La Chiesa del Canada sta da tempo affrontando numerosi attacchi alla propria libertà ed anche per quanto riguarda la delicata questione degli abusi non le viene risparmiato alcunché. All'inizio di questo anno il cardinale arcivescovo di Québec è stato accusato da una donna di aver commesso abusi su di lei. Inizialmente i giornali parlavano di veri e propri atti sessuali, successivamente hanno corretto il tiro affermando che questa signora (al tempo 17 enne) sarebbe stata "solo" toccata. 

Siamo abituati a questo modus agendi e per questo motivo vogliamo spiegare cosa è accaduto per offrire un esempio tipico di questi casi che sono palesemente falsi ma strumentalizzati anche dalla stampa per colpire la Chiesa Cattolica. In queste ore molti membri del Sacro Collegio hanno detto: "La Sala Stampa della Santa Sede ha emesso un comunicato ma non si capisce né quali fossero le accuse, né cosa è accaduto...nulla". In effetti la stampa non riesce mai ad offrire un articolo che risponda con chiarezza alle 5 domande fondamentali. L'unica cosa che emerge da questi articoletti è che un cardinale è stato accusato di abusi ed oggi l'indagine commissionata dal Papa riferisce che non c'è materiale utile ad avviare il processo canonico. In questo modo ci sarà chi continuerà a pensare che la Chiesa copre gli abusatori e chi continuerà a pensare che queste sono tutte accuse strumentali. Ma cosa è accaduto in Canada? È importante capirlo per osservare come questi casi vengono trattati, sia dai tribunali statali sia dalla stampa. 



Cosa prevede il Codice? 

Prima di entrare nel merito, però, è bene fare un po' di chiarezza anche sulla procedura. Per poter avviare un processo canonico sono necessari dei presupposti. Allo stesso modo funziona nel tribunale statale, queste si chiamano "condizioni di procedibilità". Nella Repubblica italiana, ad esempio, è necessario che la notizia di reato venga comunicata all'Autorità Giudiziaria. Per alcuni reati è sufficiente che l'AG ne venga a conoscenza, per altri è necessaria la querela della persona offesa. 

Il canone 1717 - §1 del Codice di Diritto Canonico prevede che: «Ogniqualvolta l'Ordinario abbia notizia, almeno probabile, di un delitto, indaghi con prudenza, personalmente o tramite persona idonea, sui fatti, le circostanze e sull'imputabilità, a meno che questa investigazione non sembri assolutamente superflua». Questa si chiama indagine previa. In questo caso, essendo accusato lo stesso arcivescovo, avrebbe dovuto condurre l'indagine il metropolita. Essendo, però, coinvolto proprio il metropolita l'indagine sarebbe stata competenza del più anziano vescovo della metropolia, in questo caso S.E.R. Mons. René Guay, vescovo di Chicoutimi. Nel caso concreto sembra che sia stato applicato l'articolo 12 del Motu Proprio VELM.  Non è chiaro perchè il Papa abbia ritenuto di non affidare l'indagine a Mons. Guay ma è certamente assurdo affidare questo incarico ad un giudice laico della corte statale del Quebec che non ha alcuna competenza canonistica.

Accuse all'Arcivescovo di Québec

Nei mesi scorsi il cardinale Gérald Cyprien Lacroix, Arcivescovo di Québec, è stato accusato (in modo anonimo) di aver commesso abusi sessuali ai danni di una donna (al tempo 17 enne) durante un seminario o un incontro sulla Bibbia svoltosi nel 1987. Trentasette anni fa. In quale Stato di diritto, se l'accusa non fosse mossa ai danni della Chiesa Cattolica, si procede per dei presunti reati commessi 37 anni prima? Anche se fosse, la prescrizione è un traguardo che le società di diritto dovrebbero aver raggiunto. 

