L’esilio dei dissidenti
Da mesi in comunità vengono perpetrate violenze psicologiche e vengono mosse accuse. Durante i capitoli, addirittura gli ultimi arrivati accusano i più anziani per poter apparire agli occhi del priore.
Luciano all’inizio del mio noviziato pregava nell’orazione perchè i fratelli non mi fossero di scandalo. Come posso avere fiducia in quei fratelli che durante il giorno fanno i simpaticoni e poi passano notizie all’esterno?
La novizia parla anche di uomini e donne “con le palle”. Sposare la verità ed essere così liberi da affermarla senza paura significa essere uomini con le palle, come li chiama lei. Forse a Bose qualche maestra delle novizie dovrebbe far leggere qualche passo del Vangelo e sopratutto le regole del bon ton.
Qualche fariseo poi si è stracciato le vesti perché questo blog ha pubblicato la verità, altri hanno sparato sentenze additando i propri fratelli come dei “traditori”. L’economo della comunità, il quale ha falsificato lo statuto per ottenere denaro al fine di finanziare i convegni ortodossi, è convinto che i monaci “debbano dimostrare di non aver commesso” determinati fatti. Forse bisognerebbe spiegare a Guido Dotti l’articolo 27 della Costituzione e l’articolo 6 della Convenzione Edu. Ci mettiamo a completa disposizione per poter impartire delle lezioni gratuite.
In questo clima, il priore e i suoi seguaci, hanno deciso di esiliare coloro che all’interno dei consigli parlavano di “riconciliazione, sanare le fratture e portare ad una reintegrazione degli allontanati”. Consigli ai quali partecipò anche il delegato pontificio e che, a sorpresa, era l’unico che riteneva superfluo parlare di questa possibilità, la quale poteva “anche non verificarsi”. Cencini, il quale sarebbe dovuto andare a Bose per trovare una soluzione nell’ottica cristiana del perdono, è divenuto invece colui che ha portato divisione e malcontento.
Dopo la provvisoria chiusura che aveva disposto lo stesso delegato, facendo credere a tutti che Bianchi avesse accettato le sue disposizioni disumane, ora la fraternità di Cellole di San Gemignano torna a prendere vita. Resta l’infausto compito per quella realtà: ospitare i monaci dissidenti. Il sabato precedente alla Domenica delle Palme i monaci hanno partecipato ad un consiglio alla presenza di Cencini. In quella occasione è stato deciso l’esilio dei monaci che avevano dato la disponibilità per andare con Bianchi.
Degli undici monaci che diedero inizialmente la loro disponibilità, solo in quattro hanno accettato di andare a Cellole, esasperati dal clima irrespirabile all’interno della comunità. A loro, il priore e il consiglio dei professi, hanno promesso di dare autonomia e renderli così una fraternità indipendente da Bose entro sei mesi.
“Se si vuole arrivare a proporre qualcosa di positivo occorre che facciamo verità” ha detto il delegato pontificio. Bisogna chiedersi quale idea di verità ha Cencini, visto che tutti i suoi interventi sono stati caratterizzati da bugie e menzogne che prontamente abbiamo smentito. A partire dalla falsa informazione trasmessa ai media ovvero che Bianchi accettò le sue condizioni disumane, salvo poi asserire che quel consenso non fu mai dato per iscritto.
Il comodato d’uso a Cellole
I quattro monaci si sono recati a Cellole di San Gemignano, diocesi di Volterra. In quella Pieve avrebbe dovuto recarsi Bianchi a seguito del decreto del delegato pontificio del gennaio 2021. Bianchi non accettò mai le imposizioni di Cencini perché le ritenne “disumane”.