The attorney of Tivoli (Italy) attacks the Catholic Church. The man, however, does not even know what he is talking about.

In queste ore sulla stampa sta trovando spazio la notizia che riguarda un insegnante di religione che avrebbe abusato di alcuni minori. Tali atti, se accertati, sarebbero molto gravi e devono trovare una risposta dello Stato a tutela dei bambini. Altresì, è doveroso ricostruire i fatti con minuziosità per evitare di imbattersi in ricostruzioni false e volte, ancora una volta, a colpire l’istituzione ecclesiastica e non il colpevole del reato.

Il 23 maggio 2023, infatti, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli, Francesco Menditto, ha organizzato una conferenza stampa nella quale ha diffuso un comunicato al fine di acquisire ulteriori elementi probatori. 



I fatti

Un professore di religione è accusato di aver molestato quattro minori di età compresa fra i 10 e 15 anni. Tali reati sarebbero stati commessi tra il 2016 e il 2021.

La notizia è emersa perchè il Procuratore italiano Francesco Menditto ha indetto una conferenza stampa ed ha divulgato un comunicato stampa a seguito dell'applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari contro l'indagato.

Il comunicato recita: "gli agenti del pool specializzato nella violenza di genere e minori del Commissariato Polizia di Stato di Tivoli, diretto dalla dott.ssa Paola Pentassuglia, su disposizione della Procura della Repubblica di Tivoli hanno eseguito nei confronti diu ncittadino italiano di anni 46, residente a Tivoli, la misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del cd. braccialetto elettronico, all'esito di indagini condotte dalla Procura di Tivoli e dalla Polizia di Stato in tempi rapidissimi (notizia di reato del 23 marzo 2023) per assicurare una immediata tutela alle vittime".

Il testo appare molto come un manifesto di propaganda, comune ai procuratori della Repubblica italiana, i quali hanno la necessità di ottenere spazio sui giornali perchè è il modo più semplice per scalare le vette dei vari organi giudiziari. Parole come "tempi rapidissimi" debbono necessariamente lasciarci pensare, e di seguito chiariremo il perchè l'affermazione è anche falsa.

Dal comunicato dello stesso procuratore Menditto emerge che l'indagato non è solo un insegnante di religione ma è anche stato "Vice Dirigente Scolastico presso un Istituto Superiore di scuola del circondario".

"Anche i ruoli svolti in ambito ecclesiale e l'insegnamento della religione - scrive Menditto - hanno agevolato la commissione dei reati contestati" e ancora "La revoca di tutti gli incarichi, non nota all'Autorità giudiziaria, non ha impedito all'indagato di divenire educatore presso una casa famiglia della Capitale che accoglie minori in stato di difficoltà, ove è stato contestato un'ulteriore episodio di violenza per cui è stata emessa la misura cautelare".

Le false dichiarazioni del procuratore Menditto

Come più volte abbiamo evidenziato, nonostante i finti piantini che vengono fatti davanti alle telecamere (sui quali molto ci sarebbe da dire), qui è in discussione la buona fede di chi riveste alcuni incarichi e ha l'obbligo di agire secondo la legge e nel rispetto di alcuni ruoli.

Menditto è un procuratore della Repubblica e dovrebbe passare il suo tempo in ufficio, non certo a rilasciare interviste o dichiarazioni dove si lascia andare a considerazioni personali.

Già nel comunicato il procuratore partenopeo azzarda considerazioni prive di alcun fondamento. "Anche i ruoli svolti in ambito ecclesiale e l'insegnamento della religione hanno agevolato la commissione dei reati contestati", scrive. È bene soffermarsi sul fatto che l'insegnante avrebbe potuto insegnare religione come chimica, non cambierebbe alcunché. Avrebbe sempre avuto a che fare con i minori. Se avesse svolto servizi con associazioni per minori come il Telefono Azzurro o Save The Children, non sarebbe cambiato nulla, sempre di minori si sarebbe trattato. Tali affermazioni, quindi, sono molto gravi e prive di alcun fondamento. Forse non fanno altro che esprimere l'ignoranza di questi magistrati che pensano di poter aprire bocca e parlare su tutto.

Per fortuna la ministra Marta Cartabia ha imposto dei paletti a questi procuratori che sono stati abituati per troppo tempo a fare ciò che volevano e, in barba anche al diritto comunitario, hanno sempre parlato con la stampa consegnando le persone come colpevoli ancor prima che ciò fosse accertato in giudizio. Il dlgs 188/2021 ha detto basta. Difatti, il procuratore Menditto ha parlato di "presunta innocenza". Certo, oggi questi PM lo dicono alla stampa con quel sorrisetto che fa comprendere come sia forzata la loro affermazione, inutile ricordare quanta battaglia è stata fatta a quelle norme. Del resto, non c'è da meravigliarsi se l'Italia viene paragonata a Polonia e Ungheria per determinate "questioni europee".

