The aim of the Synod? To diminish the ministerial priesthood

Il cammino sinodale sta destando preoccupazione in diversi ambienti cattolici e non solo. Molti si chiedono che cosa succederà durante e dopo. Ciò che dimentichiamo, però, è che il cammino sinodale è iniziato ben prima del suo “inizio ufficiale”. 

Già all’inizio del suo pontificato, Francesco ha iniziato una vera e propria campagna contro il sacerdozio ministeriale e contro la gerarchia della Chiesa. Si trattava di piccoli gesti, sempre più enfatizzati dalla stampa. Poi, i discorsi. Il clero è ricco, il clero è clericalista, il clero è corrotto, il clero qui, il clero là. Una sorta di litania, una cantilena che continua da dieci lunghi ed interminabili anni. Quando poi, il Papa, si è reso conto che c’è chi difende il sacerdozio ministeriale e non sono solo chierici a farlo, allora ha iniziato a sparare anche sui laici “clericalizzati”. In sostanza, la risposta alle domande di molti cattolici è una sola: non c’è un percorso predefinito ma è ben chiara la meta. Il fine è quello di giungere a dichiarare che sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale, alla fine, non sono così diversi. Il fine è quello di arrivare a dire: “suvvia, sempre sacerdozio è”. A confermare questa direzione è stato proprio un intervento del cardinale gesuita Jean-Claude Hollerich, il quale è diventato l’esponente di punta di questo cammino sinodale. 

Di ritorno dalla Mongolia

Sul volo apostolico di ritorno dalla Mongolia, Papa Francesco ha risposto alle domande dei giornalisti. Alla corrispondente del Catholic News Service, Cindy Wooden, il Papa ha detto: "Se tu vuoi, se qualcuno vuole che le notizie siano: questo se l’è presa con quell’altro per questo o quell’altro, questo è chiacchiericcio politico". È vero, la maggior parte di questi giornalai sono alla ricerca dello scoop, della parola che possa fare un titolo. Del resto, a questo sono stati abituati. Si tratta di persone che non vivono la loro fede e neppure si possono definire cattolici. Pensiamo a quelli che durante le Messe passano il loro tempo a chiacchierare con gli amici (qui).

Allo stesso tempo, però, il Papa non fa nulla per creare una stampa cattolica, seria, documentata e che sappia trasmettere con trasparenza ciò che accade. Anzi, la ostacola con convinzione. Se Francesco non vuole una diretta televisiva del dibattito sinodale, non è perchè ritiene che questo debba restare riservato ma lo fa perchè ha paura che fuori le persone si rendano conto che non c'è una idea unanime, unidirezionale. Certo, il Papa ha fatto di tutto per inserire solo persone che la pensano come lui ma è ben consapevole che ci sarà chi vuole una cosa, chi ne vuole un'altra e via dicendo.

Quindi? Quindi meglio evitare di far vedere al mondo che in realtà non c'è tutta questa voglia di cambiamenti.

Come è solito fare, poi, Francesco non entra nel merito di quelle domande che non gli piacciono. Le aggira abilmente. Ad un sacerdote (sul quale è bene non soffermarsi per carità cristiana) che non ha perso occasione per lanciare un assist al Papa sul Card. Burke, Francesco dice: "Non so se l’ho già detto una volta. Alcuni mesi fa ho chiamato un Carmelo. “Come vanno le monache, madre superiora?”. Era un Carmelo non italiano. E la priora mi ha risposto. E alla fine mi dice: “Santità. abbiamo paura col Sinodo”. “Ma cosa succede? – dico io scherzando – volete inviare una suora al Sinodo?”. “No, abbiamo paura che ci cambi dottrina”. E questo è quello che lei dice: c’è questa idea… Ma se tu vai avanti alla radice di queste idee troverai ideologie. Sempre, quando nella Chiesa si vuole staccare il cammino di comunione, quello che stacca sempre è l’ideologia. E accusano la Chiesa di questo o di quell’altro, ma mai la accusano di quello che è vero: peccatrice. Mai dicono peccatrice… Difendono una dottrina tra virgolette, che è una dottrina come l’acqua distillata, non ha gusto di niente e non è la vera dottrina cattolica che è nel Credo. E che tante volte scandalizza; come scandalizza l’idea che Dio si è fatto carne, che Dio si è fatto Uomo, che la Madonna ha conservato la sua verginità. Questo scandalizza". 

