Taiwan celebrates good relations with the Holy See. China persecutes Catholics and Pope Francis says agreement with government goes well.

Si è svolta ieri, 11 luglio 2022, la conferenza “Beautiful Taiwan, the Field of God”, la quale commemorava gli ottanta anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Repubblica di Cina (Taiwan). L’Ambasciata di Taiwan presso la Santa Sede ha riferito che questi 80 anni di amicizia sono stati “guidati da un percorso di fraternità, solidarietà e difesa delle persone più deboli e vulnerabili.”

“I missionari non solo hanno fondato ospedali, scuole, orfanotrofi e case di riposo, ma hanno anche contribuito a sostenere la lingua e la cultura locale, la Chiesa di Taiwan ha risposto molto bene e molto positivamente agli insegnamenti del Santo Padre. Oggi ricordiamo l’esperienza dell’evangelizzazione di Taiwan per lavorare insieme, aiutandoci a vicenda per rendere il mondo più inclusivo, giusto, pacifico e sostenibile”, ha ricordato l’ambasciatore Matthew S.M. LEE, ricordando ai partecipanti l’importanza della Chiesa cattolica a Taipei.

All’evento ha partecipato anche S.E. Rev.ma Mons. Protase Rugambwa il quale ha tenuto una relazione introduttiva. Rugambwa è stato segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e in quel ruolo ha conosciuto bene i risultati positivi di questi rapporti fra Santa Sede e Taipei.

Il Rev.do Padre Gianni Criveller P.I.M.E., sinologo, storico e teologo, il Rev.do Padre Felice Chech M.I. e il Rev.do Padre Paulin Batairwa Kubuya S.X., sottosegretario del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, sono stati i relatori della Conferenza. I tre presbiteri hanno vissuto e lavorato a Taiwan per diversi anni e hanno potuto apprezzare la cultura e la lingua.

Il moderatore è stato il Professor Peter Kuo Hsiuoung Chiang. Tra gli oltre 80 partecipanti c’erano i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, religiosi di diverse congregazioni, giornalisti e amici dell’Ambasciata.

Taiwan esempio di libertà e dialogo

Nel suo discorso introduttivo, S.E.R. Mons. Rugambwa ha spiegato come diffondere il Vangelo al popolo taiwanese, "perché Taiwan è davvero un campo di Dio, siamo ancora all'inizio, c'è ancora molto lavoro da fare insieme, ma dobbiamo andare avanti seguendo la guida dello Spirito Santo". Ha concluso il suo intervento dicendo che "è urgente dare un forte impulso all'evangelizzazione affinché questo Campo di Dio diventi veramente una realtà significativa per le attività di evangelizzazione in Asia, una luce, un faro potente che testimoni l'amore di Dio trasmesso in Gesù Cristo".

Il Reverendo Padre Gianni Crivelli ha riassunto la missione cattolica sull'isola, sottolineando che, a Taiwan, "la Chiesa è libera e pacifica". "Libertà, pluralismo e dialogo tra credenti di fede diversa e democrazia sono tratti comuni" ha sottolineato.

Il Reverendo Padre Paulin ha definito Taiwan come "Terra di diversità religiosa", poiché "le diverse espressioni religiose coesistono in modo piuttosto armonioso".

Il 1° luglio, l'Ambasciata ha inaugurato la mostra "Friendly Taiwan incontra Fratelli Tutti. Mostra di calligrafia e pittura" nell'ambito delle iniziative ospitate in occasione dell'80° anniversario delle relazioni diplomatiche tra l'Ambasciata della Repubblica di Cina (Taiwan) e la Santa Sede. Tutti questi eventi vogliono sottolineare quanto la presenza secolare della Chiesa sia stata vitale per lo sviluppo di Taiwan, come ha dichiarato in passato la presidente Tsai Ing-wen.

E la Cina? 