Ma guardiamo a come si è sviluppato questo processo. Il 21 agosto 2020, due persone hanno chiesto alla Corte Superiore del Québec l'autorizzazione ad intentare un'azione collettiva contro l'Arcidiocesi di Québec per conto di soggetti che avrebbero subito violenze sessuali da parte di sacerdoti, laici con incarichi diocesani e volontari dal 1° gennaio 1940 ad oggi. Dal 1940 ad oggi, sia chiaro. Nel clima di completa follia che stiamo vivendo, non solo in Italia evidentemente, il 19 maggio 2022 la Corte canadese ha accolto la richiesta di autorizzazione a promuovere un'azione collettiva.
Il 16 agosto 2022 è stato depositato un elenco anonimo di "persone abusate", contenente 101 richiedenti. Il 1° dicembre 2022, i richiedenti sono divenuti 134. L'elenco è stato nuovamente modificato il 25 gennaio 2024 e il numero di richiedenti è salito a 147.

Solo il 25 gennaio 2024 emerge il nome del cardinale arcivescovo Lacroix. Ricordiamo, quindi, che tutti sono anonimi e i loro nomi non vengono resi noti. Il lasso di tempo è dal 1940 ad oggi e nei mesi i ricorrenti sono aumentati a dismisura. Come più volte Silere non possum ha sottolineato, queste cause collettive vengono avviate con il solo fine di estorcere denaro ad una istituzione come la Chiesa Cattolica. Non dimentichiamo, peraltro, che nei mesi scorsi si sono rivelate infondate tutte le accuse mosse alla Chiesa Cattolica anche da parte degli indigeni. Addirittura il Papa andò in Canada a chiedere scusa ed oggi si scopre che non avevamo alcuna responsabilità. Con questo modus agendi stiamo distruggendo l'immagine della Chiesa e dei suoi ministri. Si tratta di una vera e propria campagna volta a far perdere di credibilità a quella realtà che, istituita da Cristo Gesù, è ancora l'unica che promuove la famiglia e difende la vita. 

Come ha evidenziato l'incaricato dal Papa nel suo report: “L'elenco anonimo dei ricorrenti contiene informazioni frammentarie sui fatti e sulle circostanze degli atti di cui gli imputati sono stati accusati".

Svolgimento dell'indagine

Andrè Denis ha scritto al porporato e alla presunta vittima. Il cardinale ha offerto la sua collaborazione mettendo a disposizione anche la documentazione della arcidiocesi. La presunta vittima, invece, ha fatto rispondere al suo avvocato dicendo di non voler fornire alcun elemento a supporto dell'indagine e ha negato la possibilità di prendere parte ad alcuna audizione. Questo avviene molto spesso nei casi (purtroppo molto numerosi) nei quali le accuse sono false e le persone si aggiungono ad un gruppo solo per poter prendere soldi alla Chiesa Cattolica e far scoppiare il caso mediatico ai danni di un prete o un vescovo. Del resto, lo sappiamo, la stampa è sempre abile a informare circa le accuse ma non fa lo stesso quando ci sono assoluzioni. 

La signora si è anche rifiutata di fornire copia della domanda che ha presentato in tribunale nella quale accusava il cardinale arcivescovo. In un momento storico come quello attuale nel quale la giustizia ecclesiastica viene accusata di non fornire documenti agli Stati, è curioso vedere come queste persone non collaborino alle indagini canoniche che vengono avviate. È forse il caso di porsi qualche domanda, soprattutto per quei casi in cui addirittura sospendiamo il giudizio canonico in attesa della pronuncia civile. Dov'è la nostra autonomia? Dov'è la ricerca della Verità? 

Lacroix è il bersaglio perfetto per chi ha l'intento di gettare discredito sulla Chiesa Cattolica in Canada. Arcivescovo, creato cardinale da Papa Francesco, il 6 agosto 2020 è divenuto anche membro del Consiglio per l'economia e il 7 marzo 2023 è stato scelto quale membro del consiglio dei nove cardinali che consiglia il Papa. 

