Cardinal Angelo De Donatis ordained three new auxiliary bishops for the diocese of Rome.

Nella solennità dei santi Pietro e Paolo, patroni della Città di Roma, il Cardinale Vicario Angelo De Donatis ha ordinato i tre nuovi vescovi ausiliari per la diocesi di Roma. I tre sacerdoti erano stati nominati ausiliari dal Santo Padre il 27 maggio 2022. Coconsacranti sono stati S.E.R. il Sig. Card. Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento, e il S.E.R. il Sig. Card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino.

Gioia, governo, presbiterio. Seguendo l’insegnamento del Santo Padre, il Cardinale De Donatis ha consegnato queste tre parole agli ordinandi. Ha poi invitato i nuovi pastori: “Non date retta alle voci, ai pronostici, ai ‘mi sembra’, ai ‘forse’ o ai ‘ma’. Guardate i preti negli occhi e date risposte da adulti!”. Oggi, infatti, i presbiteri hanno necessità di sentire i vescovi vicini e pronti ad aiutarli nelle difficoltà del ministero. Come ha riferito anche S.E.R. Mons. Lazzaro You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero, oggi i sacerdoti sono preda di molti attacchi e hanno bisogno di pastori che sappiano essere anche guide sagge.

I nuovi vescovi ausiliari saranno: S.E.R. Monsignor Riccardo Lamba, vescovo titolare di Medeli, al quale sarà affidato il settore Est; S.E.R. Monsignor Daniele Salera, vescovo titolare di Tituli di Proconsolare, ausiliare del settore Nord; e S.E.R. Monsignor Baldassare Reina, vescovo titolare di Acque di Mauritania, al quale sarà affidato il settore Ovest e si occuperà dei seminari e delle vocazioni.

«Tre nostri fratelli, Riccardo, Daniele e Baldassare – ha detto De Donatis – verranno consacrati per l’ordine dell’Episcopato. E lo saranno oggi nella solennità degli apostoli Pietro e Paolo, le colonne della nostra chiesa diocesana. Noi cristiani di Roma siamo figli della loro testimonianza e della loro santità. A voi, nuovi vescovi ausiliari, il privilegio di tenere viva questa irradiazione che attraversa la storia».

Attesa per il vicegerente

Ora Roma attende la nomina del vicegerente, ruolo particolarmente importante per la diocesi del Papa. L'ufficio è vacante da quando S.E.R. Mons. Giampiero Palmieri è stato inviato ad Ascoli Piceno.

Il vicegerente ha il compito di coadiuvare, con i vescovi ausiliari, il vicario nell'esercizio delle sue responsabilità, assume il governo della diocesi con pieni poteri quando il vicario è assente o è impedito nell'esercizio delle sue funzioni e, sopratutto, il suo ufficio permane anche in regime di sede vacante, ossia alla morte o alle dimissioni del Papa.

M.S.

Silere non possum

Omelia del Cardinale Vicario nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo

Carissimi cristiani di Roma, confratelli vescovi, presbiteri e diaconi, consacrati e consacrate, seminaristi, siamo nella nostra Cattedrale per immergerci nella luce mite del buon Pastore. L’opera dello Spirito Santo – che governa la Chiesa in maniera misteriosa – è davanti a noi: tre nostri fratelli, Riccardo, Daniele e Baldassare (Baldo) verranno consacrati per l’ordine dell’Episcopato. E lo saranno oggi nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, le colonne della nostra chiesa diocesana. Noi cristiani di Roma siamo figli della loro testimonianza e della loro santità. A voi, nuovi vescovi ausiliari, il privilegio di tenere viva questa irradiazione che attraversa la storia.

Carissimi ordinandi, alcune parole chiave vorrei suggerirvi per vivere con gratitudine questa santa liturgia: gioia, governo, presbiterio.

La gioia cristiana è il grande tesoro del credente, che segna la differenza tra le soddisfazioni umane e la festa del regno dei cieli. È una conseguenza della pace che il Risorto dona ai discepoli; è il sorriso del Padre che glorifica il suo Figlio unigenito ponendolo alla sua destra; è la danza degli angeli in cielo per un solo peccatore che si converte. La gioia non è figlia della fortuna, o frutto dello sgomitare per raggiungere una buona poltrona, ma è un dono divino intoccabile. Siamo nella gioia se ci accorgiamo della gioia di Dio. Un grande monaco del ‘500 il beato Paolo Giustiniani così pregava: «Fa, o Signore, non che io sia contento, ma che entri nella tua gioia». Carissimi: quanto è difficile gioire della gioia di Dio! Quante cose effimere, secondarie, tristemente urgenti, sono capaci di consegnarci al demone della tristezza! Siamo tristi e preoccupati, perché non ci fidiamo, perché crediamo che la Chiesa sia in mano agli alti e bassi degli uomini!!! No fratelli miei, non è proprio così: «se ne ride chi abita i cieli» recita il salmista!