Mentre Taiwan raccoglie i frutti di una presenza cattolica positiva, la Cina continua a perseguitare la Chiesa Cattolica con il benestare della Santa Sede e del Papa stesso. «L’accordo tra Cina e Vaticano sta andando bene e spero che in ottobre possa essere rinnovato» ha riferito Francesco a Reuters. Addirittura il Pontefice, pur riconoscendo che non tutti i cattolici godono dello stesso tipo di libertà in ogni parte del Paese, arriva ad assolvere Xi Jinping e si scaglia contro "i leader locali".

"Come Pastore universale della Chiesa, desidero manifestare viva riconoscenza al Signore per la sofferta testimonianza di fedeltà, offerta dalla comunità cattolica cinese in circostanze veramente difficili. Nello stesso tempo sento, come mio intimo ed irrinunciabile dovere e come espressione del mio amore di padre, l'urgenza di confermare nella fede i cattolici cinesi e di favorire la loro unità con i mezzi che sono propri della Chiesa" scriveva il Sommo Pontefice Benedetto XVI nel 2007.

Queste parole non possono far altro che far pensare, oggi, al trattamento riservato dal governo a Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Joseph Zen Ze-kiun. Un atteggiamento inclassificabile che ha colpito un principe della Chiesa che da anni denuncia il governo dispotico di quel Paese. Le parole di Francesco suonano, quindi, offensive anche per quest'uomo che nè il Papa nè il Cardinale Pietro Parolin, hanno voluto ricevere semplicemente perchè dice la Verità. Il Cardinale Zen è ora controllato dalla polizia pur essendo stato rilasciato su cauzione ma si dovrà celebrare il processo che potrebbe emettere una condanna. Tutto è stato reso possibile da una legge, di cui Francesco probabilmente non vuole parlare, con la quale il governo cinese può incriminare chiunque se lo ritiene una minaccia per la sicurezza nazionale. 

È certamente lodevole, da parte della Santa Sede, cercare un accordo con questa realtà difficile. Gli accordi però devono essere a favore dei propri fedeli, è per questo che alla Santa Sede viene riservato questo compito particolare di intrattenere relazioni diplomatiche con gli Stati. Questo però non può significare abbassare completamente le braghe di fronte ad un governo che perseguita i cristiani. Basti pensare che nel 2018 la Repubblica Popolare Cinese ha approvato dei nuovi regolamenti in merito alle attività religiose. Cosa prevedono?

Sostanzialmente si vieta ai minori di diciotto anni: l'ingresso nelle chiese e la partecipazione al catechismo. I presbiteri e i vescovi devono essere iscritti all'Associazione patriottica, realtà che sponsorizza una Chiesa indipendente, lontana dalle ingerenze della Santa Sede e del Pontefice. Le comunità religiose non possono organizzare alcuna attività senza l’autorizzazione dello Stato. La Chiesa, poi, deve «aderire alla leadership del Partito comunista cinese, aderire al principio di indipendenza e di auto-governo e attuare i valori del socialismo». È chiaro, quindi che non è il Papa l'unico riferimento per il vescovo o i presbiteri, ma il Partito.

Le persecuzioni

Non dimentichiamo che nel marzo scorso, altri regolamenti hanno vietato di "fare proselitismo online, organizzare corsi di educazione religiosa via internet e pubblicare sermoni o contenuti legati alla religione". Fra i divieti c'è anche quello di trasmettere le celebrazioni online, sia live che in differita. Non è più possibile la vendita online della Sacra Scrittura e sui social cinesi non è possibile scrivere parole come “Gesù”, “Amen” o “cristiano”. Ogni riferimento alla religione, a Dio, deve sparire.

La Santa Sede sembra poi dimenticare che, nonostante l'accordo segreto, nel maggio 2021 il vescovo di Xinxiang, S.E.R. Mons. Joseph Zhang Weizhu, è stato arrestato. Peraltro, da più di un anno non si sa dove sia stato portato. Fra l'altro era il pastore di quella porzione di territtorio dove il regime sta portando avanti una politica di repressione e veri e propri campi di concentramento per gli Uiguri turchi.

