Tommaso d’Aquino affermava: «finis iuris canonici tendit in quietem Ecclesiæ et salutem animarum». Anche San Giovanni Paolo II inserì questo principio - il quale è ispiratore dell’ordinamento canonico - come ultimo canone del Codex. Eppure, troppo spesso, rischiamo di dimenticarcene. Se nel passato siamo stati noi - Chiesa Cattolica - ad insegnare alla barbara società che il fine della pena deve essere quello riabilitativo, oggi abbiamo completamente cambiato rotta e continuiamo a seguire i forcaioli (spesso laici, ma non sempre) che gridano: "al rogo!"

Anche nella vicenda che riguarda un ordinando presbitero al quale è stata - al momento - negata l'ordinazione presbiterale, si sono lette le cose più disparate. Anzi, disperate, oserei dire. C'è chi, addirittura, ha parlato di scomunica. Senza aver visto quanto si trova per il Dicastero per la Dottrina della Fede, però, queste affermazioni sono diffamatorie e calunniose. 

Ciò che questo chierico ha commesso è molto grave. Si tratta di un delitto contro i sacramenti, nello specifico parliamo di quanto previsto e punito dal canone 1379, il quale recita: «Incorre nella pena latae sententiae dell’interdetto, o, se chierico, anche della sospensione: 1º chi non elevato all’ordine sacerdotale attenta l’azione liturgica del Sacrificio eucaristico;
2º chi, al di fuori del caso di cui nel can. 1384, non potendo dare validamente l’assoluzione sacramentale, tenta d’impartirla oppure ascolta la confessione sacramentale.

§ 2. Nei casi di cui nel § 1, a seconda della gravità del delitto, possono essere aggiunte altre pene, non esclusa la scomunica». 

La scomunica, pertanto, può essere una pena accessoria ma non è  latae sententiae, pertanto non è "automatica" e, soprattutto, non è riservata. Si tratta di atti gravi, in particolare modo se è stato commesso da un chierico (in questo caso insignito del primo grado dell'ordine sacro). Detto questo, però, è doveroso perseguire sempre la Verità e bisogna chiarire che questa vicenda non "esce allo scoperto" per un passionale e lodevole amore alla Santissima Eucarestia da parte di chierici e laici della diocesi in questione. Si tratta di una vicenda che viene resa nota al fine di colpire, ferire e annientare una Chiesa e delle persone che sono già stata individuate - da diverso tempo - quali "nemici" di una "cricca locale". I presbiteri sanno di cosa stiamo parlando. La nostra quotidianità è costellata di queste dinamiche perverse che addolorano e segnano la Chiesa con ferite profonde. La Chiesa e le persone. In questo caso si tratta di una volontà chiara: impedire l'ordinazione di un ragazzo al quale qualcuno vuole rovinare la vita. Poi, scavando, si scopre che ci sono addirittura collegamenti. Non si vuole colpire solo il ragazzo ma anche il suo parroco. In ultimo, ovviamente, c'è chi ora chiede la testa del vescovo.

Un vescovo che è criticabile per molteplici motivi, in modo particolare per quanto riguarda il suo agire contro le realtà monastiche che vede come nemiche, ma il quale non è tenuto a rispondere alle scriteriate considerazioni di laici repressi. Nelle settimane scorse - il giorno stesso in cui è stata resa nota la data dell'ordinazione presbiterale - a Silere non possum si sono rivolti diversi ragazzetti che sono stati cacciati dal seminario o al quale è stato interdetto l'accesso allo stesso. Queste persone - le quali sono immediatamente riconoscibili anche dai modi con i quali fanno le loro "correzioni fraterne" - avevano il chiaro fine di far pubblicare a questo portale di informazione - che come noto è molto letto in tutto il mondo ma in particolare dentro le sacre mura - queste considerazioni diffamatorie al fine di "bloccare l'ordinazione del candidato". Considerazioni di questo tipo sono veramente preoccupanti e non spettano ai laici. Questa cosa dovrebbe essere ben chiara. Lo affermava lo stesso San Paolo VI - pontefice che abbiamo fatto soffrire con voluta cattiveria e che non abbiamo mai apprezzato a sufficienza - in questo video. 

Nel video pubblicato oggi parliamo delle lettere anonime, delle accuse infondate e di una dinamica che ci sta portando a calpestare la vita delle persone e danneggiare la Chiesa stessa. Se al catarismo si oppose San Domenico fondando l'ordine domenicano, oggi auspichiamo possa sorgere qualche santo che inizi a difendere il sacro ministero e allo stesso tempo ricordi alla Chiesa di Dio che è santa per vocazione ma è composta da peccatori. L'ammissione al seminario, l'ordinazione presbiterale o episcopale, quindi, non può essere intesa come un premio per coloro che sono i più puri - o forse sarebbe meglio dire "per coloro che riescono a mostrare di essere i più puri"- ma una Grazia che il Signore concede a coloro che sono peccatori. Diversamente, potremmo certamente parlare di clericalismo elettivo. Se continuiamo di questo passo, continuando a negare l'umanità del prete e la sua fallibilità, arriveremo ad un punto di non ritorno. Secondo questi criteri, infatti, San Pietro non avrebbe potuto essere Papa. San'Agostino non sarebbe stato ordinato vescovo (neppure prete) e San Luigi Gonzaga sarebbe stato cacciato dal noviziato dei gesuiti con l'accusa di essere "troppo pio, legato ai pizzi e ai merletti".