Pope Francis' Apostolic Journey to Canada continues. Here is what happened on the third day.

La quarta giornata di Francesco in Canada è iniziata con la celebrazione dell’Eucarestia nel St. Joseph Seminary. Successivamente il Papa ha salutato i seminaristi e i formatori regalando loro una statua di San Giuseppe, patrono del seminario di Edmonton.

Sua Santità Francesco si è trasferito in auto all’Aeroporto Internazionale di Edmonton da dove, alle ore 9.10 (17.10 nella Città del Vaticano) –a bordo dell’aereo A330/ITA Airways – è partito per raggiungere Québec city. Francesco è atterrato alle 14.43 ora locale (20.43 nella Città del Vaticano) ed è stato accolto da alcune Autorità locali. Si è subito recato in Arcivescovado dove pernotterà il 27, 28 e 29 luglio.

Sono stati posticipati di circa un’ora gli appuntamenti successivi (la Cerimonia di benvenuto, la visita di cortesia al Governatore Generale del Canada, l’incontro con il Primo Ministro e l’incontro con le Autorità Civili, con i Rappresentanti delle Popolazioni Indigene e con il Corpo Diplomatico alla Citadelle de Québec)  in modo da permettere a tutti i partecipanti, provenienti anche da Edmonton, di essere presenti.

Alle ore 16.20 (22.20 nella Città del Vaticano), il Santo Padre si è recato in auto alla Citadelle de Québec, residenza della Governatrice Generale, dove, ha avuto luogo la Cerimonia di benvenuto. Il Papa è stato accolto nel cortile della Citadelle de Québec dalla Governatorice Generale del Canada, l’Onorevole Mary Simon e dal Primo Ministro del Canada, Onorevole Justin Trudeau. Dopo il saluto della Guardia d’Onore, l’esecuzione dell’inno pontificio e di quello canadese, la presentazione delle rispettive Delegazioni, si sono recati nella sala ove ha avuto luogo l’incontro privato.

Alle ore 17.00 (23.00 nella Città del Vaticano) il Pontefice ha iniziato la visita di cortesia alla Governatrice Generale del Canada, l’Onorevole Mary Simon.

Allo stesso tempo, S.E.R. il Sig. Cardinale Pietro Parolin e il Primo Ministro, S.E. il Sig. Justin Trudeau, hanno avuto un breve incontro. Hanno partecipato anche S.E.R. Mons. Edgar Peña Parra, Sostituto della Segreteria di Stato per gli affari generali, S.E.R. Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali e S.E.R. Mons. Ivan Jurkovič, nunzio apostolico in Canada.

Per il Canada, oltre al primo ministro, era presente la ministra per gli affari esteri, Mélanie Joly e il ministro del patrimonio canadese, Pablo Rodríguez. Al termine della visita di cortesia, dopo la presentazione della famiglia della Governatorice Generale, il Primo Ministro ha raggiunto il Papa per l’incontro privato mentre la Governatrice Generale ha incontrato il Cardinale Segretario di Stato e la delegazione della Santa Sede.

Concluso l’incontro privato, il Santo Padre, la Governatrice Generale e il Primo Ministro si sono recati sul terrazzo per la foto ufficiale. Quindi, dopo la Firma del Libro d’Onore, si sono spostati nella sala per l’incontro con le Autorità Civili, i rappresentanti delle Popolazioni Indigene e i Membri del Corpo Diplomatico.

Sul Libro d’Onore Francesco ha scritto: “Pellegrino in Canada, terra che va da mare a mare, chiedo a Dio che questo grande Paese sia sempre d’esempio nel costruire il futuro custodendo e valorizzando le radici, in particolare le popolazioni indigene, e nell’essere casa accogliente per tutti”.

Alle ore 18.00 (00.00 nello Stato della Città del Vaticano) il Santo Padre Francesco ha incontrato le Autorità Civili, i rappresentanti delle Popolazioni Indigene e i Membri del Corpo Diplomatico presso la Citadelle de Québec.

