The Vatican's trial on the London building is still at the preliminary stage. Here are the documents from the last hearing.
Fra la follia di promotori di giustizia che pensano di essere Sherlock Holmes, giudici che non hanno idea del perchè sono seduti su quello scranno ed avvocati che "non sono canonista ma...",
il processo vaticano sul palazzo di Sloane Avenue continua ad imbarazzarci e non poco.
Suisse Secrets
In questi giorni è stata pubblicata la notizia che rivela un conto della Santa Sede in mano a Credit Swisse. Che grande scoperta. Quei conti hanno finanziato addirittura il palazzo londinese. Senza un nesso logico, però, si riconducono questi conti della Segreteria di Stato a finanziamenti di attività illecite. Da cosa lo si deduce non si sa. Come se Mario Rossi fosse responsabile se la Banca Paperopoli finanziasse la mafia con i soldi che lui deposita lì. Se Credit Suisse ha incassato denaro sporco da parte di persone particolari, cosa c'entra la Santa Sede non si sa. Ma abbiamo capito che i giornalisti amano fare soldi con qualche click. Bastava leggere meglio gli articoli per rendersi conto che Cecilia Anesi, Lorenzo Bagnoli e Gianluca Paolucci non sanno neppure leggere le informazioni che passano sui giornali. Meglio ancora, visto che hanno l'obbligo deontologico di farlo, avrebbero fatto se fossero andati a leggersi le ordinanze del tribunale vaticano. Inutile dirlo, i tre giornalisti hanno scritto:
"Intanto, Mincione è uscito dal processo sullo scandalo dei fondi della Santa Sede in corso in Vaticano: il suo rinvio a giudizio è stato annullato lo scorso 06 ottobre e il finanziere non risulta più collegato alla vicenda giudiziaria".
La Stampa 21 febbraio 2022
Affermazioni false che non corrispondono a realtà. Basterebbe leggere l'ordinanza del Tribunale Vaticano del 25 gennaio 2022 ove Mincione ovviamente compare.
Questa è la dimostrazione che la maggior parte di questi soggetti scrive cose di cui non conosce neppure le basi e la loro attività è troppo superficiale. Un modus agendi che non è più ammissibile in un'Italia che è abituata a celebrare i processi sui giornali. Se questi sono i risultati, potete da soli rendervi conto di quanto siano affidabili le loro considerazioni.
L'udienza del 18 febbraio
Avevamo già parlato qui dell'ultima udienza. Gli avvocati delle difese hanno formulato le loro eccezioni di nullità riguardo a numerosi atti del Promotore di Giustizia.
Alcune persone in questi mesi ci hanno chiesto: ma se questi promotori di giustizia non obbediscono al presidente del tribunale non possono essere cacciati?
Innanzitutto bisogna chiarire che se i Promotori di giustizia non obbediscono agli ordini del presidente Pignatone, significa che hanno le spalle coperte dal Pontefice stesso che gli ha dato diverse facoltà per compiere attività non previste dall'ordinamento. Detto questo, l'ordinamento vaticano non prevedeva la rimozione del magistrato fino alla riforma del Sommo Pontefice Francesco. Difatti, nella Legge CXIX del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II all'art. 10 era specificato che il magistrato cessava dal proprio ufficio all'età di 74 anni. Con la Legge CCCLI del 16 marzo 2020 è stata introdotta, all'art. 2 comma 3, la possibilità di far cessare le funzioni prima, ovvero per volontà del Sommo Pontefice.
I magistrati decadono dalle loro funzioni esclusivamente per volontà sovrana e per le cause di cessazione previste dalla presente legge.
Legge CCCLI del 16 marzo 2020
Pertanto, se Francesco fosse veramente estraneo a questa vicenda come vuole far credere qualcuno, notando che questi illustri professori non obbediscono alle ordinanze del tribunale, potrebbe benissimo mandarli a casa. Peraltro se andassero a studiare un pò di diritto canonico non sarebbe male. Ci spiace quindi deludere le aspettative del Professor Diddì che nel suo unico articolo scientifico sul diritto vaticano (dove peraltro sbaglia anche il nome dello Stato) si gloriava di questa impossibilità di rimozione dei magistrati, al tempo realmente in vigore. Avevamo già scritto che questo illustre professore non aveva ben chiaro cosa fosse l'ordinamento vaticano ed è arrivato addirittura a confondere il principio di non colpevolezza con quello di innocenza. Però ci siamo resi conto che non è l'unico. Passiamo dal professor Milano che parla di Prima sedes a nemine iudicatur nell'ordinamento statale piuttosto che in quello canonico, arriviamo ad un metodo d'interrogatorio che ricorda vagamente le dittature fino a giungere ad avvocati che parlano di "indagini tipiche di uno stato laico".
