La lotta di Bergoglio contro l'omosessualità
Il canale diplomatico e la discussione sul Concordato resta una strada mai battuta sino ad oggi. Probabilmente, oltre Tevere non hanno più cartucce. Non si ravvedono comunque possibili conflitti fra il dettato concordatario e il disegno di legge, in Vaticano lo sanno. Di fatto resta un metodo per far comprendere quale è la posizione della Santa Sede e del Papa sull'omosessualità. Diversamente da come molti improvvisati teologi tentano di far credere, questo Papa è fortemente omofobo. D'altronde non possiamo aspettarci nulla di differente sul tema da un gesuita doc.
L'allora arcivescovo di Buenos Aires, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, nel 2010 si scagliò apertamente contro la legge che poneva le unioni omosessuali alla stregua del matrimonio. Scriveva:
"Il popolo argentino dovrà affrontare, nelle prossime settimane, una situazione il cui esito può ferire gravemente la famiglia. Si tratta del disegno di legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. È in gioco l'identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di tanti bambini che saranno discriminati in anticipo, privandoli della maturazione umana che Dio ha voluto che si desse con un padre e una madre. È in gioco un rigetto frontale della legge di Dio, per di più incisa nei nostri cuori. Non siamo ingenui: non si tratta di una semplice lotta politica; bensì di una mossa del padre della menzogna che pretende di confondere e ingannare i figli di Dio".
Tutti gli interventi fatti da Francesco durante il suo pontificato sono sempre stati accolti con grande clamore ed entusiasmo da parte dei giornali e della comunità LGBTQ+ ma nessuna apertura è stata fatta, anzi, molto spesso le sue parole erano riconducibili ad una omofobia latente. A partire dalle parole pronunciate sul volo nel Viaggio Apostolico a Rio De Janeiro in occasione della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù nel 2013. Il Papa diceva:
Lei parlava della lobby gay. Mah! Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d'identità in Vaticano con "gay". Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte non sono buone. Quello è cattivo. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega in modo tanto bello questo, ma dice - aspetta un po', come si dice... - e dice: "non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società". Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c'è un altro, un altro. Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me.
Parole che in realtà non dicono nulla di entusiasmante. Il Papa definiva gli omosessuali "persone così" e faceva una triste battuta sulla carta d'identità con scritto gay. Chi vive all'interno del micro Stato o dentro le strutture ecclesiastiche sa benissimo che in realtà qualcuno cerca veramente di scoprire se una persona è omosessuale oppure no e spesso viene utilizzata la psicologia per perseguitare i/le giovani omosessuali e cacciarli dalle case di formazione. Questa battuta quindi suona come una amara verità, Bergoglio li ha cercati questi omosessuali e li avrebbe voluti trovare eccome.
Un altro intervento, completamente ignorato dalla stampa (chissà perché) lo ha fatto durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dall' Irlanda nel 2018. In questo caso, come potrete notare, la Santa Sede ha ritenuto opportuno censurare il Papa e modificare il discorso che fece. Per fortuna ci sono le videocamere. Nel video di seguito potrete ascoltare le parole pronunciate che vi riporto di seguito. Il Papa diceva:
E' importante. Una cosa è quando si manifesta da bambino, quando ci sono tante cose che si possono fare, con la psichiatria per vedere come sono le cose; un'altra cosa è quando si manifesta dopo i 20 anni o cose del genere. Ma io mai dirò che il silenzio è il rimedio: ignorare il figlio o la figlia con tendenza omosessuale è una mancanza di paternità e maternità. Tu sei mio figlio, tu sei mia figlia, così come sei; io sono tuo padre e tua madre, parliamo. E se voi, padre e madre, non ve la cavate, chiedete aiuto, ma sempre nel dialogo, sempre nel dialogo. Perché quel figlio e quella figlia hanno diritto a una famiglia e la famiglia è questa che c'è: non cacciarlo via dalla famiglia. Questa è una sfida seria alla paternità e alla maternità. Ti ringrazio per la domanda, grazie.