The bishop of Brescia's editorial for the diocesan weekly La Voce del Popolo on the occasion of Holy Christmas.

In occasione del santo Natale, il vescovo di Brescia, S.E.R. Mons. Pierantonio Tremolada ha scritto un editoriale per il settimanale diocesano La Voce del Popolo. «Il Redentore del mondo prende casa nelle nostre miserie senza sentirsene offeso, senza giudicarci, con il solo desiderio di riscattarci e di guarirci» ha osservato il presule.

Poi ha sottolineato la triste ombra della guerra sull'evento di Grazia: «La grande festa del Dio con noi sopraggiunge mentre sono in corso, vicino a noi, due guerre sanguinose. [...] Le parole diventano dure e aggressive, il linguaggio della pace scompare, sostituito da quello cinico della guerra: armi, scontri, avanzamenti, bombardamenti, perdite, prospettive di vittoria o di sconfitta. Dalla guerra uno deve uscire vincitore e l’altro perdente. L’alternativa non c’è». 

Anche il Santo Padre Francesco nel messaggio Urbi et Orbi ha denunciato: «E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi? Oggi, come al tempo di Erode, le trame del male, che si oppongono alla luce divina, si muovono nell’ombra dell’ipocrisia e del nascondimento: quante stragi armate avvengono in un silenzio assordante, all’insaputa di tanti! La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre». 

«Che cosa ha da offrirci» la nascita di Gesù? - si è chiesto il vescovo di Brescia.  E afferma: «Non commiserazione, non frasi consolatorie di circostanza, non esortazioni disincarnate. Il Natale è l’assunzione consapevole della debolezza umana in una prospettiva di speranza, è annuncio della piena solidarietà tra Dio e l’umanità, del suo amore fedele, del suo avvicinamento e della sua condivisione». 

S.I

Silere non possum 

Editoriale di S.E.R. Mons. Pierantonio Tremolada 

La Voce del Popolo

Un Natale con l’ombra della guerra. La grande festa del Dio con noi sopraggiunge mentre sono in corso, vicino a noi, due guerre sanguinose. Le immagini che provengono dai diversi fronti del conflitto testimoniano l’atroce logica che le ispira. Un vero e proprio accecamento porta a non considerare più il valore delle vite umane, a ritenere opportuna la devastazione, a infierire sui più deboli e indifesi. Le parole diventano dure e aggressive, il linguaggio della pace scompare, sostituito da quello cinico della guerra: armi, scontri, avanzamenti, bombardamenti, perdite, prospettive di vittoria o di sconfitta. Dalla guerra uno deve uscire vincitore e l’altro perdente. L’alternativa non c’è. Se si vuole immaginarla occorre cambiare prospettiva e dare spazio anzitutto al desiderio della pace, per poi passare al confronto e da qui alla definizione di accordi, che facciano finalmente tacere le armi. Ma tutto questo sembra al momento lontano. Il Natale del Signore arriva nel pieno di questa esperienza dolorosa.

Che cosa ha da offrirci? Non commiserazione, non frasi consolatorie di circostanza, non esortazioni disincarnate. Il Natale è l’assunzione consapevole della debolezza umana in una prospettiva di speranza, è annuncio della piena solidarietà tra Dio e l’umanità, del suo amore fedele, del suo avvicinamento e della sua condivisione. Lo dice bene la Lettera agli Ebrei: “Noi non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato”. Si sta pensando qui alla Passione di Gesù, ma già la sua nascita è segnata dalla povertà e dal rifiuto. Porte chiuse che alludono a cuori incapaci di accoglierlo; il freddo di una grotta e la modestia di una mangiatoia. Il Redentore del mondo prende casa nelle nostre miserie senza sentirsene offeso, senza giudicarci, con il solo desiderio di riscattarci e di guarirci. Entra con discrezione – nel silenzio di una notte d’inverno – nel mondo che gli sarà nemico, affinchè l’inimicizia non sia l’ultima parola. Mai rinuncerà a questo suo disegno di grazia. Egli conosce le strade che conducono alla riconciliazione, alla comunione, al perdono e cerca cuori che siano disposti a percorrerle con lui o che si facciano intercessori nella preghiera. Là dove l’uomo sviato semina devastazione e morte, si potrà sempre contare sulla solidarietà del Cristo redentore e sul suo amore fedele. Gli uomini e donne di buona volontà, quanti amano la pace, quanti la invocano ogni giorno e continuamente si domandano come costruirla, sono i testimoni di questa invincibile volontà di bene che viene dal cielo, sono ambasciatori di Dio, figli amati in cui egli si compiace. Alla loro azione e alla loro intercessione si affida il mondo quando cade preda di una violenza insensata, che agli occhi dei più appare senza sbocchi.