Anche la Chiesa in Svizzera si trova a confrontarsi con accuse infondate di abusi sessuali mosse contro membri del clero cattolico. Oltre a subire da anni una trasformazione interna che ha dato crescente spazio a laici prepotenti, ora si assiste a un'ulteriore strategia di delegittimazione, ricorrendo a denunce pretestuose contro vescovi e sacerdoti.
Nel settembre 2023, l’Università di Zurigo ha pubblicato uno studio che parla di oltre 1000 casi di abusi sessuali che sarebbero avvenuti nelle strutture ecclesiastiche a partire dalla metà del XX secolo. Sull’onda di un rinnovato clima di puritanesimo che sta travolgendo la Chiesa Universale, anche la Conferenza Episcopale Svizzera ha commissionato un’indagine, la quale ha coinvolto persino i membri della Conferenza Episcopale stessa, tra cui il Reverendissimo Padre Abate Jean César Scarcella, C.R.A., alla guida dell’Abbazia Territoriale di St. Maurice, retta dai Canonici Regolari.
Padre Scarcella si è visto costretto a lasciare il suo incarico a seguito di accuse non provate, ancor prima che venisse avviato un processo, sia canonico che statale. Questo modus operandi, già noto, sembra perseguire il preciso intento di colpire persone o istituzioni per indebolirle o addirittura annientarle. Non appena Scarcella si è fatto da parte, infatti, le accuse si sono riversate anche sul suo successore ad interim, Padre Roland Jaquenoud, C.R.A.
Particolarmente grave è il fatto che, nel caso di Padre Jaquenoud, sono stati riesumati eventi del passato legati a una relazione di tipo sentimentale con un novizio maggiorenne e consenziente, vicenda che era stata contestata dall’autorità ecclesiastica e non dallo Stato (per fortuna!). La Svizzera, insieme alla Chiesa di Papa Francesco, nota per la sua apertura — che arriva persino a benedire "todos todos todos" — ha deciso di accostare questo episodio a gravi accuse di abusi su minori non consenzienti. Quale sarebbe il nesso logico? Forse qualcuno in Svizzera aderisce alla teoria, priva di fondamento scientifico, propagata per anni da Amedeo Cencini e altri, secondo cui l’omosessualità sarebbe correlata alla pedofilia? I dati parlano chiaro: la maggior parte degli abusi avviene in ambito domestico e viene perpetrata da uomini eterosessuali ai danni delle proprie figlie. Insinuare un legame tra orientamento sessuale e abusi sui minori non solo è infondato, ma alimenta una narrazione pericolosa e gravemente discriminatoria.
Dopo tutto il polverone mediatico e la spasmodica attenzione dei giornalisti, nell'ottobre 2024, lo Stato ha dichiarato: «Nel settembre 2023, dopo la pubblicazione dello storico rapporto dell'Università di Zurigo sugli abusi nella Chiesa, la Procura del Vallese ha incaricato la polizia cantonale di indagare su eventuali reati commessi nella regione. Considerato l'alto numero di persone che si sono presentate spontaneamente alla polizia — 36 in totale — si è deciso di aprire un fascicolo unico». È stato inoltre precisato che sette delle persone accusate (accusate, non condannate) sono decedute, rendendo impossibile l'avvio di un processo che avrebbe consentito loro di difendersi.
La Procura ha aggiunto: «In undici casi non è stato possibile identificare canonici, cappuccini o sacerdoti diocesani. Poiché tutti i reati denunciati sono ormai prescritti o non sono stati oggetto di denuncia penale nei tempi previsti, il caso è stato chiuso». Le persone falsamente accusate, però, per l'opinione pubblica sono comunque colpevoli.
A differenza del diritto canonico, dove le garanzie procedurali sembrano aver ceduto il passo alla volontà di assecondare i media, spesso distruggendo persone e comunità senza un giusto processo, gli Stati di diritto si fondano su principi basilari e sul rispetto dei diritti umani fondamentali. La morte di un accusato, ad esempio, dovrebbe porre fine a qualsiasi speculazione sulla sua vita.
