Diocesi di Roma

Mentre padre Giulio Albanese continua a ridacchiare e a dire che è tutto falso, il Comune di Roma si è recato presso il Chiostro del Bramante e si è leccato le dita. A seguito della denuncia di Silere non possum la Polizia Municipale di Roma Capitale si è mossa ed ha appurato che ciò che avevamo scritto era corretto ed ha sanzionato (6.500 €) la società DART delle signore De Marco. 

A seguito di questo intervento la società ha anche introdotto una nuova pagina sul proprio sito web dove affermano quanto dovrebbero fare ma che non hanno fatto fino ad oggi. Silere non possum, infatti, ha potuto apprendere dalla stessa società che il tutto veniva affittato con l'escamotage dell'iscrizione all'associazione. Quando i giornalisti hanno telefonato, a seguito dei nostri articoli, alle signore De Marco queste hanno subito evitato qualunque dichiarazione ma, come è noto, SNP agisce sempre con anticipo e si procura le prove di ciò che scrive. 

Il Comune di Roma, inoltre, sta continuando la propria attività di indagine per verificare se sono stati dichiarati gli ospiti alla Questura e se è stata pagata la tassa di soggiorno. Per la seconda sappiamo già che non è stato pagato alcunché. Si prevedono, quindi, altre sanzioni. 

In Vicariato, però, l'aria è tesa. La trovata di Francesco di incontrare tutti i sacerdoti con Mons. Di Tolve non sta funzionando. I preti di Roma partecipano e sorridono ma a porte chiuse non nascondono le loro riserve nei confronti di tutto questo disordine. 

Dal Palazzo Lateranense continuano ad emergere particolari inquietanti su Renato Tarantelli e il suo modus agendi. Speriamo che il cardinale Angelo De Donatis si stia colpendo il petto nel Palazzo della Cancelleria e possa usufruire delle indulgenze che concederà. Dal verbale della riunione del Consiglio degli Affari Economici del 30 gennaio 2021 si apprende che: «Don Renato Tarantelli spiega che il Castello è divenuto di proprietà del Vicariato di Roma per testamento del fu ****** che, discendente di una nobile famiglia viterbese, ha disposto del suo ingente patrimonio in favore della Caritas Diocesana. Vincolato con decreto ministeriale, l'ultima ristrutturazione dell'immobile risale all'acquisto della famiglia ***** negli anni 90; articolato su quattro piani per circa 2000 mg coperti e corte interna necessita di nuovi e importanti interventi. La proposta (all. 1) è pervenuta da una Società, il cui amministratore intende adibirla a dimora estiva propria. Sarebbe intenzionato ad acquistare immediatamente ma occorre attendere i tempi per l'autorizzazione al trasferimento da parte della Soprintendenza, la cui istanza verrà inviata a seguito di parere positivo del Consiglio. Il Dott. Montanino, visionando l'incartamento che abbiamo anticipato via mail, chiede a Don Renato come mai si sta chiedendo al CDAE di approvare una proposta di acquisto che è scaduta. Don Renato afferma che la parte assicura che, se noi approviamo, loro faranno la stessa proposta. Il Dott. Montanino, visionando l'incartamento che abbiamo anticipato via mail, chiede a Don Renato come mai si sta chiedendo al CDAE di approvare una proposta di acquisto che è scaduta. Don Renato afferma che la parte assicura che, se noi approviamo, loro faranno la stessa proposta.Il Dott. Montanino a quel punto dice di aver verificato che stiamo vendendo ad una fondazione con sede fiscale all'estero per il tramite di una persona (un intermediario) che, da una ricerca su internet, sembrerebbe essere stata arrestata. Montanino, non essendoci caparra versata, non essendo la proposta di acquisto corretta, suggerisce di fare verifiche sull'intermediario. Don Renato risponde di non aver seguito direttamente la pratica e di sapere che l'intermediario è un polacco che compie azioni per conto di una fondazione che non conosciamo e che non ci sono commissioni. Il Consiglio di amministrazione decide all'unanimità di non approvare la proposta in oggetto, attendendo una più approfondita istruttoria ed eventualmente un'altra proposta»



Da questo documento, quindi, emerge chiaramente come don Renato Tarantelli volesse vendere un immobile ereditato dal Vicariato a dei soggetti di cui non si conosceva alcunché e, per sua stessa ammissione, lui stesso non sapeva nulla sull'intermediario. Questo esponeva, ancora una volta, il Vicariato a dei rischi enormi. In primis, per quanto riguarda l'aspetto economico e in secundis per l'immagine, qualora fossero emersi particolari inquietanti. Il principe del foro non ha studiato a sufficienza quella che è la diligenza del buon padre di famiglia. Ciò che ci chiediamo è: davvero il Papa vuole lasciare la sua diocesi in mano a soggetti che agiscono in questo modo? 

d.L.M.

Silere non possum