L'accusa per il vescovo è stata quella di essere promotore di un seminario clandestino. I seminaristi che sono stati arrestati insieme a lui, sono stati rimandati a casa e ora sono sorvegliati dalla polizia. I sacerdoti arrestati sono stati sottoposti a sessioni di rieducazione e indottrinamento e poi rilasciati.

Anche il vescovo di Xuanhua, dal 2007 è stato spesso sequestrato in centri di detenzione segreti, o in alberghi, o portato via per "vacanze" forzate sotto la scorta di funzionari governativi. Veniva liberato durante il Capodanno cinese e la festa di metà autunno. In una occasione gli è stato dato il permesso di tornare a casa per una breve visita alla sorella maggiore. Per il resto del tempo è sempre sotto il controllo del governo. Il vescovo Agostino Cui Tai è vittima di questa persecuzione del governo perché si è sempre rifiutato di iscriversi all’Associazione patriottica.

Compito della Chiesa è quello di tutelare i suoi fedeli, i propri pastori ma non può rinunciare all'affermazione della Verità. Ritenere che la colpa è dei governi locali è semplicemente falso, anche perchè abbiamo visto in più occasioni come Xi Jinping ha provveduto ad intervenire su quei governi che non si allineavano con lui anche in merito a materie non religiose.

Cina e libertà

Per comprendere come Xi Jinping, quando vuole, interviene anche su realtà locali, vogliamo raccontarvi cosa è accaduto nelle scorse settimane.

La vicenda ha inizio nell'aprile 2022, quando quattro banche dello Henan hanno sospeso i prelievi di contante. In Cina, le banche locali possono ottenere depositi solo dalla loro clientela nazionale, ma le autorità affermano che sono state utilizzate "piattaforme di terze parti" per acquisire fondi da depositanti al di fuori della regione. Sostanzialmente bisogna fare chiarezza sulla provenienza dei fondi, nel frattempo però, chi ha depositato lì i propri soldi si ritrova ora i conti bloccati. Alla fine di maggio, centinaia di depositanti si sono recati a Zhengzhou, la capitale dello Henan, per protestare davanti all'ufficio dell'autorità di vigilanza bancaria e chiedere la restituzione dei loro soldi. Questo per la Cina è qualcosa di forte, le proteste da parte di cittadini arrivano proprio se si è al limite del sopportabile.

Utilizzo illegittimo dei dati sanitari 

Un'altra protesta era prevista per giugno. Ma quando i clienti delle banche sono arrivati a Zhengzhou, hanno scoperto che i loro codici sanitari - che erano verdi alla partenza - erano diventati rossi. In Cina, infatti, ancora oggi i cittadini devono mostrare un QR code quando si muovono. Questo sistema è stato introdotto con la pandemia da COVID-19.

Il codice è verde, giallo o rosso. Se il tuo codice è verde puoi muoverti liberamente, se è giallo o rosso ci sono delle restrizioni. Con il codice rosso, non puoi accedere ai luoghi pubblici e neppure nei trasporti. Vieni sottoposto anche ad una quarantena "governativa".

Quando sono tornati a casa, i codici erano di nuovo verdi. Questo dimostra come il governo stia utilizzando i dati sanitari anche per altri scopi, anche politici. Già il New York Times, infatti, aveva sottolineato come questo sistema non fosse affatto trasparente. Inoltre, alcune fonti riferiscono che lo stesso Xi Jinping abbia chiesto di reprimere ad ogni costo queste proteste perchè potrebbero scalfire quell'immagine che il Partito sta continuando a propinare di un governo amato dal popolo. In autunno, peraltro, proprio Xi Jinping dovrà affrontare la conferma del suo mandato, che dovrebbe essere il terzo, e non può di certo permettere che la sua leadership venga messa in discussione proprio ora.

L.I.

Silere non possum