Fatte tali premesse, i reati contestati sono gravissimi e se fossero accertati il professore dovrà risponderne ed essere anche inviato ad un centro psichiatrico.

L'inerzia della Procura della Repubblica

Nonostante il procuratore Menditto si sia lasciato andare ad accuse molte gravi, sostenendo una sorta di colpevolezza dell'istituzione ecclesiastica, la diocesi di Tivoli ha utilizzato toni molto più rispettosi della Repubblica Italiana e delle sue istituzioni. Tale atteggiamento, però, dovrebbe presto finire e sarebbe utile iniziare a parlare come ci ha chiaramente insegnato Gesù Cristo: "Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno".

Il direttore del Servizio Tutela Minori della Diocesi di Tivoli, Ciro Sanseverino, ha chiarito quanto avvenuto in merito al caso odierno.

Il procuratore Menditto, il quale ha ben poco chiara la legislazione italiana, sarebbe il caso che studiasse anche il Motu Proprio Vos Estis Lux Mundi per quanto riguarda l'ordinamento canonico. La diocesi di Tivoli, infatti, proprio come prevede tale norma, ha istituito un Servizio Tutela Minori (VELM, 2, § 1).

Tale servizio è composto da Sanseverino Ciro, quale referente. Dal Rev.do don Rapone Ernesto, Carosini Avv. Silvia, Ciamei Lucina, Crocamo Bianca, Minopoli Antonio e Popolla Paola quali membri.

Il servizio è raggiungibile con alcuni contatti: tramite cellulare 379.1987179 e tramite email dedicata: tutelaminori@diocesitivoliepalestrina.it.

Il referente diocesano ha dichiarato che nel maggio 2019 ha raccolto la testimonianza di uno dei ragazzi vittime di questo insegnante di religione, il quale è un laico. Ha detto: “Nell’ambito di un progetto di prevenzione dei disagi in età adolescenziale ho avuto modo di ascoltare il caso di presunte molestie ai danni di un minore. Sin da subito, era il maggio 2019, d’accordo con S.E.R. Mons. Mauro Parmeggiani, abbiamo inviato la segnalazione all’autorità di pubblica sicurezza. In quell’occasione abbiamo anche confermato la disponibilità a fornire tutta la collaborazione che si riteneva necessaria. Rinnoviamo ancora oggi tale disponibilità".

Dopo tale segnalazione, avvenuta nel maggio 2019, per l'anno 2020 al professore è stata revocata l'idoneità per l'insegnamento della religione cattolica. Tale atto è quello che il vescovo concede o revoca all'insegnante che vuole esercitare nel territorio della diocesi al servizio delle scuole.

Difatti, il DPR 175 del 20 agosto 2012 prevede che: "L’insegnamento della religione cattolica, impartito nel quadro delle finalità della scuola, deve avere dignità formativa e culturale pari a quella delle altre discipline. Detto insegnamento deve essere impartito in conformità alla dottrina della Chiesa da insegnanti riconosciuti idonei dall’autorità ecclesiastica e in possesso di qualificazione professionale adeguata".

Anche il Codice di Diritto Canonico, al canone 805, stabilisce: "È diritto dell'Ordinario del luogo per la propria diocesi di nominare o di approvare gli insegnanti di religione, e parimenti, se lo richiedano motivi di religione o di costumi, di rimuoverli oppure di esigere che siano rimossi". Più di questo il vescovo e la diocesi non potevano fare.

È bene rammentare, appunto, che i professori di religione non dipendono dalla Curia Diocesana ma dipendono dal Ministero dell'Istruzione e del Merito della Repubblica Italiana. L'ordinario può solo concedere o non concedere l'idoneità. Durante il loro insegnamento, all'interno delle scuole italiane, poi, la vigilanza è affidata proprio alle autorità statali. La nomina a vice dirigente scolastico non è stata voluta dalla diocesi.
La domanda, quindi, è: dove era Menditto quando nel 2019 è stata inviata la segnalazione alle autorità di pubblica sicurezza? Cosa ha fatto la polizia sino ad oggi? Menditto aveva forse finito le lacrime quando la Curia ha segnalato tale sospetto? La "espertissima" cit., procuratore della Repubblica che si è occupata dei minori, dov'era?