Anche la prescrizione è un principio giuridico essenziale: non solo tutela dalla persecuzione indefinita, ma garantisce che i processi si svolgano quando la persona è consapevole di aver commesso quel reato, la memoria nelle presunte vittime è ancora fresca e le prove sono attendibili. È importante sottolineare che né la prescrizione né la morte degli accusati consentono la celebrazione di un processo: ciò significa che non vi è alcuna possibilità né di difendersi né di affrontare un dibattimento dove le accuse possano essere verificate nella loro fondatezza. Di conseguenza, in assenza di un processo e di prove accertate, non si può parlare di "abusi commessi", ma soltanto di accuse false e pretestuose.

L’indagine vaticana
Alla fine di giugno 2023, la Santa Sede ha incaricato S.E.R. Mons. Joseph Bonnemain, vescovo di Coira, di condurre un’indagine previa su alcuni membri della Conferenza Episcopale Svizzera.
L’indagine ha riguardato S.E.R. Mons. Charles Morerod, O.P.,vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo; S.E.R. Mons. Alain de Raemy, amministratore apostolico della Diocesi di Lugano; S.E.R. Mons. Jean-Marie Lovey, C.R.B., vescovo di Sion; e il Reverendissimo Padre Jean César Scarcella, C.R.A., abate ordinario di St-Maurice. I vescovi sono stati accusati di aver gestito in modo inadeguato casi di abuso, mentre l’Abate Scarcella è stato accusato di aver commesso personalmente abusi sessuali.
Oggi, infatti, non è più sufficiente non aver commesso abusi: anche chi non si è accorto che gli abusi venivano commessi lontano dal suo episcopio può finire sotto inchiesta, seguendo logiche che ricordano i regimi totalitari. Ci sarebbe qui da affrontare il tema della responsabilità dei padroni e committenti che spesso viene contestata all’autorità ecclesiastica, concetto che in ambito civile italiano è regolato dall’articolo 2049 del Codice Civile, ma che non può trovare accoglimento in ambito ecclesiastico. Lo faremo in un'altra sede. Il vescovo, infatti, non è un datore di lavoro del presbitero e non può controllare ogni aspetto della vita privata dei sacerdoti disseminati nelle più remote canoniche della diocesi.
S.E.R. Mons. Bonnemain, assistito da alcuni collaboratori, ha condotto interrogatori e analizzato documenti d’archivio, trasmettendo i risultati al Dicastero per i Vescovi all’inizio del 2024. Nulla è emerso.
«Da questa indagine, attentamente esaminata dal Dicastero con l’aiuto di esperti autorevoli, non sono emerse prove di reati punibili, insabbiamenti, negligenze o errori tali da giustificare un procedimento penale canonico. Tuttavia, il comportamento rilevato non è stato ritenuto corretto e si è constatato che le procedure previste dal diritto canonico non sono state seguite con sufficiente attenzione. Per queste irregolarità formali, il Dicastero per i Vescovi ha emesso delle riprensioni canoniche, esortando i vescovi coinvolti e l’intero episcopato svizzero a un futuro più scrupoloso nella gestione dei casi di abuso, applicando con rigore le norme canoniche in materia di indagini»,ha dichiarato il Dicastero.
Il Dicastero ha anche ribadito un principio essenziale: «La grave responsabilità dei vescovi nella trattazione delle segnalazioni di abusi o insabbiamenti deve sempre rispettare i principi fondamentali del diritto, come la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, la tutela integrale di tutte le persone coinvolte — in particolare delle vittime —, la prudenza nelle comunicazioni sui casi in esame e l'attenta valutazione dell’adozione di misure cautelari in presenza di una verosimiglianza dei fatti».