La domanda, però, era: "Santo Padre, lei ha parlato adesso del Sinodo e tutti siamo d’accordo con lei sul fatto che questo Sinodo suscita molta curiosità e molto interesse. Purtroppo suscita anche molte critiche che vengono da ambienti cattolici. Voglio riferirmi a un libro con il prologo del cardinale Burke che dice che il Sinodo è il vaso di Pandora da dove usciranno tutte le calamità per la Chiesa. Che pensa di questa posizione? Crede che sarà superata dalla realtà o condizionerà il Sinodo?"

Purtroppo? Ma non si era detto che tutti devono avere la possibilità di parlare e dire la propria opinione? Don Antonio Pelayo, però, purtroppo (e in questo caso è veramente un purtroppo) ha spesso dimenticato cosa significa essere sacerdote e il suo ministero lo vive un po' all'acqua di rose. Mentre si scandalizza perchè gli altri rivolgono critiche al Papa, non si vergogna a criticare un cardinale di Santa Romana Chiesa. La coerenza è una sconosciuta per questi vecchi sessantottini. E lo fa rivolgendosi al Papa cercando, addirittura, sostegno. Come è noto, però, Bergoglio non è capace a rispondere alle contestazioni serie, circostanziate. Quindi, non entra nel merito e racconta una storiella sulle monache.

Sì, cosa centra? Nulla. Anzi, addirittura il Papa si prende gioco delle comprensibili (condivisibili o meno) preoccupazioni di monache di clausura. E come lo fa? Proiettando il suo modus agendi. 

Essendo abituato ai vari Andrea Tornielli e Oscar Zanchetta di turno, Bergoglio non riesce a capire che chi muove una critica o pone una domanda non è necessariamente mosso da desideri di potere, di incarichi o altro. Questo è tipico dei suoi amici, ma non degli altri. Quindi, se la madre superiora pone una domanda, il Papa dovrebbe rassicurarla e spiegarle che cosa dovrebbe avvenire nel sinodo. Buttarla in caciara non è la soluzione migliore, anzi.

Hollerich e le sue fisime

Dello stesso avviso del Papa è il cardinale gesuita Jean-Claude Hollerich, il quale è stato recentemente assoldato anche nel C9. Incontrando i vescovi  provenienti da Germania, Slovenia, Lituania, Lussemburgo e Austria, il porporato ha detto: "Non ci sono bozze di risoluzione già pronte per il Sinodo dei vescovi che si terrà in ottobre, ma esso deve sviluppare insieme i contenuti e i passi successivi e per questo ha bisogno dello "spazio protetto delle consultazioni non pubbliche". Pertanto, come ha spiegato il Papa, sarà il Direttore del Dicastero per la Comunicazione a fornire le informazioni in merito alle discussioni. Tagliato fuori, quindi, il portavoce della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. 

Inoltre, ha detto Hollerich ai vescovi, il compito sarà quello di trovare una sinodalità di tipo cattolico in cui il sacerdozio universale dei fedeli sarà armonizzato con il ministero ecclesiale, la collegialità dei vescovi e il primato del Papa. Ed ecco che, senza neppure tanto timore, escono sempre più allo scoperto le reali intenzioni di questi illustri cardinali.

Già a febbraio del 2022 era stata posta una pietra importante su questa tematica. A farlo era stato il cardinale canadese Ouellet, il quale è stato anche lui uno di quelli che ha cambiato direzione appena è cambiato il vento. Una delle tante banderuole di cui siamo sommersi. Durante il Simposio sul sacerdozio, infatti, diversi sono stati gli interventi che hanno portato, spesso, ad enfatizzare il sacerdozio battesimale. Nella discussione, infatti, più volte si è giocato a svilire l'importanza del ministero ordinato per poter ribadire una cosa che è già ovvia, ovvero l'importanza del sacerdozio comune. Molti fanno finta di dimenticare ( o meglio, magari non l'hanno mai letto) ciò che afferma il Concilio Ecumenico Vaticano II in merito. "Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo". Del resto, Lumen Gentium ha semplicemente ripreso quanto già detto da Pio XII nell'allocuzione Magnificate Dominum e nell'Enciclica Mediator Dei, del 1947.

Continua, stabilendo, "il sacerdote ministeriale, con la potestà sacra di cui è investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico nel ruolo di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo; i fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all'offerta dell'Eucaristia, ed esercitano il loro sacerdozio col ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e la carità operosa". Oggi, purtroppo, qualcuno non ha ben chiare queste distinzioni che sono fondamentali. Senza sacerdozio ministeriale non c'è Eucarestia, senza Eucarestia non c'è Chiesa. Non dimentichiamolo.

F.P. e d.L.T.

Silere non possum