Diocesi di Milano

Sabato 12 aprile 2025 il Duomo di Milano si è trasformato in un luogo di intensa spiritualità per accogliere la Veglia della Traditio Symboli, il gesto solenne con cui la Chiesa ambrosiana affida il Credo ai catecumeni ormai prossimi al Battesimo. Una serata carica di emozione, guidata dall’Arcivescovo Mario Delpini, che ha riunito giovani, comunità parrocchiali e catecumeni per condividere un cammino di fede e di rinascita.

La Veglia si è aperta in un clima di attesa e raccoglimento con il canto “Parole e Silenzi”, un’invocazione allo Spirito Santo che ha preparato i cuori ad accogliere il messaggio della serata: scendere in profondità, riconoscere le proprie fragilità, lasciarsi avvolgere dalla presenza viva di Dio. Un viaggio interiore che ha trovato eco nelle parole struggenti del profeta Giona, proclamate durante la liturgia, dove il grido dal fondo degli abissi si trasforma in un inno di fiducia nella salvezza donata dal Signore.

Il Vangelo secondo Marco ha fatto risuonare nel Duomo il racconto del battesimo di Gesù nel Giordano, momento in cui i cieli si squarciano e la voce del Padre lo proclama “Figlio amato”. «Ci sarà un rimedio alla notte che hai dentro,» ha detto l’Arcivescovo, dando voce alle inquietudini più profonde: «alla notte fatta di spaventi e di vergogna, alla notte delle solitudini, dei presentimenti scoraggianti, delle lacrime che nessuno può sapere». Non solo la notte interiore, ma anche quella che ci circonda: relazioni spezzate, solitudine mascherata, amicizie false, indifferenza, sarcasmo, bullismo. «Ti guardi intorno e gli altri, le altre, si rivelano figli della notte, compagni pericolosi, amici inaffidabili, pigri e indifferenti, incapaci di tenderti la mano.»

Eppure, nel cuore della notte, una domanda sorge inevitabile: vuoi davvero uscire dalla notte? «Tu aspetti la luce per vincere la notte che hai dentro,» ha domandato Delpini con dolcezza ma anche con chiarezza, «oppure ti sei affezionato alle tenebre e preferisci la disperazione alla speranza, le lacrime alle feste?» Nel silenzio del Duomo, le sue parole hanno offerto un respiro di speranza: «Ci sarà una via d’uscita dalla notte. In questa notte si fa avanti Gesù, uno sconosciuto in un paese sconosciuto. Si fa avanti da solo, si aggrega a sconosciuti sulle rive del Giordano. Si aprono i cieli. Gesù ascolta la voce del Padre: “Tu sei il Figlio mio, l’amato”.»
Questa voce, ha sottolineato l’Arcivescovo, non è riservata solo a Gesù, ma a chiunque decida di lasciarsi raggiungere dalla sua luce. «Gesù entra con discrezione nella notte che hai dentro, come una piccola luce, basta però per conoscerti meglio. Nella piccola luce che Gesù accende, scopri che la tua verità non è la tua tristezza, non è la tua solitudine: la tua verità è che tu sei amabile, che sei capace di amare, che sei amato.» Non si è trattato solo di parole, ma di un invito concreto ai giovani: riconoscere la luce negli altri, riscoprire la fraternità. «Gesù è presente, sulle strade della Palestina come su tutte le nostre strade, non come un clamore, ma come un uomo mite e umile di cuore. La sua presenza basta per rivelare che gli altri non sono l’insopportabile squallore che rende inabitabile la terra. Piuttosto, tutti sono chiamati ad essere fratelli e sorelle, tutti sono amabili.»

La consegna del Credo

Il gesto centrale della serata, la consegna del Credo, ha avuto il sapore di un passaggio di testimone: dalle mani dell’Arcivescovo ai catecumeni e simbolicamente a tutta l’assemblea. Un atto di fiducia e responsabilità, che ha rinnovato il legame tra la Chiesa e i suoi nuovi figli, e ha ricordato a tutti la bellezza di appartenere a una comunità chiamata a vivere nella speranza.

Momento toccante della Veglia è stata anche la testimonianza di un giovane battezzato, che ha raccontato come la sua vita sia stata trasformata dall’incontro con Cristo. Un racconto di cadute e risalite, di oscurità attraversate e di una luce che ha saputo farsi strada nel cuore. I canti, da “Apri i Cieli” a “End of Night” e “Il Signore ti ristora”, hanno accompagnato la preghiera come un respiro collettivo, segnando i vari passaggi della celebrazione fino all’Adorazione della Croce e alle preghiere di intercessione, che hanno dato voce alle speranze e alle fatiche di un’intera generazione.

d.L.V.
Silere non possum