Per quanto riguarda le gravi accuse contro Padre Scarcella, il Dicastero ha infine riconosciuto che «non ci sono prove di abusi o molestie». Tuttavia, seguendo un approccio ormai consolidato nei Dicasteri vaticani, si sono levate osservazioni sulla presunta “imprudenza” nei “rapporti interpersonali”. Sembra ormai che, mentre nei confronti dei laici si eviti ogni forma di moralismo, ai chierici venga richiesto un livello di circospezione tale da renderli sospettosi e diffidenti verso tutto e tutti. Se poi questi ultimi adottano un atteggiamento distaccato per evitare rischi, vengono accusati di essere poco pastorali e di perpetuare un clericalismo rigido.
Qui è possibile leggere la lettera indirizzata a S.E.R. Mons. Charles Morerod che lo stesso vescovo ha pubblicato. Certo, c’è da chiedersi come mai il vescovo omette il nome della persona che ha accusato e non il nome del sacerdote accusato, tenendo in considerazione anche il fatto che quelle accuse erano delle vere e proprie calunnie. Ancora una volta siamo di fronte all’ipocrisia clericale.
L'abbazia di St. Maurice
Allo stesso tempo, il 28 novembre 2023, la Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto che «Il Santo Padre ha nominato Amministratore Apostolico sede plena et ad nutum Sanctae Sedis dell’Abbazia territoriale di Saint Maurice (Svizzera) il Rev.do P. Jean-Michel Girard, C.R.B., Preposito Generale emerito dei Canonici Regolari della Congregazione Ospitaliera del Gran San Bernardo».
In modo del tutto illegittimo, è stato nominato un Amministratore piuttosto che supportare l'abate in carica, Padre Jean César Scarcella, C.R.A., e invitarlo a non abbandonare il governo della comunità se non dopo una sentenza di condanna passata in giudicato. Dopo diciassette mesi, nei quali chiaramente le comunità è stata scossa da questo clima, finalmente l'ordinario riprende la guida della propria comunità. A riferirlo è la stessa abbazia con un comunicato: «Jean Scarcella ha ripreso le sue funzioni la prima domenica di Quaresima. Si era temporaneamente fatto da parte per permettere che l’indagine canonica a suo carico si svolgesse in condizioni serene.
Su invito del Prefetto del Dicastero per i Vescovi, il Cardinale Robert Francis Prevost, l’Abate Jean Scarcella e l’Amministratore Apostolico Jean-Michel Girard si sono recati in Vaticano il 13 febbraio 2025. In quell’occasione, il Cardinale ha dato il suo consenso affinché l’Abate Jean riprendesse il suo incarico e affinché terminasse il mandato dell’Amministratore. La lettera del Dicastero del 6 marzo 2025, trasmessa all’interessato dal Nunzio Apostolico, afferma infatti che: «Tenendo conto dell’archiviazione delle indagini condotte dall’Autorità giudiziaria competente, il Dicastero le concede il ‘nulla osta’ per riprendere le sue funzioni di Abate Ordinario.» All’annuncio della lettera della Santa Sede, Padre Jean Scarcella ha dichiarato: «Accolgo con serenità la fiducia della Santa Sede, che mi ha concesso l’autorizzazione a riprendere il mio incarico di Abate, e ringrazio la mia comunità per il suo sostegno incrollabile. Chiedo ai fedeli del Territorio abbaziale di comprendere quanto io sia addolorato per essere stato oggetto di un procedimento che potrebbe aver suscitato dubbi e sospetti. Spero che la dinamica del Giubileo della Speranza, che celebriamo con la Chiesa universale, ci aiuti a mantenere l’unità della nostra Chiesa locale, fondata sulla nostra comune fede in Gesù Cristo, vincitore della morte».
Ancora una volta c'è da chiedersi come mai la Santa Sede non tutela la buona fama dei sacerdoti e dei vescovi da quelle che sono accuse strumentali e gettano ombra sull'operato delle singole persone e della Chiesa. Possibile che nessuno capisca che queste azioni danneggiano anche coloro che realmente, nella Chiesa e nella società, sono vittime di abusi?
p.L.A.
Silere non possum