L’Apostolo Paolo scrivendo ai Corinti si confidava: «Non vogliamo fare da padroni su di voi, siamo servi della vostra gioia». Popolo di Dio riunito qui in cattedrale: ecco Riccardo, Daniele, Baldassarre, i custodi e i servi della vostra gioia. Fatevi servire. Chiedete loro di insegnarvi come si sta alla festa del Regno.

Seconda parola: governo. Cari ordinandi, da oggi siete titolari, in comunione con il Papa e il collegio dei vescovi, del munus regendi. Non potete sottrarvi a questo dono e non potete abusarne. Il governo è un carisma: se la Chiesa vi ha destinati all’episcopato vuol dire che in voi ha riconosciuto questo dono dello Spirito. Ma cosa vuol dire governare? Nel linguaggio evangelico governare è ‘pascere’: «pasci le mie pecorelle» dice il Risorto a Pietro sulla riva del lago di Tiberiade. Pascere significa insieme “far crescere”, “nutrire”, “condurre”. Al contrario i falsi pastori – che Gesù ammonisce duramente – “derubano”, “mortificano”, “fuggono davanti al lupo”. Il carisma del governo nella Chiesa dovrebbe sempre misurarsi con questo coefficiente evangelico. Il vescovo pasce prima di tutto con la predicazione della Parola: in quanto successore degli apostoli ha la responsabilità di annunciare ciò che ha conosciuto: «Il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Capiamo così che il munus docendi non è uno dei tanti compiti del vescovo, ma la prima espressione del munus regendi: si governa annunciando il Vangelo. Poi vengono – se necessario – i programmi, le direttive, le riunioni… Dopo, non prima o al posto dell’annuncio.

In secondo luogo governare vuol dire anche far crescere, nutrire. Lo Spirito Santo agisce proprio così: suscitando e perfezionando! Il vescovo edifica la Chiesa valorizzando dal basso, perfezionando quel che il popolo santo offre al Padre, lo insegnava bene san Tommaso d’Aquino attingendo a Dionigi Aeropagita. Il vescovo non è l’amministratore delegato che sposta preti o dice cosa bisogna fare. Certo a volte è necessario, ma non è il nostro compito primario. Un modo ‘muscolare’ di intendere il ministero episcopale può apparire gagliardo, decisivo, risolutivo…. Anche il mondo – sempre di più – cerca l’uomo forte! E poi? Cosa rimane dopo? Riccardo, Daniele, Baldassarre, nel regno di Dio è efficace solo ciò che lo Spirito semina, non quello che decidiamo noi!

Infine una parola che deve esservi più cara della vita: presbiterio. Carissimi ordinandi, i primi destinatari delle vostre cure sono i preti e i diaconi, tutti: diocesani e religiosi. Papa Francesco ha richiamato l’episcopato proprio a questo: il principale ministero del vescovo è la pastorale del clero. Ebbene: il benessere del prete è anche una vostra responsabilità. Di Giovanni Paolo I si racconta che – quando era Patriarca di Venezia – fu intervistato da un giornalista di una testata locale. A metà degli anni ’70 i problemi nel clero erano un tema molto caldo. L’intervistatore chiese: «Patriarcaserenissimo, cosa sente nei confronti dei preti che sbagliano, cadono, o vogliono lasciare il ministero? Come si comporta?» E Luciani rispose: «Vede questi bicchieri che sono nella credenza? Ebbene di chi sono? – Sono suoi Eminenza! Esclamò il giornalista – E se uno dei bicchieri cade e si rompe, i cocci di chi sono? Sempre suoi Eminenza. Ecco – rispose Luciani – i preti, aggiustati o rotti sono sempre miei!».

Cari Riccardo, Daniele, Baldassare, tutti e tre avete esperienza come formatori nei seminari. Questo è un grande tesoro a cui sempre attingere. Ma non basta. Sapete quanto sia importante custodire un clima fraterno e schietto. Apprezzate e valorizzate il bene che troverete, e ce n’è tanto. Siate grati per il dono di tanti preti che da anni tutti i giorni – senza balzare all’onore delle cronache – rappresentano il volto prossimo della Chiesa nei quartieri di Roma. Non date retta alle voci, ai pronostici, ai ‘mi sembra’, ai ‘forse’ o ai ‘ma’. Guardate i preti negli occhi e date risposte da adulti! Nel ritodell’ordinazione dei presbiteri – nella grande preghiera consacratoria – il vescovo prega: «O Signore, vieni in aiuto alla nostra debolezza e donaci questi collaboratori di cui abbiamo bisogno per l’esercizio del sacerdozio apostolico». I preti non sono dei soldatini, ma un aiuto alla vostra debolezza. E come il popolo di Dio plasma i preti e i diaconi, così il presbiterio plasma i vescovi.

Guardatevi intorno: dopo lo Spirito Santo questi sacerdoti che vi circondano saranno i vostri formatori. Ascoltate con umiltà soprattutto i più anziani, la cui fedeltà ed esperienza ha un valore inestimabile.

Carissimi, ora vi consegniamo allo Spirito. E siccome – come scriveva San Luigi Grignon de Montfort – dove c’è lo Spirito c’è anche la Madre del Signore, vi affidiamo alla Salus Populi Romani, a colei che tiene in braccio la Salvezza.