Le affermazioni di Francesco Menditto sono gravissime e sono diffamatorie (se non addirittura calunniano) la Curia Diocesana e la Chiesa Cattolica. Per questo motivo la Chiesa Cattolica attende le scuse del procuratore, differentemente sarà necessario segnalare tale grave atto al CSM. Menditto, infatti, afferma: "i genitori si rivolgono all'autorità religiosa, la quale tende a tenere all'interno". Nel caso di specie le affermazioni sono false, proprio perché nel 2019, pur non avendone alcun obbligo, la diocesi ha comunicato la notizia di reato.

In generale, comunque, le affermazioni di Menditto rivelano la sua completa ignoranza della normativa in materia. L'articolo 5 § 1 del Motu Proprio, infatti, recita: "Le Autorità ecclesiastiche si impegnano affinché coloro che affermano di essere stati offesi, insieme con le loro famiglie, siano trattati con dignità e rispetto, e offrono loro, in particolare: accoglienza, ascolto e accompagnamento, anche tramite specifici servizi; assistenza spirituale; assistenza medica, terapeutica e psicologica, a seconda del caso specifico".

Non trattandosi di un chierico, poi, non è possibile avviare procedimenti canonici. Alla luce delle modifiche effettuate recentemente al Motu Proprio, il professore in questione non rientrerebbe neppure nella categoria dei "laici processabili" non essendo stato "Moderatore di associazioni internazionali di fedeli riconosciute o erette dalla Sede Apostolica". Questo perchè il professore, appunto, dipende dal Ministero italiano e non dalla Curia.

Particolare importanza riveste anche l'articolo 20 del Motu Proprio, il quale recita: "Le presenti norme si applicano senza pregiudizio dei diritti e degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, particolarmente quelli riguardanti eventuali obblighi di segnalazione alle autorità civili competenti".

Il problema, pertanto, riguarda la Repubblica Italiana che non prevede un obbligo di denuncia (se non si tratta di pubblici ufficiali - art. 331 c.p.p.) da parte di cittadini quando vengono a conoscenza del reato. Forse, quindi, sarebbe il caso che Menditto guardasse più in casa propria che in casa degli altri.

La stampa analfabeta

Chiaramente, anche in questo caso, non poteva mancare Franca Giansoldati la quale non si è occupata delle vittime di questo professore ma non ha perso occasione per scagliarsi contro la Chiesa Cattolica (la quale le permette di vivere).

La giornalista, che non ha mai letto il Concordato, si lascia andare a considerazioni prive di fondamento dimenticando che determinate norme afferiscono all'ambito sacramentale e non certo per quanto riguarda una segnalazione al Servizio Tutela come nel caso di specie. Come è solita fare, Giansoldati mette tutto nel calderone e parla di segreto confessionale. Ora, non è chiaro cosa sia il "segreto confessionale" ma il sigillo sacramentale è chiaramente posto a tutela dei penitenti, non certo dei ministri del sacramento. Trattandosi di un sacramento non è disponibilità del ministro fare ciò che vuole e rivelare ciò che crede. Altrimenti domattina potremmo ritrovarci tutti in Piazza Navona a sentire i penitenzieri di Santa Maria Maggiore decantare, urbi et orbi, cosa la gente fa nel segreto delle vite.

Il fatto che il sacerdote non ha l'obbligo di denuncia, non differisce dalla posizione di qualunque altro cittadino italiano che, appunto, non è obbligato a denunciare quanto viene a sapere. È chiaro, però, che questa giornalista, che alcuni cardinali che si dicono anche conservatori ingaggiano per scrivere libri, ha il chiaro intento di stimolare l'opinione pubblica a delegittimare la Chiesa, il sacramento della penitenza e tutto ciò che questo comporta. Dei minori non le importa assolutamente nulla. O meglio, le importa nella misura in cui riesce a vendere qualche copia di libri.

Il fatto che il sacerdote non possa andare a denunciare, non toglie che oggi qualunque presbitero si sente riferire un episodio di violenza sessuale o anche psicologica, esorta il penitente a rivolgersi alle autorità diocesane e statali. Se il penitente non segue questo consiglio, non è un problema del confessore. Significa che questo lo ha riferito in confessionale proprio perchè vuole che questo resti segreto, altrimenti andrebbe al Servizio Tutela Minori. Il lavoro che il sacerdote compie è proprio quello di aiutare il penitente a riferire, fuori dal confessionale, ciò che ha riferito all'interno.

Inutile, poi, perdere tempo sulle considerazioni fatte in merito alla citazione della Corte di Strasburgo la quale chiaramente ha compreso, a differenza della giornalista, che Santa Sede e Chiesa Cattolica sono due cose distinte. Auspichiamo che dopo tanti anni, anche Giansoldati riesca in questa ardua impresa.

F.P.
Silere non possum