Ci accingiamo a vivere uno dei tempi forti dell’anno liturgico: l’Avvento. L’origine del tempo di Avvento viene individuata tra il IV ed il VI secolo. La prima celebrazione del Natale a Roma, infatti, avviene nel 336 d.C. ed è proprio verso la fine del IV secolo che si riscontra in Gallia ed in Spagna un periodo di preparazione alla festa del Natale.

Solo a partire dal VII, si inizierà però a parlare effettivamente di tempo di Avvento nelle quattro settimane (come è previsto nel Rito Romano) con riferimento al Natale. Tale periodo verrà chiamato tempus ante natale Domini (Tempo che precede la nascita del Signore) o tempus adventūs Domini (tempo della venuta del Signore). Il primo a fissare le domeniche di Avvento per la Chiesa Occidentale in quattro feste fu San Gregorio Magno. Più nello specifico, le 4 domeniche d’Avvento stanno simbolicamente a rappresentare i quattromila anni, che gli uomini, secondo l’interpretazione di allora, dovettero attendere per la venuta del Salvatore, dopo aver commesso il peccato originale.

La parola Avvento deriva dal latino Adventus che significa “venuta” anche se, nell’accezione più diffusa, viene usata con il significato di “attesa”.

Sul piano teologico, l’Avvento scandisce il tempo liturgico di preparazione al Natale in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio tra gli uomini e contemporaneamente il tempo in cui, attraverso questo ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi. Il tempo di Avvento ha quindi una doppia caratteristica.

Il Santo Padre Benedetto XVI ricordava: «Il significato dell’espressione “avvento” comprende quindi anche quello di visitatio, che vuol dire semplicemente e propriamente “visita”; in questo caso si tratta di una visita di Dio: Egli entra nella mia vita e vuole rivolgersi a me. Tutti facciamo esperienza, nell’esistenza quotidiana, di avere poco tempo per il Signore e poco tempo pure per noi. Si finisce per essere assorbiti dal “fare”. Non è forse vero che spesso è proprio l’attività a possederci, la società con i suoi molteplici interessi a monopolizzare la nostra attenzione? Non è forse vero che si dedica molto tempo al divertimento e a svaghi di vario genere? A volte le cose ci “travolgono”. L’Avvento, questo tempo liturgico forte che stiamo iniziando, ci invita a sostare in silenzio per capire una presenza. E’ un invito a comprendere che i singoli eventi della giornata sono cenni che Dio ci rivolge, segni dell’attenzione che ha per ognuno di noi. Quanto spesso Dio ci fa percepire qualcosa del suo amore! Tenere, per così dire, un “diario interiore” di questo amore sarebbe un compito bello e salutare per la nostra vita! L’Avvento ci invita e ci stimola a contemplare il Signore presente. La certezza della sua presenza non dovrebbe aiutarci a vedere il mondo con occhi diversi? Non dovrebbe aiutarci a considerare tutta la nostra esistenza come “visita”, come un modo in cui Egli può venire a noi e diventarci vicino, in ogni situazione?».

Rito Ambrosiano: sei domeniche di Avvento

Nel rito ambrosiano il tempo di avvento inizia la prima domenica dopo il giorno di San Martino. Questo tempo dura sei settimane. Quando il 24 dicembre cade di domenica, è prevista comunque la celebrazione di una domenica pre-natalizia. È previsto, inoltre, il colore liturgico morello, tranne che per l’ultima domenica, quella che viene chiamata dell’Incarnazione, nella quale si usa il bianco.

Le domeniche nel rito ambrosiano sono così suddivise:

  • Prima domenica di Avvento – Domenica della venuta del Signore
  • Seconda domenica di Avvento – Domenica dei Figli del Regno
  • Terza domenica di Avvento – Domenica delle profezie adempiute
  • Quarta domenica di Avvento – Domenica dell’ingresso del Messia
  • Quinta domenica di Avvento – Domenica del precursore (San Giovanni Battista)
  • Sesta domenica di Avvento – Domenica dell’Incarnazione

Corona d'Avvento

Nel XVI sec. la corona d’Avvento divenne il simbolo dell’Avvento nelle case dei cristiani. Questa particolare corona è costituita da un grande anello fatto di fronde d’abete (si usa anche il tasso o il pino, oppure l’alloro), sospeso al soffitto con quattro nastri rossi che decorano la corona stessa, oppure collocata su un tavolo. Attorno alla corona sono fissate quattro candele, poste ad uguale distanza tra di loro. Le quattro candele rappresentano le quattro domeniche d’Avvento e permettono al cristiano di riflettere nell’oscurità causata dal peccato che acceca l’uomo e lo allontana da Dio. L’accensione successiva delle candele, inoltre, indica il progressivo avvicinarsi al Natale di Gesù.

d.L.V.
Silere non possum