Il Papa ha detto: “Tra le tante bellezze, penso alle immense e spettacolari foreste di aceri, che rendono il paesaggio canadese unico e variopinto. Vorrei prendere proprio spunto dal simbolo per eccellenza di queste terre, la foglia d’acero, che dagli stemmi del Québec si diffuse rapidamente fino a diventare l’emblema che campeggia sulla bandiera del Paese”. 

“La Santa Sede e le comunità cattoliche locali, ha assicurato il Papa, nutrono la concreta volontà di promuovere le culture indigene, con cammini spirituali appositi e confacenti, che comprendano anche l’attenzione alle tradizioni culturali, alle usanze, alle lingue e ai processi educativi propri, nello spirito della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni. È nostro desiderio rinnovare il rapporto tra la Chiesa e le popolazioni indigene del Canada, un rapporto segnato sia da un amore che ha portato ottimi frutti, sia, purtroppo, da ferite che ci stiamo impegnando a comprendere e sanare”.

Francesco ha concluso dicendo: “In questi giorni ho sentito di numerose persone bisognose che bussano alle porte delle parrocchie. Anche in un Paese tanto sviluppato e progredito come il Canada, che dedica molta attenzione all’assistenza sociale, non sono pochi i senzatetto che si affidano alle chiese e ai banchi alimentari per ricevere aiuti e conforti essenziali, che – non dimentichiamolo – non sono solo materiali. Questi fratelli e sorelle ci portano a considerare l’urgenza di adoperarci per porre rimedio alla radicale ingiustizia che inquina il nostro mondo, per cui l’abbondanza dei doni della creazione è ripartita in modo troppo diseguale. È scandaloso che il benessere generato dallo sviluppo economico non vada a beneficio di tutti i settori della società. Ed è triste che proprio tra i nativi si registrino spesso molti tassi di povertà, cui si collegano altri indicatori negativi, come il basso indice di scolarizzazione, il non facile accesso alla casa e all’assistenza sanitaria”. 

Al termine dell’incontro il Pontefice ha regalato una medaglia alla Governatrice (in fondo all’articolo la foto e la spiegazione dell’opera) e ha fatto rientro nell’Arcivescovado dove ha cenato in privato.

Il Viaggio di Francesco continuerà il 28 luglio 2022 con un incontro privato in mattinata con il Primo Ministro del Quebec François Legault e la moglie. Alle ore 10 locali, celebrerà la Santa Messa presso il Santuario Nazionale di Sainte Anne de Beaupré e nel pomeriggio presiederà i Vespri con i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi, i Consacrati, i Seminaristi e gli Operatori Pastorali presso la Cattedrale di Notre Dame a Québec city.

Di seguito i testi integrali dei discorsi di benvenuto pronunciati dalla Governatrice del Canada e dal Primo Ministro del Paese.

S.I.

Silere non possum

Il discorso di benvenuto della Governatrice

Buongiorno,
Santità, le do il benvenuto nella Cittadella di Québec.
Mio marito, Whit, e io siamo onorati di darvi il benvenuto e di essere raggiunti da sopravvissuti, anziani, leader, custodi della conoscenza, diplomatici, dignitari, ex commissari della Commissione per la Verità e la Riconciliazione del Canada e da tutti coloro che stanno seguendo questo evento da costa a costa. Voglio ringraziare le popolazioni delle Prime Nazioni, che occupano questa terra da millenni, per averci dato il benvenuto nelle loro terre tradizionali e in quelle sottoposte a trattato. Indipendentemente dal luogo in cui ci state ascoltando, qui a La Citadelle o altrove in Canada, vi trovate in terra aborigena. È importante esserne consapevoli.
Santità, la ringrazio per aver fatto questa visita in Canada come parte di quello che lei chiama il suo “pellegrinaggio penitenziale”. Siamo riuniti in questa storica Cittadella, un luogo dove condividere storie e scambiare idee. La sua visita segnala al mondo che lei e la Chiesa cattolica romana state camminando con noi sulla strada della riconciliazione, della guarigione, della speranza e del rinnovamento. Il vostro pellegrinaggio è iniziato a Maskwacis, dove siamo stati testimoni di due realtà.

