Città del Vaticano - Nel giorno in cui la Chiesa celebra Santa Caterina da Siena, voce ardente della verità e dottore della Chiesa, ci troviamo alle porte di un nuovo conclave che dovrà eleggere il Successore di San Pietro. È un tempo di grande responsabilità, un’ora in cui il Sacro Collegio è chiamato a discernere nella luce dello Spirito Santo. Non si tratta semplicemente di eleggere un uomo, ma di individuare la volontà di Dio per la sua Chiesa.
Non possiamo, con onestà e dolore, ignorare quanto è accaduto negli ultimi dodici anni. Abbiamo assistito a un sistematico processo di umiliazione dei collaboratori del Papa, alla svalutazione del sacerdozio ministeriale — talvolta ridotto a mera funzione sociale, talaltra assimilato a “funzionario del sacro” — e a ripetuti tentativi di indebolire, se non corrodere, la dottrina e la morale cattolica. Parlare del Papa nelle comunità era diventato fonte di tensioni così forti che una Madre Badessa in Italia ha confessato: “Ho chiesto alle mie consorelle di non parlare del Papa in comunità”. Un clima irrespirabile, in cui il Papa, invece di essere segno visibile dell’unità, diventava motivo di divisione. Tutto ciò ha generato confusione tra i fedeli, smarrimento tra i pastori, e ha reso la Chiesa più esposta e vulnerabile di fronte alle sfide del mondo.
Caterina individua con precisione la radice del male nella Chiesa: l’amor proprio, ovvero la preferenza del proprio io e dei propri interessi alla volontà di Dio (Lettera CCCX). È questo veleno che ha trasformato i “fiori” del giardino della Chiesa in “sterco”, le colonne in “paglia”, i ministri dell’altare in “mercenari”. Parole forti che scuotono le coscienze.
È ora di cambiare rotta. È ora di tornare a Dio.
Santa Caterina da Siena, che non esitò a parlare ai Papi con la libertà dei santi, ci ricorda che chi governa la Chiesa deve essere specchio di Cristo e non padrone della fede dei fratelli. Scriveva ai cardinali del suo tempo, durante la drammatica crisi di Avignone: “Siete messi come colonne nel corpo della Santa Chiesa perché siate specchi di vita onesta, lucerne poste sopra il candelabro, uomini forti senza timore servile, che cerchino solo l’onore di Dio e la salute delle anime.” (Lettere, L. T. 182).
Eminenze, è tempo di cercare l’onore di Dio, non quello degli uomini né le proprie ambizioni. Ieri abbiamo assistito all’ennesima sortita pubblica di Baldassare Reina, che ancora una volta ha scelto di salire sul piedistallo per offrire una rappresentazione distorta della Chiesa e del Sacro Collegio. Un’immagine funzionale alla narrazione di certi media — gli stessi che lui stesso ha spesso convocato, proprio quando le sue azioni in Vicariato, evidentemente lontane dallo spirito del Vangelo, venivano portate alla luce. Ma questi temi non vanno spettacolarizzati a favore di telecamera: se ne discuta piuttosto nelle Congregazioni generali, là dove vige la riservatezza e il dovere del segreto. Colpisce che attacchi così frontali alla Chiesa provengano proprio da chi, fino a ieri, accusava alcuni portali d’informazione di “delegittimare la Chiesa” per aver reso pubblici documenti riservati. Eppure Reina sa bene — o dovrebbe sapere — che non colpivano la Chiesa, ma coloro che la tradivano, piegandola ai propri interessi. Mai come oggi la Chiesa ha bisogno di ritrovare fermezza, verità e una fedeltà silenziosa, ma incrollabile. Non siate mercenari, ci ammonisce Santa Caterina: “Non siate mercenari, ma veri pastori: poiché il mercenario fugge quando vede il lupo, per non perdere la sua mercede.” (Lettere, L. T. 185)
Il Papa che dovrete scegliere non deve essere un uomo preoccupato di piacere al mondo, o intento a svuotare il Vangelo per renderlo accettabile agli occhi del secolo. Deve essere, invece, il dolce Cristo in terra, come diceva Caterina, forte nella fede, saldo nella verità, ardente nella carità: “Il dolce Cristo in terra deve essere forte, non temere il mondo, né le minacce dei demoni. Deve essere uno specchio di virtù.” (Dialogo, cap. 110)
Santa Caterina gridava ai suoi contemporanei: “Ohimè! Non più tacere: gridate con cento mila lingue, perché per aver taciuto il mondo è marcito!” (Lettere, L. T. 16) Così anche noi oggi dobbiamo gridare: basta con il silenzio complice, basta con il relativismo che ammanta la dottrina, basta con la retorica del clericalismo che ha offerto ai fedeli una immagine distorta del sacerdote, basta con le ambizioni dei laici prepotenti che minano gravemente l’unità della Chiesa.
Occorre un Papa che rimetta Cristo al centro. Un Papa che non sia dominato dalla paura di perdere il consenso del mondo, ma che viva nella santa paura di offendere Dio. Sia questo conclave un atto di riparazione e di rinascita. Sia un conclave che torni ad ascoltare la voce dei santi, e non gli interessi dei potenti.
Santa Caterina, che hai amato la Chiesa più della tua vita, intercedi per noi!
Preghiamo perché i cardinali scelgano non secondo la carne, ma secondo lo Spirito.
p.L.T.
Silere non possum