Diocesi di Vienna

Il 22 gennaio 2025 S.E.R. il Sig. Cardinale Christoph Schönborn O.P. compirà 80 anni. L’arcivescovo austriaco è l’uomo che più di tutti ha tradito il suo maestro Joseph Ratzinger. In questi anni ha sempre messo sé stesso di fronte alle necessità della Chiesa, pensiamo ad esempio all’Esortazione Apostolica Amoris laetitia dove ha sempre parlato di apertura alla “comunione alle coppie irregolari” raccontando la storia della sua famiglia. Come se la sua esperienza personale potesse cambiare il Vangelo o la dottrina. Questo suo approccio alla realtà emerge anche in questa intervista nel momento in cui gli è stato chiesto cosa ne pensa della nomina del nuovo Prefetto del Dicastero per la vita consacrata e le società di vita apostolica.

I sacerdoti dell’Arcidiocesi di Vienna sono esasperati. Dal 14 settembre 1995 Schönborn è arcivescovo metropolita della capitale austriaca. Trenta lunghi anni di un governo pieno di criticità. «Speriamo che il Papa nomini al più presto il successore», afferma un sacerdote della Curia di Vienna in un incontro al quale abbiamo preso parte con altri presbiteri viennesi. Grazie al suo comportamento che, per dirla con Benedetto XVI, ricorda molto le bandieruole che si lasciano “portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, è riuscito a resistere nonostante il superamento dei settantacinque anni. 

Con il compimento degli ottant'anni, per fortuna, Schönborn esce anche dal Conclave
dove era entrato per la prima volta nel 2005 ed una seconda volta nel 2013. 

Come si sente nei prossimi dieci anni? Questi sono probabilmente i primi anni della sua vita senza un compito chiaro.
Non ho deliberatamente alcun progetto. Voglio lasciare che la nuova situazione si presenti a me e poi darle forma. Per questo non ho fatto progetti. 

Come possiamo immaginare la sua quotidianità o cosa prevede per la sua vita quotidiana?
Rimarrà molto simile per molti aspetti, con molta corrispondenza e telefonate, ma anche con più tempo per gli incontri personali e, lo dico senza mezzi termini, con più tempo per la preghiera.

Lei ha trascorso decenni a svolgere il suo ruolo di arcivescovo di Vienna con molte altre responsabilità. Come ci è riuscito?
È andata. È stato molto, sì. È una vita molto, molto impegnativa, ma l'elisir è ovviamente il fatto che trovo il lavoro significativo. Nel complesso, il lavoro mi è sempre piaciuto e, in sostanza, è sempre stato un piacere.

In occasione del suo 80° compleanno, Dom-Verlag pubblica un nuovo libro: “I miei occhi hanno visto la salvezza. Guardare Gesù con Helmut Michael Berger”. Perché si dedica a questo artista?
Nella chiesa di Cirillo e Metodio a Vienna, una croce di Helmut Michael Berger era giudicata troppo scandalosa. Quello è stato il mio primo incontro con l'artista, non con la sua personalità. E poi si è trasformato in un incontro personale. Nel mio ufficio c'è un suo altare a forma di ali. Poi è arrivata la conoscenza con suo genero, il Primarius Johannes Fellinger, presso i Fratelli della Misericordia di Linz. Ho sviluppato il libro insieme a lui.

Cambiando argomento: come affronta le questioni politiche come arcivescovo?
Non è mio compito dare consigli ai politici, a meno che non siano loro a chiederli. È bello incontrare persone che prendono sul serio le loro responsabilità politiche. Ho acquisito un grande rispetto per questa professione. È una fortuna che viviamo in un Paese che ha i principi dello Stato di diritto, un sistema giudiziario ben funzionante, la sicurezza pubblica e partiti che finora si sono conformati alla Costituzione. Spero che le cose rimangano così.

Lei si è più volte espresso su questioni di politica sociale. Qual è stata per lei una linea rossa?
La linea rossa è stata, ad esempio, quando ho chiesto di prendere le distanze in modo molto chiaro dalle deliberazioni su una legge sulla detenzione preventiva, cioè l'incarcerazione di persone che non hanno ancora commesso alcun reato. Anche questo è stato fortemente criticato da alcuni ambienti politici. Per me, le linee rosse si tracciano quando vengono messi a repentaglio i diritti fondamentali delle persone.

Le facciamo una domanda in merito alle donne, ma al contrario. Pochi giorni fa è stata nominata suor Simona Brambilla come prima donna a capo di un'autorità vaticana. Il suo vice è un cardinale, Ángel Artime. Come sarebbe per lei essere il vice di una donna?
È assolutamente normale. A casa ero abituato a questo. Mia madre era attiva politicamente e aveva una posizione di rilievo negli affari. L'ho vissuta come il capo. Non è una cosa del tutto nuova. È certamente una novità che un dicastero a Roma possa essere guidato da una donna. Penso che questo sia uno sviluppo buono e corretto.

Potrebbe passare ancora un po' di tempo prima che venga nominato un nuovo arcivescovo di Vienna. Cosa ne pensa?
Le procedure di nomina possono essere rapide o lente. Può capitare che si prendano in considerazione dei candidati, ma che questi rifiutino o che sorgano nuove domande durante il processo decisionale. Non mi sembra una cosa fuori dal comune. Sì, non appartiene alla categoria dei drammi.