Il primo è la sofferenza e il dolore dei sopravvissuti, dei membri della comunità che hanno sofferto per decenni. Popolazioni indigene sottoposte a politiche volte a eliminare le loro culture, lingue, credenze e pratiche spirituali. Sopravvissuti che portano con sé ogni giorno il trauma dell’esperienza della scuola residenziale. Ma queste persone, questi sopravvissuti, sfidano qualsiasi etichetta. Sono genitori che hanno difeso i loro figli quando nessun altro lo avrebbe fatto. Sono sostenitori che hanno lottato, e lottano tuttora, per le loro lingue e culture, affinché possano prosperare per le generazioni a venire. Sono artisti che trasmettono le loro storie attraverso la musica, la danza, la cultura e la lingua.
Sono tutti orgogliosi. Tutti determinati. Santità, sono venuti ad ascoltare ciò che ha da dire, con cuore e mente aperti, alcuni pronti a perdonare, altri a vivere ancora con dolore, ma tutti pronti ad ascoltare. Ognuno di loro desidera andare avanti nel proprio viaggio verso la guarigione. I popoli indigeni hanno dimostrato al mondo – e continuano a dimostrarci – che nonostante le sfide che devono affrontare, le affronteranno con dignità e grande determinazione. Riconosco e saluto tutto il lavoro svolto, tutto quello che le comunità indigene hanno fatto durante questa settimana di visita. Sono le popolazioni aborigene che hanno lavorato, che hanno aspettato e che hanno pregato per ottenere scuse formali sulle terre aborigene in Canada. Non si sono mai arresi. Ricordiamo che è grazie al loro coraggio e alla loro resilienza che oggi siamo qui. Santità, i loro sforzi rendono il Canada una nazione più forte. Non si sono mai arresi. Ricordiamo che è grazie al loro coraggio e alla loro resilienza che oggi siamo qui. Santità, i loro sforzi stanno rendendo il Canada una nazione più forte. È nostra responsabilità collettiva ricordare gli eventi delle scuole residenziali, raccontare le storie dei sopravvissuti e di coloro che non sono mai tornati a casa, e sostenere e curare coloro che lo hanno fatto. Sosteneteli con risorse per la salute mentale. Aiutare le famiglie a scoprire il vero destino di coloro che non sono mai tornati a casa. E di prendersi cura di quei membri delle popolazioni indigene che hanno bisogno di tempo e spazio per comprendere il significato di questa visita e i passi da compiere in seguito. Santità, come lei ha indicato, questo è un passo importante verso un ulteriore dialogo e un’azione che porteranno a una vera riconciliazione. Attendiamo con ansia le azioni che saranno intraprese dalla Chiesa per continuare questo lavoro essenziale.
Lunedì avete visitato la Chiesa del Sacro Cuore dei Primi Popoli di Edmonton. Lei ha detto che la riconciliazione è “una grazia che va chiesta”. Aggiungerei che la riconciliazione è una grazia che si guadagna con il duro lavoro e la comprensione reciproca. Questo lavoro è responsabilità di ognuno di noi. È la nostra sacra responsabilità. C’è un tempo per ogni cosa. Siamo pronti.
In Canada si sta verificando un cambiamento monumentale nel nostro modo di pensare. Nella storia e nella coscienza collettiva del nostro Paese, è il momento giusto per la riconciliazione. Nell’affrontare questo problema e la futura salute e benessere delle comunità aborigene, mi aspetto che ognuno di noi promuova la guarigione. In Inuktitut, “guarire” si dice “mamisagniq”. Mamisagniq è un viaggio, non una destinazione. Ci vuole tempo. Inizia lentamente, delicatamente, con attenzione. La guarigione segue il proprio percorso, portandoci avanti, ma anche conducendoci in molte altre direzioni.

