Non dimentichiamo, poi i numerosi insulti contro Benedetto XVI e la Santa Messa tridentina. Tutte cose che se fossero state fatte contro Papa Francesco oggi Grillo sarebbe nel posto che più gli si addice: l’orto. 

Come ricordava San Giovanni Paolo II: “I fedeli hanno il diritto di ricevere la parola di Dio nella sua integrità e purezza. Il compito della teologia è servire tale diritto, aiutando il Popolo di Dio a comprendere sempre meglio la fede” (Donum Veritatis, 7). Quando invece la teologia si trasforma in una continua contestazione, essa tradisce il suo scopo originario. È bene ricordare che chi insegna in un istituto pontificio lo fa mandato ecclesiae, non in nome di un’autonomia intellettuale sganciata dalla verità rivelata. Come scrive la Congregazione per la Dottrina della Fede: “Il dissenso pubblico dall’insegnamento del Magistero non può essere considerato un’espressione legittima della libertà teologica” (Donum Veritatis, 32). Nel caso di Grillo, ciò che colpisce è il paradosso: un teologo che gode di una posizione prestigiosa e ben retribuita – grazie ai fondi della Chiesa Cattolica – ma che da anni propaga visioni che si pongono in contrasto, se non in aperta violazione, con il deposito della fede. Viene da chiedersi: è giusto che un’istituzione ecclesiale continui a finanziare cattedre occupate da chi non è in comunione piena con il Magistero della Chiesa?

Questa domanda è seria ed è necessario darvi una risposta perchè nell'Ateneo San Anselmo sono in diversi a lamentarsi. Come ribadito anche da Papa Francesco, “non siamo padroni della fede, ma servitori della Parola” (Evangelii Gaudium, 151).

È dunque urgente che la Santa Seda smetta di coprire Grillo e di permettere che continui a insegnare. Le autorità accademiche, piuttosto che commettere abusi sui professori monaci, devono vigilare con maggiore attenzione sulla fedeltà dottrinale di chi insegna nei propri atenei. Il bene dei fedeli, la chiarezza della dottrina e la credibilità della Chiesa lo richiedono. Chi insegna eresie, chi mina l’unità della fede, dovrebbe essere corretto e, se persevera, rimosso. La Chiesa non può più permettersi di finanziare la propria crisi.

p.A.S.
Silere non possum