Neppure un mese dopo l'iscrizione del cardinale nella class action, quindi, Papa Francesco, l'8 febbraio 2024, si è rivolto ad un laico, ex giudice della Corte del Québec, per condurre una indagine canonica sul cardinale arcivescovo. Si tratta della prima volta nella storia, un laico che viene incaricato di indagare su un cardinale di Santa Romana Chiesa. Come di consueto, poi, Francesco sceglie una persona che non ha alcuna competenza nell'ambito del diritto canonico.

Il 6 maggio 2024 Andrè Denis ha inviato a Papa Francesco un rapporto di 66 pagine sull'indagine effettuata. Il Papa aveva chiesto di indagare “su un'accusa resa pubblica il 25 gennaio su Sua Eminenza il Cardinale Gérald Cyprien Lacroix, Arcivescovo di Québec, nel particolare contesto di una class action in Québec”. L'indagine doveva concentrarsi “sui fatti, le circostanze e l'imputabilità del presunto delitto (...) e che gli venisse offerto un rapporto dettagliato sull'indagine compiuta e le conclusioni”.

Come emerge dal resoconto presentato al Sommo Pontefice: “Il cardinale Lacroix non ha condotto o partecipato ad alcun incontro o seminario sulla Bibbia nel 1987 e nel 1988" ed è bene sottolineare che non era neppure stato ordinato sacerdote. Lacroix ha ricevuto la sacra ordinazione presbiterale l'8 ottobre 1988.

Alcune considerazioni

C'è da sottolineare un aspetto non poco importante. Se guardiamo a questi fatti, i quali purtroppo ricordano numerosi casi sparsi per il mondo, dobbiamo tristemente riconoscere che a motivo di una accusa palesemente falsa è comunque stata scandagliata la vita di un cardinale di Santa Romana Chiesa dal suo ingresso in seminario sino ad oggi. Gli archivi sono stati aperti e si è analizzato tutto. Questo è normale? Assolutamente no. Quando viene rivolta una accusa nei confronti di una persona, che sia un laico, un prete o un cardinale, è necessario che vi siano sufficienti prove a sostenere questa accusa. Non si possono ricercare le prove a seguito di una sola dichiarazione di una persona. Quando noi presentiamo una denuncia all'autorità giudiziaria dobbiamo almeno soddisfare alcuni requisiti. Non posso dire una cosa senza provarla e poi pretendere che le prove le trovino gli altri. Questo è assurdo, contrario a qualunque principio di non colpevolezza. In questo modo non faremo altro che promuovere un sistema di caccia alle streghe. Se è sufficiente la mia parola contro un soggetto X, allora basterà che rivolgerò questa accusa ai danni di tutti coloro che mi stanno antipatici per farli dimettere, vedere la loro vita completamente scandagliata e analizzata da chicchessia e poi, nel caso, dire che non era vero. 

In questo caso, ma non è il solo, parliamo di un cardinale di Santa Romana Chiesa (in generale un essere umano, forse lo dimentichiamo spesso) accusato di reati (delitti in ambito canonico) che ledono anche la sua immagine ma: 

1. Afferma di non averli mai commessi e nessuno prova il contrario. 

2. Non è a conoscenza di chi lo accusa e perchè. 

Si può dar credito a delle accuse anonime? Non è assolutamente possibile. Questa sorta di puritanesimo nel quale ci stiamo rifugiando non farà altro che farci implodere. Inoltre, non meno importante, è grave accettare che un pastore sia costretto (o scelga volontariamente, come in questo caso) alle dimissioni ancor prima che venga provata la sua colpevolezza. Dimentichiamo spesso che abbiamo degli obblighi nei confronti del Popolo di Dio e non possiamo lasciare il governo di una diocesi per delle accuse false e tendenziose. In questo modo anche le diocesi sono a serio rischio e come Chiesa non possiamo permettere questo.