In Inuktitut, “guarire” è “mamisagniq”. Mamisagniq è un viaggio, non una destinazione. Ci vuole tempo. Inizia lentamente, delicatamente, con attenzione. La guarigione segue il proprio percorso, portandoci avanti, ma anche conducendoci in molte altre direzioni. La guarigione alla fine ci porta oltre l’impotenza, la rabbia o il dolore. La guarigione ci permette di superare il trauma. La guarigione ravviva la nostra salute mentale, spirituale e fisica. Sono stata testimone di questo processo. Ho visto il processo di guarigione avvenire attraverso l’arte, lo spirito comunitario, la gentilezza, la generosità e la rivitalizzazione della lingua, della cultura e dell’identità.
Santità, so che anche dopo aver lasciato il Canada continuerà a interessarsi non solo alle sfide e alle sofferenze di queste comunità, ma anche al loro orgoglio di aborigeni, alla loro capacità di recupero e al loro contributo al Canada e al mondo. Portate con voi queste storie, condividetele ovunque e continuate a trovare modi per collaborare, raggiungere e curare le nostre comunità.
Ciò che ho visto finora in questa visita mi riempie di speranza. Il Canada è ansioso di lavorare con la Santa Sede sulla riconciliazione e su molte altre questioni globali urgenti, come la promozione della pace e dell’istruzione, l’abbattimento delle barriere, la lotta alla povertà e alle malattie e la ricostruzione della fiducia. Grazie per il vostro impegno.
Grazie a tutti i canadesi per aver ascoltato e risposto all’appello alla riconciliazione.
Santità, i miei migliori auguri la accompagnino nel suo pellegrinaggio.
Che il Creatore ci benedica.
Grazie. Miigwetch. Nakurmiik.

Il discorso di benvenuto del Primo Ministro del Canada

Leader indigeni, Padre Santo, Eccellenze, Primo ministro Legault,
Sono lieto di essere qui con voi e di poter dire qualche parola di presentazione oggi. Vorrei iniziare ringraziando le Prime Nazioni che hanno frequentato e occupato questa terra per millenni, per l’accoglienza nel loro territorio tradizionale. Mentre accogliamo Sua Santità in Canada questa settimana, è importante riflettere sul significato di questo momento per i sopravvissuti, per i popoli indigeni e per tutti i canadesi.
Ieri, 26 luglio, è stata la festa di Sant’Anna. Sant’Anna è una figura importante per i cattolici. Rappresenta l’amore materno. E rappresenta anche la famiglia. La famiglia sono le nostre radici. È ciò che ci aiuta a crescere e a scoprire il mondo. La famiglia è la prima cosa che è stata tolta ai bambini che sono stati mandati nelle scuole residenziali. Quando ho visitato Tḱemlúps, Cowessess e Williams Lake. Quando parlo con i sopravvissuti e con le famiglie… Penso ai bambini e penso anche ai genitori. Come padre, non riesco a immaginare che i miei figli vengano portati via. Quando i miei figli piangono, posso consolarli. Quando sono felici, posso condividere con loro questa sensazione di gioia. Ma nelle scuole residenziali questi bambini erano soli e isolati nel loro dolore e nella loro sofferenza, lontani dalle loro famiglie e comunità. E peggio ancora, privati della loro lingua, della loro cultura, della loro identità. Una profonda solitudine: una perdita non solo della famiglia e della comunità, ma anche della lingua, della cultura e dell’identità.