L' intervento della difesa Torzi
Durante il proprio intervento, l'avvocato Marco Franco, difensore di Gianluigi Torzi, ha detto:
Allora mi sono domandato, ponendomi in proiezione passata quello che sarebbe potuto succedere della posizione specifica di Gianluigi Torzi se si fosse applicato questo canone, un ordinario convocava le parti e ci poteva pure essere una composizione sul danno transattiva, senza arrivare ad un giudizio, a misure cautelari, a una indagine che è più tipica di uno stato laico piuttosto che di uno… dello Stato Città del Vaticano, della Chiesa, dei principi sposati nel codex iuris canonici e che questo non sia un procedimento nel procedimento, anzi che sia un procedimento nel procedimento e che non sia un procedimento separato che riguardi altre posizioni me lo induce a ritenere il canone 1721, perchè il canone 1721 al paragrafo uno dice: “che se l’ordinario ha decretato doversi avviare un processo penale giudiziario, trasmetta gli atti dell’indagine al Promotore di Giustizia, il quale presenti al Giudice il libello di accusa al norma del canone 1502 e 1504” che è quello che poi deve fare il Promotore di Giustizia quando decide di procedere.
Sostanzialmente il legale di Torzi ha completamente confuso l'ordinamento canonico e quello vaticano. Arriva ad affermare che certe questioni, vista la natura dello Stato, sarebbero dovute essere risolte con una convocazione così, da parte del vescovo. Forse il legale non ha ben chiaro che lo Stato della Città del Vaticano ha un prestigio, una storia e dovrà rispondere dei danni che sono stati causati sia a livello d'immagine sia economicamente. In Vaticano, oggi, grazie alle favole che ci vengono a raccontare questi soggetti, ci sono dipendenti che fanno la fame. Da una parte abbiamo un sovrano che ha ridotto le casse dello Stato ad elemosina ed ora sta trasformando in musei anche gli scantinati pur di far soldi, dall'altra abbiamo principi del foro italiano che ci vengono a dire come dobbiamo risolvere le beghe. Crediamo veramente di averle viste tutte.
Emblematica anche la precisazione di Franco che esordisce dicendo: "non perchè io sia un canonista, non lo sono ovviamente, ma me lo sono andato a leggere...". Sostanzialmente abbiamo visto che per essere virologi ci basta leggere un articolo sulla Covid-19, per essere storici ci basta guardare Rai Storia ed oggi per essere canonisti basta leggere. Il nuovo motto di questo processo sarà: "non sono canonista ma...". Daltronde i salotti televisivi ci hanno insegnato a vivere così, pervasi dall'effetto Dunning-Kruger.
Più volte, anche in altri articoli, ci siamo chiesti cosa succederebbe se andassimo in un tribunale italiano dicendo: "Non sono un avvocato che ha compiuto il ciclo magistrale in giurisprudenza e poi si è abilitato con iscrizione al vostro illustre e fantastico (fantasioso?) albo professionale MA..." oppure se davanti ad un giudice dicessimo: "Beh nell'ordinamento del Kurdistan è previsto che queste questioni si risolvono in altra maniera". Immaginiamoci che cosa accadrebbe. E invece, oggi, nello Stato più piccolo del mondo, che ha predicato la giustizia ed è maestro di diplomazia, avviene anche questo. Eppure qualcuno ci spiegherà cosa è passato per la testa a Mons. Cedillo quando ha ammesso questo sistema.
Una postilla
Siamo stati molto felici di ascoltare e leggere considerazioni, provenienti da diverse difese, sull'importanza che ha la ricerca della Verità nel processo canonico e vaticano. Peccato che il promotore di giustizia non lo abbia ben chiaro. Questo principio cardine è molto importante e rende peculiare l'ordinamento rispetto a tutti gli altri. Sarebbe bene tornare a leggere Tommaso o la Caritas in Veritate di Benedetto XVI.
Silere non possum fin dal momento in cui è nato ha ricercato e ricercherà sempre la Verità, senza favoritismi o interessi di parte. Lo facciamo nelle piccole questioni e lo abbiamo fatto nei casi più "attenzionati". Questo ci porta ad essere etichettati, oggi come modernisti, domani come tradizionalisti. Del resto è l'amara sorte di chi dice la Verità. Fermo restando che comunque queste etichette dicono molto su chi le attribuisce e non altro. Siamo sempre portati a dividere le cose fra bianco e nero, in cassetti. Visto che questa comunque è la nostra volontà, ricercare solo e soltanto la Verità, ci teniamo a dire a tutti coloro che, abituati magari a parlare con alcuni giornalisti italiani, potrebbero pensare di spiegarci cosa scrivere, perchè, come e quando di non scomodarsi. Noi scriviamo tutto ciò che avviene senza preoccuparci se questo favorisce o sfavorisce qualcuno. Un buon padre benedettino francese diceva a chi scrive: "Se una cosa non vuoi che si sappia, non farla. Quando la fai considera che tutti ti stanno guardando".
L.M.
Silere non possum
Verbale Costituzione Parte CivileTrascrizione Udienza 18 febbraio 2022