Dalla pubblicazione del rapporto finale della Commissione per la Verità e la Riconciliazione nel 2015, le First Nations, gli Inuit e i Métis hanno chiesto al Papa di scusarsi con i sopravvissuti, le loro famiglie e le comunità – scuse per il ruolo che la Chiesa cattolica romana, in quanto istituzione, ha svolto negli abusi spirituali, culturali, emotivi, fisici e sessuali dei bambini aborigeni nelle scuole residenziali. Le scuse per il ruolo che la Chiesa cattolica romana, come istituzione, ha svolto negli abusi spirituali, culturali, emotivi, fisici e sessuali subiti dai bambini aborigeni nelle scuole residenziali gestite dalla Chiesa. L’evento di questa settimana a Maskwacîs non sarebbe stato possibile senza il coraggio e la perseveranza dei sopravvissuti che hanno condiviso i loro ricordi e le loro esperienze dolorose, anche direttamente con il Santo Padre.

Santità, nelle nostre precedenti conversazioni, fin dalla prima volta che ne abbiamo parlato, Lei ha sempre offerto il suo tempo, cercando sinceramente di capire, di fare il bene e di espiare. Questa settimana avete riconosciuto gli abusi subiti nelle scuole residenziali, che hanno portato alla distruzione della cultura, alla perdita di vite umane e ai continui traumi subiti dalle popolazioni indigene in ogni regione del Paese.
Come ha detto Vostra Santità, chiedere perdono non è la fine della questione, è un punto di partenza, un primo passo. Lunedì mattina mi sono seduto con i sopravvissuti e ho sentito le loro reazioni alle sue scuse. Ognuno prenderà da essa ciò che gli serve. Ma non c’è dubbio che lei abbia avuto un impatto enorme. I sopravvissuti e i loro discendenti devono essere al centro di tutto ciò che faremo insieme in futuro.
In aprile, il capo nazionale dei Dene Gerald Antoine si trovava in Vaticano e ha paragonato il momento all’esperienza di camminare sulla neve e vedere le tracce di un alce fresco. Era un sentimento di speranza. Oggi voglio dire: continuiamo a lavorare tutti insieme per mantenere viva questa speranza. Quando mi sono recato in Vaticano, ormai cinque anni fa, ero lì per discutere di scuole residenziali e di riconciliazione con Vostra Santità. E so che la Vostra presenza qui questa settimana non sarebbe stata possibile senza la vostra convinzione e integrità personale.
Grazie per essere venuto con il cuore aperto. Tutti riconosciamo che il sistema delle scuole residenziali ha tentato di assimilare i bambini aborigeni. Oggi i popoli aborigeni continuano a lottare per difendere e preservare le loro culture e le loro lingue. Il raduno tradizionale che si è svolto a Maskwacîs ne è un ottimo esempio. La riconciliazione è una responsabilità di tutti noi. È nostra responsabilità vedere le nostre differenze non solo come un ostacolo, ma come un’occasione per imparare, per comprendere meglio e per passare all’azione. Il Governatore generale parla spesso di come la riconciliazione non sia un singolo atto, ma un viaggio di guarigione che dura tutta la vita. Questo viaggio è diverso per ogni individuo. Ho parlato di Sant’Anna come simbolo dell’amore materno e della famiglia.
Ma Sant’Anna è anche un simbolo di guarigione. Domani Vostra Santità visiterà Sainte-Anne-de-Beaupré. I pellegrini vi si recano da secoli per pregare e chiedere a Sant’Anna di aiutarli a guarire. Nello spirito della guarigione, non arrendiamoci mai.
Canadesi, istituzioni – continuiamo a lavorare insieme alle popolazioni indigene fino a raggiungere un futuro migliore per tutti.
Grazie.

Il Sommo Pontefice ha offerto in dono alla Governatrice Generale una medaglia. Nel campo a sinistra sono presenti le foglie di acero, simbolo del Canada fin dal XVIII secolo. A destra l’immagine di Sant’Anna di Beaupré a cui è dedicato il Santuario omonimo in Québec, importante luogo di pellegrinaggio nel Nord America. Nel giro la dicitura del viaggio, la data e l’anno. L'artista è Arianna Cicconi.